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MONI-MUNTI POUCLKTKI

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La testa è ancora vicinissima allo stile del maestro, ma
vi appare già l'espressione patetica che vedremo ac-
centuarsi nel Narcisso e nelle opere collegate (J) e il
trattamento della musculatura è delicato, con scarso
risalto, senza la gagliarda durezza caratteristica delle
opere sicuro di Policleto : questo fatto è particolar-
mente evidente nei muscoli del torace, nell'arcata cru-
rale e nelle articolazioni delle ginocchia.

Il più schietto carattere polieleteo risplende invece
nell'atleta Westmacott (fig. 31). Di fronte ad esso non
vi è più nessun dubbio (2): la testa delicata,, ma severa,,
la muscolatura fortemente sentii ;) e resa con piani quasi
taglienti e, coinè avremo occasione di lumeggiare me-
glio in seguito, l'armonia e l'euritmia della, composi-
zione, ci assicurano che siamo davanti a un'opera del
maestro stesso. Vedremo più avanti se altri argomenti
concorrano a convalidare l'attribuzione.

Chiarita la posizione di queste tre opere, il giudizio
sulle altre è più facile.

Dall'efebo di Dresda vediamo rampollare l'efebo
di Boston, il Narcisso, nei quali l'elemento patetico
si va sempre più accentuando e le torme si modificano
in procedimenti più evoluti e con motivi di composi-
zione (8), che, se hanno il loro primo spunto in opere
sicure di Policleto, accennano già a predilezioni del
secolo successivo.

Dal discoforo discende l'Idolino con ponderazione
mutata e con proporzioni notevolmente alleggerite ;
dal doriforo, o da altra figura consimile, il bronzo
di Virunum (4).

Invece nulla hanno a che vedere con Policleto altre
due opere che pure sono state spesso raccostate a quelle
ora ricordate : il Panisco di Leida (5) e l'atleta 101 del

f1) Questo carattere è specialmente accentuato nella bellis-
sima testa Barracco, n. 110: Helbig-Barracco, Coli. B. tav. 4(>
e p. 39; Helbig, Fuhrer, I3. n. 1112, p. 620, ma non manca anche
in quella (li Dresda sebbene molto più metallica.

(2) Pochi hanno negato l'attribuzione a Policleto. Fra questi,
come si è già detto: E. A. Gardner, in Janni, ofhell. SI. XXXI
(1911), p. 27: Boulanger, in Reo. Areh. 1913. T. p. 224 sg.

(■') Per esempio il motivo del braccio puntato contro il pila-
strino nel Narcisso.

(4) A. Kalkmann, Prop. des Oesiàhts, 53 beri. Winckel-
mannsprogr. 1R93, p. 55, collocava tutte queste opere prima di
Policleto in base all'evoluzione del sistema di proporzioni del
viso, che egli credeva di poter stabilire, ma tale evoluzione era
puramente fittizia e credo che oramai nessun archeologo la ri-
tenga attendibile.

(6) Furtwangler, Meistemerke, p. 480 sgg. e fìg. 83 a p. 481 ;
Br. Br. 47 (esemplare di Cerdone).

Braccio Nuovo (*). Il Panisco di Leida, per quanto
nel motivo ricordi il doriforo, è attico nell'espressione
e in ogni dettaglio delle forme e soprattutto della testa..
L'atleta 101 del Braccio Nuovo (fig. 32) non è una co-
pia da originale del V° sec. ma un mediocre rifacimento
romano. La testa è certo ispirata al doriforo, ma la
larga ciocca che partendo dalle tempie va verso gli
orecchi, il ciuffetto di capelli davanti agli orecchi for-
mato da una sola ciocca, i riccioli a chiocciola dietro
gli orecchi, sono particolari che tradiscono l'imitatore
inesperto dello stile di Policleto, ed escludono che la
statua derivi da un originale suo o della sua scuola.
Anche il corpo, alquanto sgraziato, mostra come non
si possa variare impunemente il sistema di proporzioni
delle figure policletee.

* *

All'elenco delle repliche dell'atleta Westmacott pub-
blicato dal Mahler (2), occorre aggiungere un torso
del Museo delle Terme (3), lavoro corrente, un torso
inedito del Palatino (fig. 33), di buon lavoro, ma
molto guasto cosicché solo il dorso si presta all'esame
e ad un giudizio (*), una copia greca in bronzo, molto
rovinata, esistente nel Museo di Costantinopoli (B), e,
ancora, una magnifica testa, trovata ad Apollonia nel-
l'Epiro, oia al British Museum (6) che, pur essendo
abbastanza fedele, mostra una certa originalità, cosi
da doverla ritenere più imitazione che copia vera e
propria.

Notevolissimo poi è il frammento di testa già segna-

(J) Àmelung, Vatikan-Katalog, 1. p. Itti. n. 101. tavv. 16, 17
ivi letteratura anteriore; llelbig. Fiihrrr. P. p. 25, n. 32: Ame-
lung, in beri, phihl. Woehemehr. 1902, p. 274.

(2) Mahler. Polyklet, p. 44 sg.

(3) R. Paribeni, Guida Mus. Va?., Roma, 1920, n. 493.
p. 156; Ileblig, Fiihrrr. Il:>. n. 1371. p. 161 : Fot. Anderson. 2039.

(4) È conservato nei cosidetti Grottoni Xusiner. La parte
conservata misura in altezza in. 0,70. .Marmo greco, probabil-
mente pentelico. Sono perduti : la testa con parte del collo, le
braccia e la spalla destra, le gambe meno parte della coscia sin.
Il torso, meno la natiche, è abbastanza ben conservato, la parte
anteriore è invece molto guasta. Sulla superficie una bella patina
con fitta rete di tracce di radici.

(■"') Ricorda!:! d:i II. Brising, linnges elassiques, Stoccolma,
1913, p. 207 nula. Xml ne conosco nessuna riproduzione e quindi
non posso ciuil rullare 1'identificazione.

(6) E. A. Gardner, in Journ. ofhell St. XXXI (1911), p. 21-30
con due tavole.
 
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