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itÒN I *MENT f POLÌCLETEÌ

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zione incisa sulla baso della statua e ehe riinio ha
frainteso e mutato nel nome di un altro artista.

« La contemporaneità delle quattro amazzoni e quindi
la gara materiale fra i quattro artisti non è ammissibile ».

11 racconto dovette sembrare poco persuasivo allo
stesso Plinio se ritenne necessario l'inciso giustificativo
«quamquam diversis aetatibus geniti». Non che quanto
conosciamo della cronologia di questi artisti ne escluda
la possibilità: un lavoro in collaborazione sarebbe
possibilissimo per Fidia, ("resila e Poticicto intorno
al 440 i1) e forse probabile anche per Fradmone (z), ma
ad ammetterlo si oppongono i caratteri stilistici delle
quattro statue.

Per quanto nel giudicarti di cronologia relativa fra
opere di maestri o, più ancora, di scuole diverse, non
si debba mai dimenticare che nel succedersi delle ge-
nerazioni artistiche vecchie abitudini stilistiche possono
aver perdurato anche a lungo accanto a maniere più
recenti, la distanza fra il tipo capitolino e il berlinese
è troppo grande per essere spiegata con l'essere l'ima
opera di un maestro anziano, l'altra di un maestro
giovane (3). Il panneggio del tipo capitolino, nel man-
tello e più nel chitonisco, conserva numerosi tratti
propri dell'arcaismo maturo. Confronti stringenti sono
dati dalla cosidetta Penelope del Vaticano (*), dall'Ata-
lante della Galleria dei Candelabri (5), dal torso di fan-
ciulla corridrice del Museo di Berlino (a) e dall'Athena

P) Intorno al 440 Imito Fidia, quanto Cresila erano in at-
tività ad Atene, l'uno per la Parthenos, l'altro per la statua di
Pericle. Per la cronologia ili Policleto vedi col. 649 sgg.

(2) Di questo è sicura soltanto Vdx/urf data da Plinio. N.H.
XXXIV, 49 e cioè 1'01.90= 420-417 come per Policleto. Contro il
tentativo del Mahler, Polyklet, p. 10] sg. ili collocare Fradmone
nel IV sec. vedasi Amelung in beri, /iliilol. W'urhonxrhr. 1902.
p. 277.

(3) L'articolo ifi più volte citàto di Fr. Noack in Jahrbuch
XXX (1916), p. 131 sgg., basato in gran parte sull'esame del
panneggio dei tipi Capitolino, Berlinese, .Malici, a parie i risul-
tati cui giunge, inelle appunto in giusto rilievo le grandi ililie-
renze nel modo di trattare il panneggio, che si notano in tali
staine. L'argomento è stalo ripreso ultimamente, giungendo a
diversi risultali, da M. Bieber, in Jahrbuch, XXXIII (1918),
p. 49 sgg.

(4) Amahing, vaticanischen Museum, I..1903, n. 465, p. (115 sgg.;
Helbig, Fuhrer, I8, n. 89, p. 55 sgg. ; Winter, K. in B. 236, 2.

(6) Helbig, Fuhrer I3, n. 364, p. 234 sgg. ; Bulle, ti. neh. 17..
col. 304 e tav. 1-42; Br. Br. tav. 621. Questo confronto venne
fatto già dal Bulle, d. seti. M., p. 308 ed accolto anche dal Noack,
op. cit., p. 161.

(6) Beschreibungd. ant. Skulpt., n. 229, p. 101, Kekule, die
griechische Skulptur, Berlino, 1907, p. 138.

Giustiniani (x). Tale aspetto è accentuato dalla sem-
plicità rettilinea dell'orlo inferiore del chitonisco. In
ciò si è voluto vedere, anziché un indizio cronologico,
una dipendenza dalla scuola peloponnesiaca (2), ma,
a parte che le opero sopra ricordate non sono tutte
riferibili alla scuola peloponnesiaca (3)^ è notorio che
il eosidetto stile peloponnesiaco, nel periodo di tran-
sizione fra il 480 e il 460, si è diffuso in gran parte
della Crocia e nella stessa Atene e fu lo stile anche
di Fidia giovane (4).

Nel tipo berlinese troviamo invece motivi di pieghe
molto più vari, pieghe rotte e incrociantisi in ogni senso,
pieghe principali e minute pieghettature secondarie,
che, dove ammassando la stoffa, dove stirandola, ren-
dono il lino leggerci e trasparente. La capitolina è divisa
dalla berlinese non solo dallo st ile di una scuola diversa,
ma da un'intera fase dell'arte, durante la (piale questa
ha saputo trasformare il panneggio da una massa, opaca
e pesante in un velo trasparente e leggerò, che non
nasconde, ma mette in pieno rilievo le forme del corpo.
Nell'amazzone berlinese si può riconoscere, e già più
evoluto, il panneggiare caratteristico del frontone oc-
cidentale del Partenone (B). Con questi risultati con-
corda l'esame delle teste: nella capitolina l'espressione
è ottenuta con la semplice inclinazione e il conseguente
giuoco di ombre, nella berlinese l'artista si serve
già di mezzi espressivi tratti plasticamente dal viso
(col. 771 sg).

Cronologicamente meno evidenti sono le caratteri-
stiche del panneggio nelle altre due amazzoni. Nel
panneggio del tipo Mattei si sono voluti riscon-

(M Amelung, vatieanisehes Museum, 1,1903. n, 114, p. 138 sgg.
e tav. 1S ; Héblig, Fithrrr, P, n. 38, p. 28 sg. Br. Br. tav. 200.
Sulle ■manieri' ili trattare il lino nella scultura ilei V secolo vedi:
Furtwangler, griech. Originalstatuen in Venedig, Monaco. 1878,
p. 284 sg. : Amelung, in Jahrbuch il. Ver. il. Attertumsfr. ini
ìtlii ini., fase. UH, ]). Ilio sgg.

(2) Noack, in Jahrbuch, XXX (1916), p. 169.

(3) l.a Penelope, per il materiale del rilievo vaticano: Ilei-
big, Fuhrer I3, n. 89, p. 65 sgg. fa pensare all'Attica: l'Ai lima
Giustiniani è comunemente riferita alla scuola attica.

(4) Ciò e ammesso anche dal Noack, op. cit., p. 118.

(fl) Questa constatazione non implica, come potrebbe sem-
brare a prima vista, l'attribuzione della Berlinese a Fidia, per-
che Fidia quando lo sfile del Partenone raggiungeva questo
stadio forse era già morto, certo non era più ad Alene. Con la
stretta relazione fra Berlinese e sculture più evolute del Parte-
none concluda all'ingrosso la datazione del Noack, in Jahrbuch,
XXX (1915), p. 175, secondo la quale la berlinese cadrebbe
nell'ultimo quarto del V° sec.
 
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