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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 6.1897

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Savj Lopez, Paolo: Napoli nelle descrizioni dei poeti: le Selve di Stazio
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NAPOLI NOBILISSIMA

Et Capitolinis Quinquennia proxima lustris;
Quid laudem risus, libertatemque Menandri,
Quam Romanus honos et Gratia licentia miscent?
Nec desunt variae circum oblectamina vitae: ,
Sive vaporiferas, blandissima litora, Baias,
Enthea fatidicae seu visere tecta Sibyllae
Duke sit, Iliacoque iugum memorabile remo (i).
Mi sembra inutile continuare l’enumerazione di tanti « ob-
lectamina », poiché di certo questi bastarono a piegare l’anima
innamorata di Claudia. Fra gli altri incanti di un sì lieto sog-
giorno, v’era pure una splendida villa di Rollio su’ colli sorren-
tini; colà Stazio, attirato dalla facondia del placido amico, dalla
grazia giovenile della donna di lui, s’indusse a descrivere le ma-
raviglie del luogo. Ma non basta. Come Dante, morta che fu
Beatrice, si compiaceva della tristezza ond’era involta Firenze
per la nova sventura, così ama Stazio di chiamar partecipe la
cara città nativa de’ suoi propri! sentimenti; ama ch’essa soffra
del suo dolore, si rallegri della sua gioia. Cantando l’epitalamio
per le nozze d’un amico poeta con una bella napoletana, egli
grida : « salga alle stelle la chiara terra nostra, vada orgoglioso
il Sebeto della sua leggiadra figliuola! ». E la consiglia di non
mai preferire al fiumicello che la vide nascere le Naiadi lucrine
negli antri sulfurei, nè gli ozi del pompeiano Sarno (2). Altra
volta dovrebbe la città intera festeggiare la nascita di un fi-
gliuolo di Tulio Menecrate; il terzo figliuolo che insieme con
gli altri dovrà preparare a Napoli un’èra felice, e intanto col
solo venire alla luce
insani solatur damna Vesevi (3).
Nessuna meraviglia adunque che se ne allegrino non Napoli
sola, ma i prossimi porti, Pozzuoli, e il lido di Sorrento caro
al dio del vino. Ma non sempre — ahimè — come ho detto,
suonava l’invito alla gioia. Mortogli il padre, che con l’esempio
gli aveva appreso il « non vulgati loqui », spianandogli il cam-
mino della poesia, egli ne cantò solennemente l’epicedio, dove
l’affetto filiale si perde nel lusso delle imagini e nell’abbondante
ricchezza degli ornamenti retorici; e rivolto alla città che il
padre aveva, novello Omero, illustrata, dice:
Exere semirutos subito de pulvere vultus,
Parthenope, crinemque afflato monte sepulti
Pone super tumulos, et magnis funus alumni,
Si tu stirpe vetus, famaeque obscura iaceres,
Nil gentile tumens, ilio te cive probares
Graiam, atque Euboico maiorum sanguine duci (4).
Versi oscuri, e non belli, intorno a’ quali s’è affaticata e si af-
fatica ancora la critica con ogni maniera di sostituzioni. Ma a
noi basti fermare l’attenzione su quell’accenno che Stazio fa
all’origine greca della città, perchè questa è una nota che so-
vente ricorre nelle Selve, e in ogni tempo s’è prestata alle gen-
tili finzioni dei poeti come un altissimo argomento di onore e
di fama. In ogni tempo, ho detto; e invero se Stazio fu de’

(1) L. Ili, sei. 5.“
(2) L. I, sei. 2.a, v. 260 e segg.
(3) L. IV, sei. 8.a, v. 5.
(4) L. V, sei. 3.% v. 104 e segg.

primi, ultimo è stato un valente poeta dei nostri giorni —
Guido Mazzoni. Le belle strofe di lui varranno a farmi perdo-
nare tanto latino; e proveranno, se pur ve ne fosse bisogno, che
ancora dopo tanti secoli, in tempi così tristamente mutati, l’a¬
nima de’ poeti ama sognare sulle nostre spiagge, e rappresen-
tarne con le grazie dell’arte la divina bellezza.
Qui dal cielo, da’ vigneti, da le spume
spirar sento de l’antica Grecia il nume;
vivon qui le favole.
Dal mio cuore, tristi secoli, fuggite:
mi sorride fuor dal pelago Afrodite,
presso è l’Ade e fumiga (1).
Paolo Savi-Lopbz.

NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Restauri nel Duomo di Canosa.
Il Corriere delle Puglie, a. XI, n. 73, 15 marzo 1897, pubblica una
lunga lettera del Canonico Tesoriere del Duomo di Canosa, sig. Gae-
tano Maddalena, in risposta alle osservazioni fatte dal Bertaux, sui re-
stauri che si vanno compiendo in quel Duomo, nel fase. I di quest’anno
della nostra Rivista. Mancandoci ora il tempo e lo spazio ne parle-
remo nel prossimo fascicolo.
*
I DUE BRONZI DI GlAN BOLOGNA.
I due bronzi che il nostro collaboratore A. Filangieri di Candida
ha illustrato nel numero passato, identificandoli per opere di Gian Bo-
logna, sono stati dalla Direzione del Museo Nazionale fatti collocare
in luogo in cui sono meglio in vista: ossia il Ratto delle Sabine nella
Sala della Scuola Bolognese e il Mercurio nel gran Salone della Scuola
Napoletana.
A proposito di Gian Bologna: si è or ora pubblicato pei tipi del
Zanichelli di Bologna un volumetto di Patrizio Patrizi, il Gigante,
in cui s’illustra con copiosi documenti e notizie la famosa fontana di
Bologna, opera appunto di Gian Bologna, e si pubblicano un ritratto
e notizie biografiche dell’artista.
*
* #
II VIAGGIO DI UN PRELATO A NAPOLI NEL 1725.
Nella Biblioteca Vittorio Emanuele di Roma (mss. gesuitici, 92)
c’è un manoscritto intitolato : Descrizione del Viaggio fatto nel Regno
di Napoli da Mons.r D. Camillo Cybo nell’Anno 1725. È in forma di
relazione diretta ad un amico e « scritta per compiacerlo ». Parecchie
e non ispregevoli notizie vi si contengono intorno al regno e alla
città di Napoli. Ne rileviamo qualcuna. Nel viaggio da Roma a Na-
poli, notizie sul confine (Portella); descrizione di Mola, e di Gaeta e
delle sue fortificazioni; visita al cadavere del Conestabile di Borbone
(ff. 2-8). A Capua, nella Cattedrale, nota sull’altare un quadro del-
V Assunta « del famoso ancor vivente Solimene ». Parla anche dei la-
vori di fortificazione che facevano a Capua gli Austriaci (ff. 8-9). Na-
poli ha 500 m. abitanti. Vi sono 18 conventi di francescani, ig di
domenicani. Numerosa la nobiltà. « La copiosa nobiltà appunto che
in sì bella città fiorisce la rende tanto piena di carrozze che ad un
di presso si calcolano sino a diecimila. Vero è però che rado ha in
queste gran lusso, nè nel seguito dei servidori: disponendo così le

(1) Poesie di Guido Mazzoni, Bologna, Zanichelli, 1891, pag. 109.
 
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