RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
167
LA VIA DI TOLEDO SESSANTANNI FA
11.
Nel fascicolo IX, anno 1896 di questa rivista, pubblicai
un articolo collo stesso titolo, che si legge in capo a que-
sto. Amici e conoscenti, che ricordavano bene quei tempi,
mi fecero osservare che c’erano molte lacune, che io aveva
omesso di menzionare bot-
II Caffè d’Europa avea una stanza nel cortile del vicino
palazzo, nella quale pranzava chi non volea stare alla vi-
sta del pubblico; e qui il Marchese del Vasto avea un posto
riservato, che nessuno osava occupare.
Era un signore originale Don Alfonso D’Avalos, d’A-
quino, d’Aragona, signore di tutta la casa d’Avalos, Mar-
chese di Pescara e del Vasto, Principe del S. R. I., di
Francavilla di Torrebruna, dello Stato di Montesarchio,
del Vallo di Vitulano e della
teghe, negozii e persone
godenti allora di una cele-
brità, che non era permesso
porre in dimenticanza. Ma,
per mia discolpa, debbo
dire in primo luogo che
sessantanni fa io non era
ancora nato e non potea
quindi ricordare cose non
viste; e poi io non avea
affatto avuta la pretesa di
dir tutto, di esaurire l’argo-
mento. Facendo quindi te-
soro dei suggerimenti degli
amici e di qualche notizia
raggranellata qua e là nei
giornali dell’epoca, riunisco
tutto e ne fo come un sup-
plemento a quel primo ar-
ticolo (’).
Cominciando dal Largo
di S. Ferdinando, proprio
allato alla chiesa c’ era la
piccola bottega del libraio
Raffaele Rondinella, ritrovo
di dotti e letterati. Seguiva
Acquaiuolo di Toledo
(Dalla serie « Gruppi di Napoli », che reca l’indicazione
Si vende presso Giorgio Glass dirimp, S. Ferdinando n. 54).
città di Troia; Conte di
Monteodorisio, Scemi, Pol-
lutri, Casalbordino, Casa-
languida, Liscia, Furci, Giz-
zi, Quilmi, Lentella, Col-
ledimezzo, Villa Alfonsina
e Villa Cepelli; Barone
delle Riporse, Roccavaral-
lo, Sasso, Terra di Torino;
utile Signore della città
di Lanciano e delle ville
S. Maria Scorciosa, Maz-
zagrogna, Pietracostantina
e Stannazza; tre volte
Grande di Spagna di i
Classe, Maggiordomo di
settimana e Gentiluomo di
Camera di S. M. il re delle
Due Sicilie, Gran Croce
dell’ Ordine di Malta, di
S. Gennaro, di S. Ferdi-
nando e di quello Costan-
tiniano: e per una ecce-
zione permessa con appo-
sito R. Rescritto, Vice Su-
periore perpetuo, essendo-
mi orologiaio, che al diso-
pra della mostra avea architettato un congegno, pel quale
i raggi del sole, concentrati da una lente, a mezzogiorno,
faceano partire un colpo da un cannoncino: nei giorni di
bel tempo s’adunava gente per assistere allo sparo ed avere
l’ora precisa. Esso fu origine di una briosa commedia di
Pasquale Altavilla, rappresentata al teatro S. Carlino, in-
titolata appunto: U sparo d’ u cannuncine nnanze Palazzo.
Dirimpetto, dove alcuni anni dopo fu il negozio di guanti
di Cremonesi, c’era la Panetteria Francese, che diede ori-
gine ad un’altra commedia dell’Altavilla: A folla pu pane
francese.
ne il re Superiore, della
Nobile Arciconfraternita di S. Ferdinando, alla quale in
morte lasciò un vistoso annuo legato.
Egli fu molto addentro nelle grazie del re Ferdinando 2.0
di Borbone, che, per celia, gli dava talvolta anche del-
VAltezza Serenissima, mostrando di prendere sul serio una
infondata sua pretensione.
Il Marchese andava tutti i giorni alle 2 p. m. a pranzare
a quel posto e pagava il suo pranzo una piastra (L. 5.10),
mentre per gli altri avventori il prezzo era di 8 carlini
(L. 3.45). La sera ritornava per la cena, ma non smontava
dalla sua vettura. Un domestico gli approntava il necessario
(1) Chi voglia la storia della Via Toledo, legga gli articoli del no-
stro collega Antonio Colombo, pubblicati negli anni IV e V di questa
Rivista.
su una tavoletta conservata nella carrozza, vi mettea due
candelieri d’argento coi ceri accesi e quivi il Marchese ce-
nava alla vista del pubblico.
167
LA VIA DI TOLEDO SESSANTANNI FA
11.
Nel fascicolo IX, anno 1896 di questa rivista, pubblicai
un articolo collo stesso titolo, che si legge in capo a que-
sto. Amici e conoscenti, che ricordavano bene quei tempi,
mi fecero osservare che c’erano molte lacune, che io aveva
omesso di menzionare bot-
II Caffè d’Europa avea una stanza nel cortile del vicino
palazzo, nella quale pranzava chi non volea stare alla vi-
sta del pubblico; e qui il Marchese del Vasto avea un posto
riservato, che nessuno osava occupare.
Era un signore originale Don Alfonso D’Avalos, d’A-
quino, d’Aragona, signore di tutta la casa d’Avalos, Mar-
chese di Pescara e del Vasto, Principe del S. R. I., di
Francavilla di Torrebruna, dello Stato di Montesarchio,
del Vallo di Vitulano e della
teghe, negozii e persone
godenti allora di una cele-
brità, che non era permesso
porre in dimenticanza. Ma,
per mia discolpa, debbo
dire in primo luogo che
sessantanni fa io non era
ancora nato e non potea
quindi ricordare cose non
viste; e poi io non avea
affatto avuta la pretesa di
dir tutto, di esaurire l’argo-
mento. Facendo quindi te-
soro dei suggerimenti degli
amici e di qualche notizia
raggranellata qua e là nei
giornali dell’epoca, riunisco
tutto e ne fo come un sup-
plemento a quel primo ar-
ticolo (’).
Cominciando dal Largo
di S. Ferdinando, proprio
allato alla chiesa c’ era la
piccola bottega del libraio
Raffaele Rondinella, ritrovo
di dotti e letterati. Seguiva
Acquaiuolo di Toledo
(Dalla serie « Gruppi di Napoli », che reca l’indicazione
Si vende presso Giorgio Glass dirimp, S. Ferdinando n. 54).
città di Troia; Conte di
Monteodorisio, Scemi, Pol-
lutri, Casalbordino, Casa-
languida, Liscia, Furci, Giz-
zi, Quilmi, Lentella, Col-
ledimezzo, Villa Alfonsina
e Villa Cepelli; Barone
delle Riporse, Roccavaral-
lo, Sasso, Terra di Torino;
utile Signore della città
di Lanciano e delle ville
S. Maria Scorciosa, Maz-
zagrogna, Pietracostantina
e Stannazza; tre volte
Grande di Spagna di i
Classe, Maggiordomo di
settimana e Gentiluomo di
Camera di S. M. il re delle
Due Sicilie, Gran Croce
dell’ Ordine di Malta, di
S. Gennaro, di S. Ferdi-
nando e di quello Costan-
tiniano: e per una ecce-
zione permessa con appo-
sito R. Rescritto, Vice Su-
periore perpetuo, essendo-
mi orologiaio, che al diso-
pra della mostra avea architettato un congegno, pel quale
i raggi del sole, concentrati da una lente, a mezzogiorno,
faceano partire un colpo da un cannoncino: nei giorni di
bel tempo s’adunava gente per assistere allo sparo ed avere
l’ora precisa. Esso fu origine di una briosa commedia di
Pasquale Altavilla, rappresentata al teatro S. Carlino, in-
titolata appunto: U sparo d’ u cannuncine nnanze Palazzo.
Dirimpetto, dove alcuni anni dopo fu il negozio di guanti
di Cremonesi, c’era la Panetteria Francese, che diede ori-
gine ad un’altra commedia dell’Altavilla: A folla pu pane
francese.
ne il re Superiore, della
Nobile Arciconfraternita di S. Ferdinando, alla quale in
morte lasciò un vistoso annuo legato.
Egli fu molto addentro nelle grazie del re Ferdinando 2.0
di Borbone, che, per celia, gli dava talvolta anche del-
VAltezza Serenissima, mostrando di prendere sul serio una
infondata sua pretensione.
Il Marchese andava tutti i giorni alle 2 p. m. a pranzare
a quel posto e pagava il suo pranzo una piastra (L. 5.10),
mentre per gli altri avventori il prezzo era di 8 carlini
(L. 3.45). La sera ritornava per la cena, ma non smontava
dalla sua vettura. Un domestico gli approntava il necessario
(1) Chi voglia la storia della Via Toledo, legga gli articoli del no-
stro collega Antonio Colombo, pubblicati negli anni IV e V di questa
Rivista.
su una tavoletta conservata nella carrozza, vi mettea due
candelieri d’argento coi ceri accesi e quivi il Marchese ce-
nava alla vista del pubblico.