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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 6.1897

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Colombo, Antonio: Il castello dell'Ovo, 2
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https://doi.org/10.11588/diglit.69899#0157

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

141

IL CASTELLO DELL’OVO

11.
L’isola, sulla quale sorse il castello, si vuole che fosse
pel passato di una estensione maggiore di quella che ha
al presente. Oltre ai monasteri, dei quali parlammo, vi
erano pubbliche strade, ed anche vigne e poderi, che con
atto arbitrario un Pietro Roland, castellano della rocca al
tempo del secondo Carlo d’Angiò, pretese che fossero col-
tivati dagli abitanti di Posilipo, i quali reclamarono con-
tro l’abuso (0.
È gran peccato che niun documento, per quanto io ne
so, ci abbia tramandato una particolare descrizione del ca-
stello, od almeno ce ne abbia indicato in certo modo la
forma primitiva. Pure in alcuni lavori di restauro, che
nell’anno 1324 s’erano ordinati per la fortezza, si rammen-
tano la torre Colleville, posta a settentrione; quella di mezzo,
ove doveva rifarsi un ponte pel quale si entrava nella gran
sala-, l’altra denominata Normandia, situata sul mare dal
lato di mezzogiorno, e finalmente la torre Maestra, che
sorgeva accanto alla Chiesa del Salvatore. Dallo stesso do-
cumento si trae pure il ricordo di un gran palazzo, e di
una camera presso al giardino, destinata a dimora della re-
gina, della quale camera si ricostruiva il soffitto; e così
anche di una stanza discoperta. Trovo del pari notizia della
casa dei prigionieri presso alla torre maestra, e di una chiesa
dedicata a S. Pietro, cui era contigua una camera posta
ad occidente; e pei lavori occorrenti, specialmente alla in-
templatura della chiesa stessa, si dice che furono impiegati
7 travi di abete, 20 tavole di pioppo, oltre a 200 tegole
ed embrici, del costo di tari 7 e grana io al centinaio (1 2 3 4 5).
Roberto d’Angiò, che di tempo in tempo aveva abbel-
lita la reggia di Castelnuovo e fattavi aggiungere altre fab-
briche, nel 12 maggio del 1338 ordinava spendersi once
60 d’oro di peso generale per novelli lavori occorrenti al
castello dell’Ovo, dei quali affidava la direzione al napo-
letano Attanasio Primario, sotto la sorveglianza del ca-
stellano Vivaldone de Millau. In tal modo si rafforzavano

(1) Chiarito, Coniente isterico, critico alla costituzione di Fed. Il,
p. 190. Scrive l’autore (p. 195) « potersi ben credere che essendo la
«terra dell’isola non solo totani specubus et cavitatibus perfossam....ma
« anche di qualità tufacea, perciò oltre ad essere stata da tempo in
« tempo rosa e consumata dal mare », fu anche « percossa da inso-
« liti gravissimi urti » nell’orrenda tempesta scoppiata in Napoli il
25 novembre 1343 « per cui rimase in buona parte dalle onde assor-
« bita e coverta ».
(2) Reg. Ang. 1324, A, n. 253, fol. no, t. Da un documento del
9 dicembre 1325 si rileva pure che erano state antecedentemente pa-
gate dai regi tesorieri al notaio Francillo Lazaro once 28 et tari 18 di
peso generale, più altri tari 19 e gr. 17*4 per riparazioni al ponte del
castello dell’Ovo, ed altri lavori al Castelnuovo. Reg. Ang. 1325-
1326, O, n. 261, fol. 70.

due pareti sull’arco maggiore sul mare dal lato d’oriente,
ed era riattata parte di una nuova muraglia ad oriente
della Cappella del Salvatore. Si rifaceva la porta princi-
pale del castello, restaurandosi ancora la torre Normandia,
ubi banderie apponuntur, nella quale erano costruite, per
maggior sicurezza, nuove fabbriche verso il mare. In pari
tempo si fortificava ancora più la torre Colleville, situata
presso il ponte di accesso della fortezza, e venivano rifatti
alcuni lastrici del gran palazzo e di altre quattro case (0.
Fu senza dubbio nel gran palazzo che alcuni anni dopo
veniva accolto il fanciullo Carlo Martello duca di Calabria;
al quale, nato nel 1345 da Giovanna I d’Angiò e da An-
drea d’Ungheria, era dalla genitrice costituita nel seguente
anno splendida e numerosa corte. E poco appresso Gio-
vanna celebrava pure gli sponsali del figliuoletto suo con
Giovannella di Durazzo (2). I due sposi fanciulli, già pri-
ma del mese di luglio 1347, dimoravano nel castello in
separate camere, fatte restaurare apposta dalla regina (3).
Ucciso il re Andrea nel 1345, fuggita nel 1347 la re-
gina in Provenza, entrava in Napoli Ludovico d’Ungheria,
che il 29 gennaio del 1348 si recava nel castello dell’Ovo
presso il nipotino Carlo Martello, ed ivi nel giorno se-
guente imbandiva un sontuoso convito (4).
Ma, quando l’anno seguente Giovanna e Ludovico di Ta-
ranto potettero tornare a Napoli, ebbero facilmente per
resa i due castelli di S. Elmo e di Capuana. Ludovico di
Taranto mosse allora a riconquistare anche quello dell’Ovo,
che, come narra un cronista, se « per battaglia non si po-
« teva avere », pure « era agevole ad assediare ». Per-
chè, la fortezza « tutta era in mare, salvo d’una parte si
« congiungeva con una cresta del poggio, in sul quale il
« re fece fare un battifolle » (5). Ma le masnade tedesche,
che vi erano a guardia lasciatevi dal re d’Ungheria, per
non ridursi allo estremo vennero a patti; e ricompensate
con tremila fiorini, s’imbarcarono su di una galera, men-
tre Ulrico di Wolfort, loro duce e vicario, aveva pel pri-
mo, di nascosto, abbandonato il castello (6).

(1) Reg. Ang., 1329, G, n. 279, fol. 188, t.
(2) Fu figliuola di Carlo Duca di Durazzo e di Maria d’Angiò, ger-
mana di Giovanna.
(3) Minieri-Riccio, Genealogia di Carlo II d’Angiò, in Arch. star,
nap., VII, 55-57. Ivi dicesi che Pietro di Montefuscolo, soprintendente
a tutti gli Uffizii della reai Casa, aveva ricevuto ordine quod templari
jaciat tabulis de abiete et aliis lignaminibus oportunis cameras duas castri
Ovi.... prò habitatione.... primogeniti nostri in castro ipso morantis, et
fieri alias de parietibus et tabulis reparationes in eis, nec non et repa-
rare teda seu coperturas Camera habitationis spectabilis lohannelle de du-
ratio sponse ipsius Ducis in castro ipso similiter morantis. Anche al 20
dicembre di quell’anno furono fatto eseguire al castello molti lavori
in clausuris necessariis aliis et parietam constructione de novo, quodque
pons per quem ad ipsum castrum transitar ligneus specialiter est dirutus...
Camera Eluc., Stor. Dipi, su Giov. 1.“ etc., p. 46, n. 2.
(4) Cronicon Siculum, ediz. de Blasiis, p. 12.
(5) Matteo Villani, Cron., lib. 1, cap. XXXV, pag. 22.
(6) Cronicon Siculum, p. 13.
 
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