LA CELEBRE ISCRIZIONE DI FILOMENA
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rono mai rappresentati gli strumenti del loro supplizio. Ne val-
gono gli esempi di qualche pittura o musaico o scultura, giacché
tali esempi non sono a pari; essendo cosa ben diversa una scena
figurata da una iscrizione sepolcrale. E chiunque vorrà pro-
vare che i segni in forma di freccia della iscrizione di Filu-
mena siano frecce nel vero senso della parola, bisognerà che
rechi almeno un esempio di un’altra iscrizione, ove si veggano
scolpiti o dipinti strumenti di martirio. Ma senza andar tanto
sottilizzando sul significato di codesti segni, l’epigrafia ce ne
fornisce una spiegazione naturalissima, mostrandoci che gli arte-
fici delle epigrafi hanno usato le forme le più svariate nell’ado-
perare i segni di interpunzione fra una parola e l’altra. E se
io potessi qui passare in rivista tutte le iscrizioni pagane e cri-
stiane di Roma, recherei numerosi esempi di interpunzioni, che
assumono talvolta anche la forma di vere frecce, senza che per
questo l’artefice abbia pensato neppur da lontano a rappresen-
tare quelhistrumento.
Tre esempi principali mi vengono ora alla mente ; e son quelli
della iscrizione di Cornelio nel cimitero di Callisto, dell’epigrafe
di una fanciulla neofita nelle catacombe di Priscilla, e finalmente
la celebre iscrizione di Domitilla, che nomina Flavio Sabino e
Tiziana sua sorella.
Fig 2.
Di quest’ultima aggiungo una riproduzione fotografica, onde
provare la verità del mio asserto. E da questa fotografia appa-
risce che le interpunzioni, e specialmente quelle fra le parole
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rono mai rappresentati gli strumenti del loro supplizio. Ne val-
gono gli esempi di qualche pittura o musaico o scultura, giacché
tali esempi non sono a pari; essendo cosa ben diversa una scena
figurata da una iscrizione sepolcrale. E chiunque vorrà pro-
vare che i segni in forma di freccia della iscrizione di Filu-
mena siano frecce nel vero senso della parola, bisognerà che
rechi almeno un esempio di un’altra iscrizione, ove si veggano
scolpiti o dipinti strumenti di martirio. Ma senza andar tanto
sottilizzando sul significato di codesti segni, l’epigrafia ce ne
fornisce una spiegazione naturalissima, mostrandoci che gli arte-
fici delle epigrafi hanno usato le forme le più svariate nell’ado-
perare i segni di interpunzione fra una parola e l’altra. E se
io potessi qui passare in rivista tutte le iscrizioni pagane e cri-
stiane di Roma, recherei numerosi esempi di interpunzioni, che
assumono talvolta anche la forma di vere frecce, senza che per
questo l’artefice abbia pensato neppur da lontano a rappresen-
tare quelhistrumento.
Tre esempi principali mi vengono ora alla mente ; e son quelli
della iscrizione di Cornelio nel cimitero di Callisto, dell’epigrafe
di una fanciulla neofita nelle catacombe di Priscilla, e finalmente
la celebre iscrizione di Domitilla, che nomina Flavio Sabino e
Tiziana sua sorella.
Fig 2.
Di quest’ultima aggiungo una riproduzione fotografica, onde
provare la verità del mio asserto. E da questa fotografia appa-
risce che le interpunzioni, e specialmente quelle fra le parole