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Nibby, Antonio
Roma nell'anno 1838: descritta da Antonio Nibby (Parte 1): Antica — Roma: Tipografia delle belle arti, 1838

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https://doi.org/10.11588/diglit.68900#0429
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Anfiteatbo Flavio 40?
lino. Sotto Decio andò soggetto ad un incendio circa
l’anno 260: ma fu il danno di lieve momento, poiché
venne ben presto instaurato. Probo vi diede caccie son-
tuose, allorché celebrò il suo trionfo l’anno 281: narra
Vopisco c. XIX. che in tal circostanza nell1 Anfiteatro
Flavio in una sola volta fece uscire 100 leoni di primo
ordine ( tubati ) che co* loro ruggiti facevano rimbom-
bare la cavea a guisa di tuoni, e questi furono tutti uc-
cisi, spettacolo di non gran ricercatezza, ma piuttosto
macello: molti furono spenti con freccie. E poscia si diè
la caccia di cento leopardi alfricani, di cento siriaci, di
cento leonesse, e di trecento orsi insieme, ripetendo il
biografo che lo spettacolo riuscì più grande, che gradito:
magnum magis constai spectaculum fuisse quam gra-
ttimi e dopo si diedero 300 paia di gladiatori, combat-
timento formato dai prigionieri portati in trionfo, per
la maggior parte alfricani della tribù de’ Blemmii, ai
quali si aggiunsero alcuni Germani e Sarmati, ed an-
che certi briganti Isauri. Numeriano vi diede altri giuo-
chi sontuosi, che leggonsi descritti nella ecloga VII. di
Calpurnio testimonio oculare, ecloga di grande impor-
tanza per conoscere alcune parti dell’ Anfiteatro. Una
legge del codice teodosiano lib. XVI. tit. Vili. 1. I.
emanata ai 17 di decembre da Costantino in Serdica e
ricevuta agli 8 di Marzo dell’ anno 321 relativa al con-
sultar degli aruspici in caso che un fulmine avesse col-
pito un edificio publico, siccome ricorda un simil fatto
di un anfiteatro, fece credere, che si tratti del Flavio,
ma non vi sono a mio parere prove sufficienti. Comun-
que però voglia intendersi quell’ anfiteatro, è certo che
se fu il Flavio, leggiero fu il danno che per quel ful-
mine ricevette poiché non se ne fa menzione, nè dagli
storici, nè dalle cronache. Era nella sua piena integrità
l’anno 357 allorché viene ricordata da Ammiauo 1. XVI.
 
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