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Templi
delle Arti: in cui i più belli monumenti si dilapidava^
no, onde costruire nuovi edificii, immagini il lettore a
quale esterminio fosse condannato questo tempio, intor-
no al quale sorsero tante chiese ed oratorii, e tante
torri ed altre fabbriche de'faziosi di Roma. E perchè
non si creda, che io voglia esaggerare i guanti commessi
in que'lagrimevoli tempi di questa fabbrica, giovi di ri-
cordare, che negli ultimi scavi eccitava disdegno e do-
lore insieme, vedere, che l'ultimo strato delle macerie
immediatamente sovrapposto alla platea dell'antico tem-
pio era composto di frantumi, e di scaglie di marmo
calcinate, abbrustolite, e mescolate a materie carboniz-
zate, parte senza idea di ornato, parte spettanti alla de-
corazione del tempio. Così nello scoprimento che si fe-
ce nell'anno 1819 della scala di questo tempio presso
l'arco di Tito si rinvenne ivi dappresso una calcara
circoscritta da pezzi di colonne di porfido rotte a colpi
di mazza e pertinenti alla decorazione interne delle cel-
le, i quali come più atti a resistere alla forza del suo-
co erano stati collocati d'intorno, mentre la materia de-
stinata a far calce erano i srantumi di marmo dello stes-
so tempio. Lo stesso si è avuto agio di osservare ne'
ristauri fatti l'anno 1828 e 1829 alla chiesa di s. Ma-
ria Nuova, dove il nucleo de'muri è formato in gran
parte di marmi appartenenti a questa sabbrica. In som-
ma sembra potersi stabilire con sicurezza, che questo
tempio successivamente andò disparendo dal VII al XII.
secolo. Ma non si creda che la sua devastazione fosse
intieramente compiuta entro questo periodo: in que'se-
coli si contentarono di servirsi di ciò che vedevano so-
pratterra: nel secolo XV. e XVI, che possono dirsi
quelli del riunovellamento di Roma, per ottenere ma-
teriali, andarono a sradicare perfino le fondamenta di
questo tempio, clie erano di peperino e più commune-
 
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