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DESCRIZIONE GENERALE

Pompei, dice Strabone1, è l'arsenale marittimo di Nola, Nuceria ed Acerra; ed è bagnata dal fiume
Sarno, sul quale si possono portare mercanzie così a seconda, come a ritroso del suo corso. — Tale
testimonianza, che certo si riferisce ai tempi più belli e fiorenti dell'attività commerciale di Pompei, può
richiamarsi non senza fondamento per ispiegare anche l'origine di essa. Invero quando le città mediterranee
della valle del Sarno sentirono il bisogno di communicare con un emporio marittimo, onde esportare i
prodotti agricoli, che ad esse per la straordinaria feracità del suolo soprabbondavano, forse allora furono
inviati i primi coloni, e sorsero i primi stabilimenti di deposito sulla pendice della collina pompeiana. Il
che già era un fatto al tempo della dominazione sannitica nella Campania; poiché i più antichi monumenti
epigrafici rinvenuti a Pompei sono scritti in lingua osca: se poi è vero, come fin oggi è universalmente
ritenuto, che un purissimo stile greco appalesano i più vetusti monumenti architettonici di questa città, può
affermarsi che essa anche innanzi al quarto secolo di Roma esisteva, cioè quando coloro che la fondarono
(forse Nolani) erano tuttavia Greci, non già Sanniti. E quegli antichi coloni scelsero pei loro commerci
uno scalo assai opportuno;» poiché se l'altura ove siede Pompei non era immediatamente vicina al mare,
in cambio essa aveva il Sarno che le scorreva ai piedi, e la cui foce formava un commodo e sicuro porto.
D'altra parte per avere il vantaggio d'una maggior prossimità con la spiaggia, si avrebbe dovuto lasciar
negletta una collina, che era già un'acropoli naturale, cioè il baluardo, di cui anticamente nessuna città
faceva a meno, per la difesa della propria indipendenza.

Nel quinto secolo di Roma, e forse nella seconda guerra sannitica, Pompei venne in soggezione dei
Romani; poiché nell'anno 310 a. G. vediamo questi pratticar da padroni nel porto sul Sarno2. Però anche
dopo perduta la sua indipendenza, conservò la costituzione che aveva già come libera città sannitica; e il
suo ordinamento municipale non fu diverso da quello delle altre città osche della Campania. Aveva infatti
un senato (kùmbennium), un magistrato supremo (meddix tuvtics), due edili (aìdilis) e un questore
(k vai stur); le iscrizioni non ancora hanno rivelato se ci fosse un'assemblea popolare come primo potere
del comune.

Nella guerra sociale tenne per gl'Italici, e nel secondo anno di essa, 89 a. G., L. Cornelio Siila dopo
aver nell'ultimo giorno di aprile distrutta Stabia, venne a cingere d'assedio Pompei, avendo sotto i suoi
ordini Minazio Magio Ascolanese3. Lucio Cluenzio, uno dei generali sannitici, quasi a disprezzo, andò
ad accamparsi tre stadii lontano, e in un primo conflitto rimase vincitore ; ma Siila, ristorate le sue
truppe, lo battè e costrinse a retrocedere verso Nola. In una seconda battaglia L. Cluenzio, tuttoché
avesse avuto un rinforzo di truppe galliche, fu pienamente sconfitto, e mentre il suo esercito cercava
rifuggirsi dentro Nola, ne caddero uccisi parecchie migliaja, tra cui lo stesso Cluenzio*.

E poiché tutti i popoli sollevati furono dopo una breve, ma sanguinosa lotta pareggiati in diritto
alla città dominante, così anche Pompei fu ammessa nella cittadinanza romana. Però L. Cornelio Siila
che l'avea risparmiata durante la guerra, se ne ricordò quando era dittatore, mandandovi una colonia
de'suoi soldati5. Ciò era né più né meno che un castigo per i Pompeiani, i quali doveano dividere i loro
proprii campi coi nuovo venuti; e naturalmente il malumore che ne nacque prorompeva in contese e litigi
che durarono per molti anni, e si manifestavano principalmente nelle elezioni per le cariche municipali.
Fino a tanto che l'oggetto delle loro dissensioni, portato in Roma innanzi ai patroni della colonia, fu deciso
con soddisfacimento dei coloni e dei Pompeiani0: così il nome di Colonia Veneria Cornelia, che la città aveva

1 Strab., lb. V, cp. iv, § 8
2Liv., lb. IX, cp. 38.

Plin., Nat. ffist., lb. Ili, cp. ix, 17. —Vellei, lb. II, cp. 16.
*Appian., De Bell. Cìv., lb. I, § 50. — Cic, De Divinat., lb. I,

cp. 34.

* Da un luogo di Cicerone (Epist. ad Att., lib. X, 16) si rileva, che tre
furono le coorti di veterani dedotte da Cornelio Siila in Pompei.

6 Cic, Pro P. Sulla, 21. Quivi l'oratore dice tra l'altro: Pompeiani... de
ambulatione et de suffragiis suis cura colonis dissenserunt. La più soddisfacente
dichiarazione della parola ambulatio devesi al Garrucci (Quest. Pomp. p. 31),
il quale trovando che una tale quistione nacque e finì insieme all'altra pei
suffragii, pensò che Vambulatio abbia denotato l'aggirarsi che facevano per
le pubbliche vie i candidati alle magistrature municipali, onde procacciare
ed assicurarsi i suffragii degli elettori.

A*
 
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