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TISO ORONZO.
Sacerdote e pittore, nacque a Lecce nel 1720; si formò sulla scuola napoletana e sembra seguisse specialmente la
maniera del Solimena; lasciò quadri di soggetto sacro in patria e a Brindisi; e morì nel 1800.
TODESCHINI (Giac. Francesco Cipri).
Se ne conosce solo il nome dalla firma di alcune tele, ove si legge tanto il cognome Cipper (anche Zipper?) quanto
quello italianizzato di Cipri, sempre unito però, aH'appellativo «tedesco» o « todesco». D'origine germanica, sembra
operasse specialmente nell'Italia Settentrionale nella prima metà del secolo XV11I, trattando soggetti rusticani, alla
maniera dei generisti del tempo.
TRAVI ANTONIO (detto il Sordo da Sestri).
Nacque a Sestri Levante nel 1613; entrò come garzone nella bottega di Bernardo Strozzi e ne divenne discepolo.
Nel 1630 si dette a seguire ed imitare il paesista coloniese Goffredo Waals, che si era stabilito a Genova, ed eseguì
figure per i paesi di lui. Morì a Genova nel 1668, lasciando figliuoli che ne continuarono la maniera. Trattò quasi
esclusivamente il paesaggio, sparso d'anticaglie e con gustose macchiette; ma a malgrado di una certa leggerezza e un
certo spirito, lavorò sempre con una rapidità eccessiva e di maniera. Fa eccezione però l'Adorazione dei pastori di
Palazzo Bianco, attribuitagli dal Grosso, piacevole a malgrado del tardo correggismo. Il Travi ha lasciato anche
qualche acquaforte.
TREVISANI ANGIOLO.
Fratello di Francesco, nacque a Treviso (per altri a Venezia) nel 1669; fu scolaro del Celesti e dello Zanchi; visse
e lavorò a Venezia, e vi morì dopo il 1753. Dipinse quadri di soggetto sacro e ritratti; e lo Zanetti ci dice che
«ebbe meritamente nome di buon pittore... come quello che facea molto studio dal naturale, ritraendolo con bella e
forte maniera; sicché rilievo e rotondità mostrano le pitture sue, per la buona intelligenza del chiaroscuro. Grave fu
il di lui stile e ricercato, molto proprio per i ritratti, cui fece con buona rassomiglianza e non volgare vivezza».
TREVISANI FRANCESCO.
Nacque circa il 1656 a Treviso secondo i più, secondo altri a Castelfranco; studiò a Venezia con lo Zanchi, poi a
Roma seguì la maniera del Maratta. Oltre che in questa città, lavorò nell' Umbria, nelle Marche, in Toscana, in Ro-
magna e nella Venezia; e morì a Roma nel 1740. Eseguì decorazioni in affresco, pale d'altare, pitture di cavalletto,
ritratti, e copie dal Correggio, dal Parmigianino e dal Veronese, con abilità di buon mestierante.
TROGHER PAOLO.
Nacque nel 1698 in Pusteria; studiò in patria con Giuseppe Alberti e fu poi a Bologna, a Milano, a Roma, a Ve-
nezia, ispirandosi al Solimena e al Conca, al Piazzetta e al Tiepolo, e unendo la maniera del Pozzo alla veneziana.
Nel 1726 andò a Vienna e vi tenne per qualche tempo il rettorato dell'Accademia di Belle Arti. Tornato in patria,
vi lavorò per lunghi anni e vi morì nel 1763. Eseguì affreschi e pitture ad olio che si conservano nel Trentino, nel-
l'Alto Adige, nell'Austria Inferiore; e celebrati sono specialmente i suoi affreschi nel Duomo di Bressanone.
UNTERBERGHER CRISTOFORO.
Nacque a Cavalese nel 1732 da una famiglia di artisti, e scolaro di suo zio Francesco, studiò poi - con lo zio Mi-
chelangelo - a Vienna, e a Venezia, e a Verona, ove stette col Cignaroli; ma recatosi nel 1758 a Roma, da primo
lo attrasse la maniera di Pietro da Cortona, poi lo ammaliarono le nuove teorie classicheggianti di Raffaello Mengs.
A Roma decorò con pitture monumentali la Biblioteca Vaticana e la Villa Borghese, e a Roma morì circa il 1798.
Oltre alla decorazione, trattò soggetti religiosi e storici, ed eseguì paesaggi e ritratti.
TISO ORONZO.
Sacerdote e pittore, nacque a Lecce nel 1720; si formò sulla scuola napoletana e sembra seguisse specialmente la
maniera del Solimena; lasciò quadri di soggetto sacro in patria e a Brindisi; e morì nel 1800.
TODESCHINI (Giac. Francesco Cipri).
Se ne conosce solo il nome dalla firma di alcune tele, ove si legge tanto il cognome Cipper (anche Zipper?) quanto
quello italianizzato di Cipri, sempre unito però, aH'appellativo «tedesco» o « todesco». D'origine germanica, sembra
operasse specialmente nell'Italia Settentrionale nella prima metà del secolo XV11I, trattando soggetti rusticani, alla
maniera dei generisti del tempo.
TRAVI ANTONIO (detto il Sordo da Sestri).
Nacque a Sestri Levante nel 1613; entrò come garzone nella bottega di Bernardo Strozzi e ne divenne discepolo.
Nel 1630 si dette a seguire ed imitare il paesista coloniese Goffredo Waals, che si era stabilito a Genova, ed eseguì
figure per i paesi di lui. Morì a Genova nel 1668, lasciando figliuoli che ne continuarono la maniera. Trattò quasi
esclusivamente il paesaggio, sparso d'anticaglie e con gustose macchiette; ma a malgrado di una certa leggerezza e un
certo spirito, lavorò sempre con una rapidità eccessiva e di maniera. Fa eccezione però l'Adorazione dei pastori di
Palazzo Bianco, attribuitagli dal Grosso, piacevole a malgrado del tardo correggismo. Il Travi ha lasciato anche
qualche acquaforte.
TREVISANI ANGIOLO.
Fratello di Francesco, nacque a Treviso (per altri a Venezia) nel 1669; fu scolaro del Celesti e dello Zanchi; visse
e lavorò a Venezia, e vi morì dopo il 1753. Dipinse quadri di soggetto sacro e ritratti; e lo Zanetti ci dice che
«ebbe meritamente nome di buon pittore... come quello che facea molto studio dal naturale, ritraendolo con bella e
forte maniera; sicché rilievo e rotondità mostrano le pitture sue, per la buona intelligenza del chiaroscuro. Grave fu
il di lui stile e ricercato, molto proprio per i ritratti, cui fece con buona rassomiglianza e non volgare vivezza».
TREVISANI FRANCESCO.
Nacque circa il 1656 a Treviso secondo i più, secondo altri a Castelfranco; studiò a Venezia con lo Zanchi, poi a
Roma seguì la maniera del Maratta. Oltre che in questa città, lavorò nell' Umbria, nelle Marche, in Toscana, in Ro-
magna e nella Venezia; e morì a Roma nel 1740. Eseguì decorazioni in affresco, pale d'altare, pitture di cavalletto,
ritratti, e copie dal Correggio, dal Parmigianino e dal Veronese, con abilità di buon mestierante.
TROGHER PAOLO.
Nacque nel 1698 in Pusteria; studiò in patria con Giuseppe Alberti e fu poi a Bologna, a Milano, a Roma, a Ve-
nezia, ispirandosi al Solimena e al Conca, al Piazzetta e al Tiepolo, e unendo la maniera del Pozzo alla veneziana.
Nel 1726 andò a Vienna e vi tenne per qualche tempo il rettorato dell'Accademia di Belle Arti. Tornato in patria,
vi lavorò per lunghi anni e vi morì nel 1763. Eseguì affreschi e pitture ad olio che si conservano nel Trentino, nel-
l'Alto Adige, nell'Austria Inferiore; e celebrati sono specialmente i suoi affreschi nel Duomo di Bressanone.
UNTERBERGHER CRISTOFORO.
Nacque a Cavalese nel 1732 da una famiglia di artisti, e scolaro di suo zio Francesco, studiò poi - con lo zio Mi-
chelangelo - a Vienna, e a Venezia, e a Verona, ove stette col Cignaroli; ma recatosi nel 1758 a Roma, da primo
lo attrasse la maniera di Pietro da Cortona, poi lo ammaliarono le nuove teorie classicheggianti di Raffaello Mengs.
A Roma decorò con pitture monumentali la Biblioteca Vaticana e la Villa Borghese, e a Roma morì circa il 1798.
Oltre alla decorazione, trattò soggetti religiosi e storici, ed eseguì paesaggi e ritratti.