L I % 0
2?4
246
Vefìito c'hebbe Altea del carnai manto
Jguel figlio ,c'hor gli ha fatto il doppio sior
sregole 'Dee con uerfoburnii, esanto,(no,
Che volgon de le uite il s ufo intorno,
Che le douefjefar pale si, quanto
si fuo picchi sigliuol godrebbe il giorno,
Venner le tre [or elle al prego giufto,
E pofir fu le siamme vn verde arbusio.
2 47
Volgendo il suso poi l'auara palma’
Disser : Tu, c'hoggi fii compar fi al lume,
Sappi, che dal tuo petto vseirà l’alma,
Tolio, che’lsoco il ramo arda, e confume •
Tornar poi ne la patria eletta, & alma
Le Tarcbe^e prejla Altea lasiiò le piume,
E con te memi inferme il ti^go sìrinfi,
E poi d'acqua lo jsiarse, el soco eHinje.
248
£, come accorta aseose il fatai legno
Dcr conferuarlo in vn secreto loco.
Non era in tutto il Calidonioregno
Darte, che men tener douejfe il soco.
Hot si scarnita in lei tira, e lo fdegno,
Cbe ui può la pietà materna poco .
T roua l'afcofi muro, e su or ne tira
Il ramo, e accender sh l'infame pira •
2St
Spesso timor del suo suturo errore
Le fa di neue diuentar la sronte :
La pingon poi di sangue, e di surore
L’incrudelito cor, gli fdegni, e tonte»
Se* l pianto sicco uien daltroppo ardore
Sorger si uede poi nouella sonte.
Le pinge il uisi hor l'odio-, hor il cordoglio ,
Jgueslo d'assetto pio, quello d'orgoglio.
252
(fame tallhor si la corrente, c'I uento
Fan tra lor guerra à l'agitata nane :
Dria cede il legno à l'onda,e in un mométo
S'arrende à la procella, eh'è più grane:
£ in breue tempo cento uolte, e cento
Hor t oda, hor l'acra in suo dominio l'baue:
Tal de l'afflitta zssltea l'ambiguo ingegno>
Hor uinto è da lapièta, hor da lofdegno.
253
eAl sin la uogliapiù maluagia, e ria
Con più vigor le domina la mente,
£t empia vienper voler esser pia,
E placar de'si atei le membra (pente.
Già l'affetto materno in tutro oblia »
£t e miglior sorella, che parente,
Hor come uede il soco andare al cielo,
Cofi a la mente fua disiopre it uelo :
249
L'hasla al soco vuol dar, che l'alma chiude
Del siglio, clii si atei mandò [otterrà,
‘Ter che le membra sue di spirto ignude
Restino, e venganpoi cenere, e terra;
Tre volte con le man profane, e crude
Pergittarlo nel soco il ram&-asserra,
E tre volte le vieta opra si indegna
gualche poco d'amor, di ancor ui regna *
214
Toi cb'arsi i mieisiatei da quello soco
Saranno, c ch'io uedrò cenere farne,
S'io posso il reo por nel medefmo loco,
Non debbo già ferrea vendetta andarne.
Dunque si a ben ,fe per placargli vn poco,
Fò parte al rogo lor di quella carne,
Che quello spirto rio nafeonde, e chiude,
C'hebbe contra di lor le man si crude.
2 CO 2'ss
Albergano la madre, e la soreUa E con quel, c'hauea in man, celesìe ramo>
Due diuerfi persine in un [oggetto, Si uolfe a' suncrar li altari, e disse:
£ mouono in un core hor quella, hor quella' Voi tre Dee de le pene eterne chiamo ?
JVuado il piu pìo,quado il più, crudo assetto C’hduete da punir le no lire riffe ;
£t hor la uoglia sinta, hor la rubella Mentre l'inique esfequie (sedir bramo,
(crea di dominare il dubbio petto. 'Tenete alquanto in me le luci sifa :
Il cuore hor l’homkidìo approua.Jjor vieta, £ date à la mia mano ardire, e sorga,
Secondo vince in lui l'ira, a la piòta »• Che doni à i sochi rei la fatai fiordo,.
, Fot-
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Vefìito c'hebbe Altea del carnai manto
Jguel figlio ,c'hor gli ha fatto il doppio sior
sregole 'Dee con uerfoburnii, esanto,(no,
Che volgon de le uite il s ufo intorno,
Che le douefjefar pale si, quanto
si fuo picchi sigliuol godrebbe il giorno,
Venner le tre [or elle al prego giufto,
E pofir fu le siamme vn verde arbusio.
2 47
Volgendo il suso poi l'auara palma’
Disser : Tu, c'hoggi fii compar fi al lume,
Sappi, che dal tuo petto vseirà l’alma,
Tolio, che’lsoco il ramo arda, e confume •
Tornar poi ne la patria eletta, & alma
Le Tarcbe^e prejla Altea lasiiò le piume,
E con te memi inferme il ti^go sìrinfi,
E poi d'acqua lo jsiarse, el soco eHinje.
248
£, come accorta aseose il fatai legno
Dcr conferuarlo in vn secreto loco.
Non era in tutto il Calidonioregno
Darte, che men tener douejfe il soco.
Hot si scarnita in lei tira, e lo fdegno,
Cbe ui può la pietà materna poco .
T roua l'afcofi muro, e su or ne tira
Il ramo, e accender sh l'infame pira •
2St
Spesso timor del suo suturo errore
Le fa di neue diuentar la sronte :
La pingon poi di sangue, e di surore
L’incrudelito cor, gli fdegni, e tonte»
Se* l pianto sicco uien daltroppo ardore
Sorger si uede poi nouella sonte.
Le pinge il uisi hor l'odio-, hor il cordoglio ,
Jgueslo d'assetto pio, quello d'orgoglio.
252
(fame tallhor si la corrente, c'I uento
Fan tra lor guerra à l'agitata nane :
Dria cede il legno à l'onda,e in un mométo
S'arrende à la procella, eh'è più grane:
£ in breue tempo cento uolte, e cento
Hor t oda, hor l'acra in suo dominio l'baue:
Tal de l'afflitta zssltea l'ambiguo ingegno>
Hor uinto è da lapièta, hor da lofdegno.
253
eAl sin la uogliapiù maluagia, e ria
Con più vigor le domina la mente,
£t empia vienper voler esser pia,
E placar de'si atei le membra (pente.
Già l'affetto materno in tutro oblia »
£t e miglior sorella, che parente,
Hor come uede il soco andare al cielo,
Cofi a la mente fua disiopre it uelo :
249
L'hasla al soco vuol dar, che l'alma chiude
Del siglio, clii si atei mandò [otterrà,
‘Ter che le membra sue di spirto ignude
Restino, e venganpoi cenere, e terra;
Tre volte con le man profane, e crude
Pergittarlo nel soco il ram&-asserra,
E tre volte le vieta opra si indegna
gualche poco d'amor, di ancor ui regna *
214
Toi cb'arsi i mieisiatei da quello soco
Saranno, c ch'io uedrò cenere farne,
S'io posso il reo por nel medefmo loco,
Non debbo già ferrea vendetta andarne.
Dunque si a ben ,fe per placargli vn poco,
Fò parte al rogo lor di quella carne,
Che quello spirto rio nafeonde, e chiude,
C'hebbe contra di lor le man si crude.
2 CO 2'ss
Albergano la madre, e la soreUa E con quel, c'hauea in man, celesìe ramo>
Due diuerfi persine in un [oggetto, Si uolfe a' suncrar li altari, e disse:
£ mouono in un core hor quella, hor quella' Voi tre Dee de le pene eterne chiamo ?
JVuado il piu pìo,quado il più, crudo assetto C’hduete da punir le no lire riffe ;
£t hor la uoglia sinta, hor la rubella Mentre l'inique esfequie (sedir bramo,
(crea di dominare il dubbio petto. 'Tenete alquanto in me le luci sifa :
Il cuore hor l’homkidìo approua.Jjor vieta, £ date à la mia mano ardire, e sorga,
Secondo vince in lui l'ira, a la piòta »• Che doni à i sochi rei la fatai fiordo,.
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