Vs ( 12-7)
■Hcbbe già con ridicolo misterio,
Per mangiarli due Bovi in Lindo, Alcide
Sagrifizjd’obbrobrio, e d’improperio.
* di bestemmie il suo! non freme, e Bride
Intorno al Nume tptì perverso, ed empio
Che si divora il tutto e il tutto uccide <?
Nume sol da Tempioni, e non da Tempio :
Sì come chiaramente à noi dimoflra
Quel, che addio uvò dirti illastre esempio ,
“aveva un pover’huomdentro una Chiostra
Un certo Idolo suo, fatto alla peggio ,
Che il Saracin parea, che s’usa in Giostra.
Ed à questo, or di Menta, or di Puleggio
Telsea Corone, e con preghiere accese,
Non so, se gli facea guerra, ò corteggio.
Uicea colle ginocchia à terra stese :
Signor, deh per pietà, manda le grazie,
Chetràlasame, emeleyin l’osfese
malanni, e delle mie disgrazie.
Mentre di pan giamai sazio non fui ,
Dourebbero le Stelle essersi sazie :
Fuor dell’acqua volar la Dea Sarzavola
Non s’è veduta mai cotanto asciutta,
Quanto asciutti i miei denti escon da tavola.
Ua Casa hò intorno assediata tutta
Dall’ appetito, che con empia delira ,
Senza darle Quartier, la uvol distrutta.
‘‘uro Camin non hò, che la finesera,
Dove al foco del Sol, mi fà Democrito
Un pangrattato d’Atomi in minestra.
“tti i Pastori miei sono in Teocrito ■,
I Campi nelli spazi imaginari,
.fi h mio stuzzicadente è sempre Ipocrito •'
uen posiso à voglia mia fare i Lunari,
Che le mura spacca te, e la Tettoia
Cl’Astri mi fan veder buoni, e contrari,
F a Che
■Hcbbe già con ridicolo misterio,
Per mangiarli due Bovi in Lindo, Alcide
Sagrifizjd’obbrobrio, e d’improperio.
* di bestemmie il suo! non freme, e Bride
Intorno al Nume tptì perverso, ed empio
Che si divora il tutto e il tutto uccide <?
Nume sol da Tempioni, e non da Tempio :
Sì come chiaramente à noi dimoflra
Quel, che addio uvò dirti illastre esempio ,
“aveva un pover’huomdentro una Chiostra
Un certo Idolo suo, fatto alla peggio ,
Che il Saracin parea, che s’usa in Giostra.
Ed à questo, or di Menta, or di Puleggio
Telsea Corone, e con preghiere accese,
Non so, se gli facea guerra, ò corteggio.
Uicea colle ginocchia à terra stese :
Signor, deh per pietà, manda le grazie,
Chetràlasame, emeleyin l’osfese
malanni, e delle mie disgrazie.
Mentre di pan giamai sazio non fui ,
Dourebbero le Stelle essersi sazie :
Fuor dell’acqua volar la Dea Sarzavola
Non s’è veduta mai cotanto asciutta,
Quanto asciutti i miei denti escon da tavola.
Ua Casa hò intorno assediata tutta
Dall’ appetito, che con empia delira ,
Senza darle Quartier, la uvol distrutta.
‘‘uro Camin non hò, che la finesera,
Dove al foco del Sol, mi fà Democrito
Un pangrattato d’Atomi in minestra.
“tti i Pastori miei sono in Teocrito ■,
I Campi nelli spazi imaginari,
.fi h mio stuzzicadente è sempre Ipocrito •'
uen posiso à voglia mia fare i Lunari,
Che le mura spacca te, e la Tettoia
Cl’Astri mi fan veder buoni, e contrari,
F a Che