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Rosa, Salvatore
Satire — Amsterdam, [1695] [Cicognara, 1038]

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https://doi.org/10.11588/diglit.27075#0145
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» A*?)
A quanti il premio deh sudor negafli !
Dicalo Manlio , à cui con tante accuse i
Quasi il dovuto trionfar ruba (li »
;( Per le machine tue false , e confuse
L’Oliva al criii non impetrò Milciade
E srà ceppi la vita al sin conduse :
Ari£lide per te , per te Alcibiade
Fur banditi e dannati : Il tuo contagio
Quante anime infettò degne d’/liade .
m l’Attico livor così malvaggio
Che mandò quel Temitìocle in esilio
Che la Grecia salvò dal gran naufragio
ballò lo sbandirlo à pien Concilio
Che lasciò contro lui trattarlaSatira
A un Poeta, che allora era il Lucilio -
Colui che nel rispetto usatoà Statira
Più chiaro fù , che in debellar le squadre
E i Popoli domar dal Gange all’Atira
Quello dic’Jo, à cui l’opre legiadre
Diero il titol di Grande, ardea di sinania ,
Se tal volta sentia lodar suo Padre.
balla perfidia tua spinto ad insama
Palamede il gran saggio à i piu congiunti
Tesedi Tradimento iniqua pania.
^eron,che tutti ha\ea d’infame i punti
Quanti sece ammaliar, perche le gorghe
Raghiavan più di lui sù i contrapunti i
j Chi con occhio linceo l’Istoria scorge :
Che nel Pelopponelso ognun s’armalTe
h Per tua sola cagion chiaro s’accorge
Aberio esiliò colui, che tratte
L’Atrio avvallato fuordel suolo inflabite
.Senza , che parte alcuna in luiguaflasse
qui non terminò l’odio esecrabile
Poiché uccider lo fè quando il Criflallo
Rese affatto neruoso j e malleabile

Per
 
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