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Rosellini, Ippolito
I monumenti dell'Egitto e della Nubia (Band 2,1): Monumenti civili — Pisa, 1834

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https://doi.org/10.11588/diglit.4731#0298
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s98
quali il bifolco lo guida. Al solo veder la figura di
quest'aratro e dell'uomo che l'adopra, si giudica
eh' esser dovesse non grave e manevole ; confor-
me appunto a quei leggieri aratri (xo&tp'oit àpórpoi?)
coi quali racconta Diodoro , che alcuni agricoltori
d'Egitto contentavansi di smuovere appena, dopo
l'inondazione, la prima superficie del terreno (i).
Del fatto medesimo è relatore Columella, ove dice,
tale essere la natura di quella terra putre di grasso
limo, e come cenere sciolta , che quamvis lenissimo
dente moveri satis est (2). L'aratro qui è tratto da
due vacche, che tale almeno si mostra la prima di
esse per la forma delle poppe; ed hanno la pelle in
modo tale maculata, che quasi crederebbesi esser
quelle macchie date a posta per vaghezza, piutto-
stochè naturali. Così dei nastri rossi son legati in-
torno alla base delle corna per ornamento. Un vitel-
letto festoso va saltellando dinnanzi alle vacche; nel-
la figura del quale è da notarsi una linea rossa , con
che l'artista ne aveva dapprima abbozzato il con-
torno, e che poi in alcune parti corresse neh' ese-
guire il disegno. In più luoghi delle tombe egizia-
ne si osservano le tracce di questo metodo, come
altrove dirò. Dietro al bifolco viene un altro agri-
coltore, che largamente sparge colla mano la semen-
za, di cui ha pieno un canestro simile a quelli, che

(1) Lib. 1, 3G.

(2) De re rust. ri, 25.
 
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