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Scamozzi, Vincenzo
L' Idea Della Architettvra Vniversale: Diuisa in X. Libri (Band 2): Dell'Esqvisitezza De' Cinqve Ordini. E de loro Colonnati, Archi, Modo: nature pi regolate: e delle Materie conuencuoli all'edificare — Venetia, 1615 [Cicognara, 651]

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https://doi.org/10.11588/diglit.1675#0188
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tornò atta generazione, produttìone ,augumento, ecorrutione delle materie pm deqne^e
pre si ariti attinenti all'edisicare, e fi difcorre etimdio intorno a molti fegreti della Na-
turaci cui Ella è wtendentifÀmaxe ne ha quaficonimouo fu dio,e godimento dell'ani-
mo. Intarla che fpero,e nari in v:ar!0,chyeiafia non menper aggradir quesìe mie fati-
che , che per asfegnarle con l'eminenza àeljuo nome, e con la PoteHa dell,asua profet-
ilo ne il de fiderai o npojo-. Efsendù che lafua PoteHa e /ingoiare,la fua Humamtain-
comparabile,? le fuè rare virtù tali, che il!0r eramo (per dir ccfijqualfisojfe la mia
osewità ^fomenteranno il mio esfer molto imperfetto; e proteggeranno quale fifiaque-
Jìa ardente volontà, anzj elei tionefatta della Ser enifi fua per fona,e quella bontà in-
nata di lei, ha vwuiow me fino dal tempo, che p asfarono gli he celienti fimi Signori
jfynbafciaio*! V eneti con duali andaùd a Roma, come pò•/eia ad altre occasiom (e e
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degnata honarar lap-erfona, gf aggradir PJ Mussinone] gr* i Vifégni di mia mano, e ne
uè ben pienamente te fife ai e la molta esfer uanz^a, e prof rida rwer enz^a,chefempre*

L o portato aìfuo gran uorne, Laonde confidato nella /uà human ita, e benignità, in-
cartona a! Ir e/i, e dolcemente attrae la mia naturale, e debita nuerenz^a ,accom-
par ir le innanzj verscundo con queHa mia Opera, come naturalmente la AdaeUà
del Sole fi degna aitraerfi i baffi vapori, fé bene eglino rofsegqianti gli comparano
pronti 5 quafi che per la pre fenica de sì alto 'Pianeta fi vergognane delia loro ne-
gletta, e non i silmata condizione. Ma pofeia quathora mi rauolgo a contempla-
re la fama > e lo splendore di Vofra <ìAlte7g>a Sere nifi ma, e de gli Aui fuoL tan-
to pm mmuoglie > mifollicita, e mi sprona con fàaui^imo sferro di viuace ra-
gione, a diuemrne in cotal rifolntione pm ardente ; asfmeche mediante il di lei pro-
teggimelo fi a pm faldamente disfesa Copra, esofenuto la reputazione dell'Anto*
re, d'ogni auuerfo incontro , che si oppone fé con bafta "virulente de miei honorati
penfien. Per lo che all'Altéìfs^a ^ofira Serenipma dono nella cor tt e eia di
quello Settimo Libro l'oro puri fimo del mio cuore ? e le confacro in quegli vini ef-
fetti ogni mio assetto di riuerenT^a , gf obfequto , con maggior pompa afiai y che
non fece quel famofo Bruto ad Apollo. ^Delche mi reputerò afingolar gratta, e
fauore quando mi accorgerò da qualfifia fuo gratiofo, e benigno anno, che l'Al-
tera Voftra Serenifìima habbia aggradita l'opra , ed in vnifleso tempo degnato
t Autore di efsa, di particolar grasia > e fauore, alla quale humilmente inchinato
prego la AdaeBà di Nofiro Signore con lunghel^a difana vita 3 fortunato succeà
so a fuoi gloriosi, ^ alti penfieri.
Dì Vemùa, alò. Settembre. / é i/,
Vi VoUra <èAlte%&a Serenifstma.
Humilissimo, e Deuotissimofruitore.

Vincenzio Scamozjzi.

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