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Vivenzio, Pietro
Gemme antiche per la piu parte inedite — Rom, 1809

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https://doi.org/10.11588/diglit.3524#0089
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TAVOLA XVII.

MARSIA ED OLIMPO.

JVl entre stava Minerva al convito degli Dei » vide come
sonando ella le pive Venere , e Giunone la deridevano ; il
perchè corsa immantinente a specchiarsi nelf acque d' una
fontana, e visto ivi quanto per lo enfiar delle gote divenis-
se brutta nelle sembianze, gittate via subito quelle canne ,
profferì orribili imprecazioni contro chiunque le raccoglies-
se (i). Niente di questo non sapendo per altro Marsia, pre-
se egli quelle pive , ed essendosi industriato a farle di più
dilettevole risonanza , le adattò per lo primo agi' inni , i
quali cantavansi ad onor degli Dei (2), e nelle celebratissi-
me feste di Cerere principalmente , con cui è fama eh' egli
si congiungesse . In processo di tempo divenuto Marsia per
tutta la Frigia eccellentissimo suonatore , imprese ad istrui-
re un giovanetto per nome Olimpo , del quale non poco si
compiaceva ; e questo appunto , e non altro è quello , che
si trova rappresentato nelf intaglio, che noi riportiamo .

Sta Marsia seduto sopra d' un sasso, come in atto di
consegnar le pive ad Olimpo (3), e secondo eh' usanza è pur

(1) Hygin. Fab. CLXV. uccise eziandio Marsia figlili ol di Olim-

pi) Hygin. loc. cit. pò } mentre ogni altro antico mitolo-

(3) Apollodoro Biblioth. lib.l. cap. go narra esser nato Marsia da lagne,

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