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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0042
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Capo I

■ La catechesi ili s. Filippo diacono

aspetto del ministro, avendo barba e capelli incolti; alza la
destra nel gesto oratorio e con la sinistra stringe un rotolo
chiuso. Ambedue i personaggi vestono gli stessi abiti: tunica
lunga discinta, che scende fino alle scarpe, e la penula indicata
un po' sommariamente. Questo manto è qui assai opportuno
perché, secondo il noto testo di Lampridio , soleva indossarsi
specialmente in viaggio; per avere le mani libere, i due
viaggiatori ne hanno raccolto e sollevato la parte anteriore
rigettandola sul dorso.

Il carro, a quattro ruote ora distrutte, esce da un arco,
figura della porta d'una città. Esso è tirato da due focosi
cavalli che guida un cocchiere dalla barba corta, seduto sopra
un cuscino molto basso, per non impedire la vista al padrone:

Fig.

in ciò le vetture antiche si differenziano vantaggiosamente
dalle moderne. Il cocchiere è munito della frusta, che non
manca mai, essendo il suo segno distintivo; veste la tunica
manicata discinta e col cappuccio che in caso di pioggia egli
potrà tirare sul capo. Una simile tunica indossa, per la mede-
sima ragione, il timoniere della nave dì Giona sul sarcofago
lateranense 119 {tav. IX, 3). Da notarsi la differenza nel
vestiario fra padrone e servo: questi ha la sola tunica, essendo
il manto una prerogativa dei padroni. Un cocchiere identico,
colla frusta, ma diretto in senso opposto, si vede in un fram-
mento esistente nell'ingresso della casa 92-93 in piazza di
Spagna {fig. 11).

Davanti alla carrozza corre un cursor, schiavo di lusso, cui
incombeva scansare la gente lungo la strada per dove passava
il padrone. Perciò la sua destra è sulle sculture ordinariamente
armata di un bastone di cui si serve, all'occorrenza, contro i
passanti e sopratutto contro i cani che sogliono inseguirlo.
Di tali cursori il Museo di S. Callisto conserva tre frammenti
{tav. XIV, 4 e 6)~. Su quello con la ' tabula ansata » il cursor
è a piedi nudi e veste una tunica senza maniche, segno dì anti-
chità; forse è ancora della fine del aec. 11. È possibile che tutti
e tre i frammenti provengano dalla catechesi; ma non è sicuro.
Di cursori si fa spesso menzione anche nelle iscrizioni sepol-
crali:i. Notissimo è il cursore biblico Asael, la cui velocità è

' Alex. Sei-., 27: " id gemis vestimenti >i-nifn-r iiitu-tunitm :\M pluviali.' -.

* Il terzo frammento non l'abbiamo riprodotto, offrendo esso soltanto
la metà superiore dei cursor di statura pitto! issi ma; essu provi tue da un coper-
chio di sarcofago per bambino.

equiparata dalla sacra Scrittura a quella delle gazzelle: 'Asael
cursor velocissimus, quasi unus de capreis, quae morantur in
silvis » \ Quello poi di cui parla Marziale, era così bravo da
portare, correndo, senza romperle, uova custodite nel fieno r':

\.r feriali,! tinti nule earrucam,
Sed tuta forno cursor ora portabat.

Sembra che questo sia stato quasi un obbligo dei cursori
in viaggio; certo, sulle sculture, essi hanno spesso nella sini-
stra un cesto, recipiente adattatissimo per uova avviluppate
nel fieno.

II nostro cursor porta sulla spalla sinistra un sacco, 0
bisaccia, con i viveri necessari nel lungo viaggio da Gerusa-
lemme a Gaza. Invece di imitare 1 suoi colleghi, che con
grandi grida e, a volte, con colpi di bastone solevano aprire
il passaggio attraverso la folla, egli dà con la destra una
moneta (distrutta) in elemosina ad una povera vecchia che,
insieme con una piccola compagna stende le mani in atto di
supplica. Cosi il cursor fa nello stesso tempo da erogator,
cioè da elemosiniere, motivo prettamente cristiano e qui
molto bene appropriato, perchè la catechesi finiva col batte-
simo, una delle occasioni più solenni per dare elemosine ai
poveri.

La vecchia mendicante veste la tunica manicata cinta e
sulla testa il pannolino caratteristico, nell'arte classica, delle
nutrici, donne in certo modo benemerite del genere umano.
Sarà quindi « ad captandam benevolentiam » dei passanti che
l'artista le ha dato questo capo di vestiario. La ragazza porta
la tunica a modo di esomide, caso in donne assai raro nel-
l'arte cristiana antica.

Dal fondo emerge, dietro il carro, una colonna coll'orolo-
gio solare, spesso rappresentato nelle scene dell'ultimo viaggio
e della catechesi, quale avviso che l'ora per eccellenza è arri-
vata; esso rammenta quello che M. Val. Messala fece erigere
in una piazza pubblica, 0 in publico in columna »6. Viene poi
un albero, Ìndice di aperta campagna, ed, accanto, una
pietra miliare che, colla cifra X, segna il cammino percorso.
Più a sinistra si scorgono due edifizi, l'uno rotondo con due
finestre e tre merli, l'altro con tetto a schiena d'asino, con bal-
cone sostenuto da due colonne e con una finestra bifora. La
rotonda rappresenta i monumenti funerari, ì mausolei eretti
lungo le vie, ed è caratterizzata dalle lettere D(/s) . M{anibtts),
che si leggono sulla scultura della catechesi del Museo di
Torino [tav. XXII, 6). La casa raffigura il palazzo della regina
Candace, affacciata alla finestra e riconoscibile alia corona
d'alloro che porta in testa; essa guarda verso quella parte
donde deve arrivare il suo ministro. Lo scultore l'ha aggiunta
non solo per completare il quadro, ma per contrapporla alla
povera mendicante. Tutto ciò è di sua invenzione, mentre,
nel rimanente della scena, soltanto le figure del ministro e
dì Filippo sono sue. Ma l'insieme è così omogeneo, cosi
idillico, che la composizione va annoverata fra le più belle del
repertorio cristiano antico. Senza tema di errore possiamo

Vedi ii oiin articolo nelln Rivista, 1924, 144.
' 2 Rtg., 2, .8.
'" Martul., 3, 47.

Plin., //. N., 7, 214.
 
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