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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0049
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idi cristologici

;■;.;

chiama ironicamente Marcione , i quali se Io immaginavano
nel cielo, seduto accanto a Cristo, di contro a's. Paolo *.

Ora è assai sorprendente che verso il tempo in cui s. Ireneo
combatteva le pretese < rivelazioni segrete n degli gnostici, gli
artisti cristiani ortodossi abbiano creato appunto la scena in
cui Nostro Signore dà agli apostoli il mandato di insegnare e
battezzarci popoli. E il mandato è generale, chiaro e manifesto,
senza la minima allusione ad una gnosi segreta.

La coincidenza cronologica delle due scene tanto diverse
- la missìo apostolorum e la « comunicazione di rivelazioni
segrete » - non è fortuita. Le continue fanfaronate di rivela-
zioni speciali da parte degli gnostici, che ancora ai tempi di
s. Agostino ferivano le orecchie dei cristiani ', dovettero per
forza condurre ad una costatazione oggettiva dei fatti, e que-
sta si fece molto opportunamente nella scena della missio apo-
stolorum. E ancora s. Ireneo che oppone agli gnostici gli apo-
stoli, i quali, invece di fregiarsi di «rivelazioni segrete»,
> simpliciter et nomini invidentes, quae didicerant ipsi a
Domino, haec omnibus tradebant » *.

Componendo la scena della missione degli apostoli, gli arti-
sti vollero quindi far vedere chiaramente i primordi della
propagazione della dottrina apostolica, che è quella stessa di
Cristo, per mettere così in piena luce le imposture degli ere-
tici. Onde l'importanza che la scena acquistò nell'arte cri-
stiana antica. Se ne sono conservati molti esempi, alcuni
integri, altri ridotti in pezzi, che in parte abbiamo potuto
ricostruire coli'aiuto dei primi.

La composizione è di solito chiara. Nelle sculture più
antiche Cristo parla, seduto sul monte, agli apostoli che Io
ascoltano in piedi. Il monte è espressamente notato dall'evan-
gelista: " Undecim autem discipuli abierunt in Galilaeam, in
montem, ubi constituerat illis Iesus»5. Esso ha la forma
d'una semplice altura, più o meno cospicua. Presto vi si
aggiungono i quattro fiumi del paradiso, simbolo dei vangeli,
inoltre le personificazioni del monte ovvero del firmamento,
il caelus col panno spiegato. L'artista, o il dottore ecclesiastico,
che tolse in prestito dall'arte classica la personificazione del
firmamento, pensò forse anche alle parole del profeta Isaia:
■ Chi stende come un velo il cielo » ''. Monte e caelus trove-
remo, per ragioni analoghe, pure sui monumenti della tra-
ditio legis a s. Pietro 7, ma allora il monte rappresenterà
quello dell'oliveta, dal quale Gesù salì al cielo.

Essendo ii mandato di insegnare e battezzare i popoli
diretto a tutti gli apostoli, va da sé che il collegio apostolico
è rappresentato in numero sufficiente o per intiero. Solo più
tardi venne, in genere, diminuito, delle volte fino a due. Dico
« in genere », perchè incontreremo un sarcofago tardo con ven-
tidue uditori, distribuiti sulla fronte e le due testate. Prevale
però il numero sacro degli apostoli. Così entrò anche nell'arte
monumentale. Rimane ancora la rappresentazione musiva del

triclinio di Leone III (795-816)", rifatta sotto Benedetto XIV:
ivi Cristo sta ritto sul monte solcato dai quattro fiumi e,
tenendo con la sinistra un libro aperto in cui sì legge il
saluto: PAX VOBIS. fa il gesto oratorio; egli pronuncia
quindi il mandato. Difatti nell'iscrizione dichiarativa del
mosaico il mandato è riferito per intiero dalle parole: EVNTES
ERGO sino alla fine.

§ I. - La missio in cicli cristologici.

1. - Sarcofago di Servanne.

Sui monumenti dell'arte funeraria la missio appare rara-
mente in cicli cristologici. Se ne conoscono finora soltanto due
esempi sicuri, uno probabile. Dei primi l'uno figura sulla
fronte molto lacunosa d'un sarcofago a due zone, murato
nella « cour d'honneur » dei signori Rcvoil a Servanne presso.
Arles e purtroppo destinato a perire, essendo esposto all'in-
temperie. Lo pubblicarono E. Le Blant e R. Garrucci ''; il
primo aggiunse alla propria copia anche quella di Beauméni '".
Avendo io trovato due frammenti sconosciuti dell'originale,
ne feci uno studio particolare, stampato nella Rivista di archeo-
logia cristiana dell'anno 1925 sotto il titolo: dia perla della
scultura cristiana antica di Arles. Qui riproduco, oltre il
disegno di Beauméni, la mia copia, arricchita d'un terzo
frammento dell'originale (tav. XV) ".

Il Peiresc, che vide il sarcofago integro, dà della scena
la seguente spiegazione : « Christus post resurrectionem
suam inter dìscipulos ». Gli sfuggì pertanto che Cristo sta
su una piccola altura, cioè sul monte, altrimenti avrebbe
meglio precisato il contenuto della scena. Cristo era fra quat-
tro apostoli ed aveva la destra alzata nel gesto oratorio, come
possiamo ragionevolmente supporre. Seguiva Giuda appiccato
che separava la missio dall'ascensione al cielo, alla quale assi-
stevano cinque apostoli e che chiudeva il ciclo. Dei particolari
rileviamo soltanto il volto giovanile di Gesù sulla copia di
Beauméni. Non c'è, questa volta, nessuna ragione di mettere
in dubbio l'esattezza del copista.

2. - Frammento di sarcofago del Museo di Puy.

Sul sarcofago, a metà distrutto, di Puy (tav. XXVI, 1)
figurava la missio in mezzo a tre scene prese dalla infanzia di
Gesù: l'angelo che ordina, in sogno, a Giuseppe di prendere
Maria in casa sua, Giuseppe che in presenza dell'angelo ese-
guisce l'ordine avuto, e l'adorazione dei Magi. La scena ras-
somiglia a quella del ciclo di Servanne. Cristo stava sul monte
fra quattro apostoli, due dei quali oggi distrutti, ma richiesti
dalla simmetria; egli ha il nimbo, come anche l'angelo. Nel
fondo, alberi.

' Praeicr., 30 : Rauschen, Fior, palr., IV, 42. Tcrtulliai
titolo di cui godeva Marcione nella sua setta.
' Orio., Ih Lue, hom. 25; MlGNB, P. G., 13, 1866.
" De tonsenm evang., 1, 9 seg.: Migne, P. L., 3+, 1049.
' Cantra haer., 3: MlGNE, P. G., 7, 843 seg.

M.vrrn., 28, 16.

" Is., 40, 22 {secondo il lesto ebraico). Cfr. Ps, 103, 3 seg.

; Vedi il libro 111, e. Vili.

" Garrucci, IV, tav. 2S3; Wilpert, Mosaiken u. Matereien, 155 segg

1 Garrucci, tav. 316, 2.

• Le Blant, Aria, taw. XX1X-XXX.

' Fa parte della collezione R. Valentin du Chevlard a Montclimar.
 
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