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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0060
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Capo IV. - Missio Apostolorum*

forma della dextrarum iunctìo. Volendo per maggior sicurezza
nascondere il sarcofago sotto il pavimento, Faitonia Proba non
fece finire ì due ritratti, ma li lasciò nello stato di abbozzo.
Il costume dello sposo è quello senatoriale. La sposa, carica
di pietre preziose, apre con una mossa elegante il velo nuziale
per poter guardare lui in faccia. Questo gruppo, sebbene
soltanto abbozzato, è il meglio riuscito, perchè fatto secondo
modelli classici ; sembra d'un altro artista, come anche i due
santi protettori agli angoli.

I due epigrammi che si leggevano nel mausoleo, sono
composti di esametri e pentametri; l'uno di trenta, l'altro di
venti versi. In ambedue è la moglie superstite che parla. Da
quello che tratta esclusivamente del defunto Probo, rileviamo
soltanto che egli mori neofìto e confortato dal cibo euca-
ristico: lordane abititm mine Probus es melior Transcendis
senior donatus miniere Christi; che si è avvicinato a Cristo e
ai Santi e che gode d'una nuova luce, essendogli Cristo la
luce: Nunc propior Christo Sanctorum sede potitus - Luce nova
jrueris, lux tibi Christus adest. Termina raccomandando a
Cristo il defunto e invitando questo a pregare per i superstiti:
Hunc tu, Christe, choris iungas caelestibus oro. I Te canal etpla-
cidum iugiter aspiciat. I Quique tuo semper dilectus pendet ab
ore I Auxilium soboli coniugioque jerat. Anche nell'altro epi-
gramma si parla, in prevalenza, dei grandi meriti di Probo.
Un tale uomo non può essere morto: Sed periisse Probum
merùispro talibus absit I Credas, Roma, tuum: vivii et astra tenet.
In ultimo la moglie si consola al pensiero di condividere coi
marito l'urna sepolcrale: Solamen tanti conìux tamen optima
luctus I Hoc Proba sortita est iungat ut urna pares. I Felix lieti
nì»iiuin felix dunt vita maneret Digna iuncta viro digita simul
tumulo ■■ '. S'intende che del sarcofago nascosto non si fa
nessun cenno speciale; il visitatore non poteva che ammirare
il sontuoso mausoleo: Sublime! quisquis tumuli mìraberis arces I
Dìces quantus era! qui Probus /tic situs est.

Ciò che i due epigrammi dicono in parole, vediamo su
molti sarcofagi espresso in immagini, e cioè in quelle del
battesimo nel Giordano, della moltiplicazione dei pani e dei
pesci o del miracolo di Cana, della stella simbolo di Cristo,
del defunto nel consorzio dei santi e delle numerose figure di
oranti. Cosi le immagini e gli epitafi si illustrano a vicenda.

II sarcofago di Proba è, finalmente, prezioso per la crono-
logìa, sapendosi che Proba morì poco prima del 395.

2. - Ricostruzione d'un sarcofago a S. Sebastiano.

I primi scavi di Antonio de Waal a S. Sebastiano r
alla luce frammenti d'un sarcofago con resti di apostoli che
acclamano e con le mura della città celeste nel fondo. Ciò non
era sufficiente per determinare se i frammenti dovessero
attribuirsi ad una missione o ad una traditio legis a s. Pietro;
ma negli scavi del 1922 vennero fuori due frammenti della
nicchia centrale dello stesso sarcofago. L'uno contiene la metà
superiore di Cristo, imberbe, con la croce gemmata nella
destra e col volume mezzo aperto e incartocciato nella sinistra,

di più una corona lemniscata accanto alla croce, per rendere
più solenne l'allusione alla vittoria sulla morte di croce.
L'altro frammento mostra il piede sinistro del Signore e attac-
catavi la mano sinistra della defunta adorante, e parte della
rupe con due dei fiumi simbolici. Per tal guisa rimane indubi-
tato che tutti e quattro i frammenti provengono da una mis-
sione degli apostoli, simile in sostanza a quella del sarcofago
di Probo, ma con alcuni nuovi particolari : la corona, gli
adoranti e la città celeste, alla quale tornerà Cristo risorto
(tav. XX, 6). Per l'ultimo piccolo frammento a destra,
che è staccato dal resto, avverto che esso può appartenere
altrettanto bene alla testata destra. In questo caso la rassomi-
glianza del sarcofago distrutto con quello di Probo, sarebbe
anche maggiore, inquantochè gli apostoli, i testes della risur-
rezione ed ascensione di Cristo, e fa città celeste, avrebbero
occupato anche le due testate. La faccia posteriore era, in
ogni caso, priva di sculture.

Il sarcofago può essere della stessa officina vaticana, da
cui esci quello di Probo, ovvero ambedue furono fatti secondo
un archetipo comune, il che è più probabile. Le sculture
sono tali da poter essere ascritte alla seconda metà del
secolo iv.

3. - Sarcofago distrutto di Moutier-Saint-Jean.

Eccettuati i due adoranti, una missione simile a quella
di S. Sebastiano era pure rappresentata sul sarcofago della
chiesa di Moutier-Saint-Jean, oggi scomparso. Se ne conosce
soltanto la copia secondo una incisione abbastanza perfetta
di Dom Planeher, riprodotta dal Le Blant (fig. 18)'2. Cristo
stava sopra il monte un po' sommariamente indicato dal
copista, ed aveva nella destra una croce gemmata, nella sini-
stra il volume incartocciato, come sul frammento di S. Seba-
stiano; le attitudini dei dodici apostoli erano le solite, e dal
fondo emergevano le mura della città celeste.

4. - Due frammenti sull'antico Convento dei Minimi

Due frammenti d'una missio nella quale Cristo impugnava
la croce, sono murati sull'antico convento dei Minimi, dove,
mercè la gentilezza del proprietario, prof. Dauphin, ho
potuto studiarli. La rappresentazione rassomigliava a quella
del sarcofago di Probo, salvo che Cristo stava da solo nella
nicchia centrale e che la croce aveva la forma di un'asta
rotonda, s'intende, d'oro (tav. XX, 4).

I due frammenti sono tali da permetterci una ricostru-
zione sicura. Il principale mostra due metà di altrettante
nìcchie, separate dalla colonna: quella di mezzo con Cristo,
e la vicina, cioè la terza, con Pietro che acclama con la
destra, avendo nella sinistra un volume chiuso. L'altro fram-
mento offre la seconda nicchia quasi intiera con Giacomo
Minore « fratello del Signore », e un apostolo sbarbato;
quello, rivolto al suo compagno, tiene nella sinistra un

1,37; Le Blant, Gnu/e, p. 1
 
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