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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0063
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( risto dottore degli apostoli

come sogliono essere tali figure; uno solo acclama colla destra
ÌI Signore. Quelli del primo piano, metà barbati, metà senza
barba, sono invece trattati con grande varietà: i più ascoltano,
alcuni acclamano, altri fanno il gesto di parlare, uno dei
quali, il quarto, si rivolge al suo vicino; Luca legge.

La composizione rassomiglia fin qui, in sostanza, alla
mìssio del sarcofago di S. Ambrogio, eccettuato il monte
cogli adoranti, rimpiazzato dal suppedaneo della cattedra.
Il valore speciale della scultura di Arlcs consiste nel fatto
che l'artista stesso ne ha dato l'interpretazione, scrivendo nel
libro di Cristo: Domitius legem dai, formola conosciuta dalle
rappresentazioni della consegna del volume al principe degli
apostoli, nelle quali essa è scritta, a volte, nel volume spie-
gato, che Pietro sta per ricevere '.

Per averne una giusta idea, bisogna anzitutto sapere che
cosa vollero dire gli artisti colla parola lex nell'iscrizione
dichiarativa della scena. Questo ci costringerà ad interrom-
pere, per un momento, l'illustrazione del sarcofago.

Interpretazione della forinola: « Domimis legem dal »
sui monumenti dell'arte antica.

Nei primi tempi della Chiesa nascente, quando non erano
ancora scritti gli evangeli, la parola lex comprendeva la
somma degli articoli di fede e dei precetti di Cristo, custoditi,
per dirlo con le parole di s. Clemente Romano, dalla « glo-
riosa e veneranda regola della nostra tradizione », alla quale
il santo oppone le « inani e vane ricerche" dell'individuo2.
« Gratias autem Deo », scrive nello stesso senso s. Paolo ai
Romani3, « quod... obedistis ex corde in eam formam doc-
trinae, in quam traditi estis », perchè questa dottrina con-
tiene la « parola di Cristo ».

Proposta in forma didattica, la regula, icaviav, non ammet-
teva cambiamenti: «Non lascerai", leggiamo nella Dìdacht,
« i precetti del Signore, ma serberai, senza aggiungere e senza
togliere, le cose che accettasti » *. Onde il grande encomio
che meritarono gli Efesi nella lettera di s. Ignazio antiocheno,
perchè tutti vivevano « secondo la verità ed escludendo ogni
eresia «, non ascoltarono che la parola di Gesù Cristo"0.
Sotto « verità » dobbiamo intendere la lex nel senso indicato.
Per questa si sono introdotte le espressioni: icavwv à\i,8e!as,
regala fidei, o senz'altro: kbv&v. regula*.

La regula si comunicava nel battesimo. Lo afferma espres-
samente s. Ireneo ". Perciò è molto probabile che la consegna
della lex a Pietro, la quale è più antica de! nostro sarcofago,
fosse composta per un ciclo di rappresentazioni d'un batti-
stero, e cioè per quello del baptisterium antiquum lateranense.

Onde non può stupirei trovare l'iscrizione della scena appli-
cata, ad un personaggio determinato e leggerla sopra la
lucerna di bronzo, secondo tutti, una strenna battesimale:
DOM1NVS LEGEM | DAT ■ VALERIO SEVERO | EVTROPI
VIVAS \

L'iscrizione rammenta un episodio raccontatoci negli
Atti di Euplo. Questi si presentò in tribunale con un libro
dei vangeli in mano. Avendogli il giudice ordinato di leg-
gerne un brano, il martire apri il libro e lesse: « Beati qui
persecutionem patiuntur propter iustitiam, quoniam ipso-
rum est regnum caelorum ». E in un altro luogo: « Qui vult
venire post me, tollat crucem suam, et sequatur me ». Dopo
aver letto ancora qualche altro passo, il giudice domandò:
« Hoc quid vult esse? », Euplo rispose: « lex Domini mei,
quae mini tradita est... a Iesu Christo, fìlio Dei vivi»y.
Ecco chiaramente spiegata la parola lex quale somma dei
precetti ed articoli di fede in Cristo.

Benché, secondo Tertulliano, la « regula fidei » fosse « una
omnino, sola immobilis et irreformabilis »,0, già ai tempi di
s. Ignazio v'era chi non l'osservava più. Il santo mette i
fedeli specialmente in guardia contro ì doceti che per lui sono
«belve della specie umana». Agli errori principali di questa
setta sulla realtà del corpo umano dì Cristo e sulla risurre-
zione dei morti, egli oppone Ì sìngoli articoli di fede, comin-
ciando dalla nascita di Maria, e riconoscendo nella risurre-
zione di Cristo il sicuro pegno della nostra". S.Policarpo
precisa la stessa dottrina, ma con espressioni molto drasti-
che, del resto a tutti noteu. Egli scongiura perciò i lettori
della sua lettera ad abbandonare la « vanità di molti e le
false dottrine » e a ritornare alla « dottrina insegnataci da
principio » ".

La nostra scultura ci trasporta a questo « principio », mo-
strando Cristo nell'atto di insegnare la lex ai suoi discepoli:
Dominus legem dal. La scena si svolge sotto un portico soste-
nuto da colonne scanalate a spira, con capitelli ionici e co-
perto da un tetto di tegole a un solo spiovente. Alle due estre-
mità sono altrettanti ingressi, ornati di tìmpani con corone
lemniscate e acroterì. In quello a sinistra, un uomo vestito
di lunga tunica manicata e penula, raccomanda all'assem-
blea sacra un penulato più giovane; un terzo penulato emerge
dal fondo col solo busto. Nell'ingresso, a destra, due matrone
nel fondo, tutte avvolte nella palla e, nel primo piano, una
simile colle mani protese in atto di supplica. Si direbbero
genitori in atto di raccomandare figli, se l'ultima figura fosse
effigiata a testa scoperta; avendo però gli abiti matronali,
bisogna supporre che l'artista volle raffigurare in genere dei

' Vedi libro III, e. IX.
' i Cor., 7, 2: Funk, 70.
' Rom., 6, 17; 10, 17. Cfr. Gal., 6, 16, dove s

' Doclrina duoderim afiosloiorum, 4, 13: Fu
. Vili, e. 3, 2.

'- Ignat., Ep. adEpk., (1, 2: FlNK, 17S.
'■ Ihen., Cantra haer,, 1,9,4: Migne, P. G.
Racsi'iirn, Fior, finir. 4, 24.

k, CLII. Cfr. Herm., Fast.,

1 Vedi GAI

. VI, t;

' KN'OPK. .-Ius«r:ìlihlt, \lin!\ifi,;h',-H. Tuliiilni'H e Leipzig, 1901, 97 seg.
Vedi anche detti ss. Saturnini, Datici, eie..presiti Rlinart, ed. Ra[isb.,4i7seg.,
dove alla « iussio Imperatorum et Caesarum > viene opposla la « le*: Dei»:
■ Nun curo 1 lisi legem Dei quarti didiei. Ipsam custoditi, prò ipsa morior, in
ipsa consummor, praclcr quam non est alia ». E più oltre, alla domanda del
prue (.instile: Qnare anitra praceeptum (Impcratorurn) fiu'ii-bas? . il martire
risponde: « Lex sic iubet, Lex sic docet »,

'" Tektoix., De vtU. rory., 1: Mkjne, P. L., 2, 907.

" Ep.ad Trati., 9: Funk, 208.

" Ep.ad Philifip., 7, 1.
 
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