Capo V. - Cristo fonte della dottrina sacni
superstiti che raccomandano defunti, per offrire un soggetto
applicabile a qualsiasi compratore. In tal guisa le due scene
non sono altro che un ampliamento delle solite figure di ado-
ranti che s'incontrano ai piedi di Cristo: marito, come qui,
a sinistra, e moglie, a destra. Per aumentare ii numero dei
superstiti e nello stesso tempo riempire il vano, l'artista
aggiunse nel fondo dei due ingressi, come si disse, un penu-
lato e una matrona '. Tutti questi personaggi, secondo l'in-
tenzione dell'artista, hanno ricevuto dal Signore la legge,
come Valerio Severo, cioè sono tutti battezzati.
L'iscrizione illustrativa: Domimis legem dal, ci vieta di
prendere la scena per un giudizio particolare, quale si trova
qualche volta sulle pitture cimiteriali. Ma lasciando anche da
parte l'epigrafe, non si potrebbe proporre una tale interpre-
tazione, perchè nelle scene del giudizio la sentenza si sup-
pone sempre già pronunciata, ed è, naturalmente, favore-
vole, come nelle preghiere così sulle pitture: Ì defunti sono
ammessi alla felicità eterna e pregano per i superstiti. Qui
invece siamo ancora al principio; i defunti sono soltanto
raccomandati.
Il sarcofago possiede, per buona sorte, il suo coperchio
primitivo ~, decorato anch'esso di sculture che stanno in
stretta relazione con quelle della fronte. Nel centro è incisa
una iscrizione, dalia quale ricaviamo che il sarcofago non fu
acquistato da marito e moglie, come pensava lo scultore,
bensì dalla madre di nome Blanda e dal fratello del defunto
ivi deposto. Questi si chiamava Concorditi, fu chierico fin
dalla prima gioventù e morì vescovo in età di cinquanta
anni appena. Sotto l'iscrizione è graffito il monogramma di
Cristo fra A e 0) e due colombe con ramoscelli d'ulivo.
Questo gruppo simbolico equivale all'augurio: Spiritus tuus
in pace et in Christo, fatto dai superstiti in prò del defunto,
acclamato dai due santi vicini che lo accolgono nella felicità
eterna s.
Gli altri santi del coperchio, tutti giovani senza barba,
come Ì due accanto all'iscrizione, continuano l'opera rappre-
sentata sulla fronte, leggendo, parlando, ascoltando e decla-
mando. Possiamo vedervi degli apostoli in senso più generico,
cioè discepoli. Il carattere scientifico della loro occupazione
è marcato dai quattro fascicoli di volumi posti in terra e dai
due libri sopra leggìi a forma di testa e zampe di leone, ai
' due angoli del coperchio. Del leggìo a sinistra non si vede
che la base i.
Se il nostro Concordio va identificato coll'omonimo che
sottoscrisse il primo concilio di Valence 5, celebrato nel 374,
il sarcofago dovrà datarsi dal secolo IV inoltrato, epoca che
corrisponde perfettamente allo stile delle sculture.
2. - Sarcofago di Rignieux-le-Franc.
Una replica un po' semplificata della scena descritta la
troviamo sul sarcofago proveniente da Rignieux-Ic-Franc
e acquistato dal Museo del Louvre {tav. XXXIV, 1)tì: man-
cano i due ingressi laterali del portico coi gruppi dei racco-
mandati, e l'iscrizione illustrativa nel libro aperto del Cristo.
Gli uditori, seduti, sono dodici; sette altri emergono dal
fondo. Fra Ì primi v'ha anche Paolo, al suo posto ordinario a
destra dello spettatore; egli acclamava, come anche Pietro,
il quale condivide ÌI suppedaneo con Cristo, avendovi posato
il piede destro. È difficile dire se questo particolare sia
intenzionale, ovvero cagionato dalla ristrettezza dello spazio;
nel primo caso includerebbe una attenzione onorifica per il
principe degli apostoli.
Il sarcofago fu probabilmente lavorato nella stessa offi-
cina da cui uscì quello di Concordio, ma da altre mani; le
figure sono più agili, i movimenti hanno più naturalezza,
ciò che rivela un migliore artista. Ma per la datazione ab-
biamo da scegliere, incirca, la stessa epoca, cioè la seconda
metà del secolo iv.
3. - Sarcofago di Bellegarde.
Rinvenuto a Bellegarde, questo sarcofago fu donato dal
proprietario alla Cattedrale di Nimes, dove serve d'altare
[tao, AL///, 5). « C'est une tombe de forme évasée, comme
nous en trouvons tant dans le Sud-Ouest », scrive il Le Blant:.
In ciò consiste il suo interesse speciale, offrendoci un tipo
di decorazione romano-are latina, applicato, con rara fedeltà,
ad un sarcofago lavorato in una delle officine del sud-ovest.
La sua rassomiglianza con quello di Rignieux-le-Frane è
invero sorprendente. «Le bas-relief», così lo stesso autore,
« représente un long portique à colonnes torses, devant lequel
on voìt le Christ barbu... au milieu de ses apòtres. Le Sei-
gneur sur un tróne à scabellum enseigne; il ticnt le volumen
sacre de la main gauche... Les apótres sont assis sur des siè-
ges dont les bras sont formés par des dauphins, figure très
employée par les pai'ens et les chrétiens dans l'omementa-
tion des mcubles. Au second pian se montrent les tètes de
six personnages assistant à la scène »s. Questa descrizione
vale anche, salvo qualche particolare, pel sarcofago di Ri-
gnieux-le-Frane. Cristo tiene con la sinistra un volume
mezzo svolto, invece del libro aperto.
Lo stato delle sculture è pessimo; quasi tutte le teste
dei personaggi del primo piano sono distrutte (fine del
secolo iv).
i gruppi dei due ingressi E. Li: Ulani (Ar/es, pi. IV, p. S) crede di
» des defunts prescritta à Jisus-Christ pur des saints, mi plutòt
un pére, une mère et deux enfants moria avant cu\, uu'ils offrcnt au Sei-
' Le BLANT, Caute, tav. X, 1, p. 32 seg.
1 Carrocci {tav. 343, 3, p. 70), sedotto dall'iscrizione, scrive: « questo
sarcofagi sembra bene essere stali, scolpito pel prete Concordio. non altro rap-
presi.Tit.indo la fronte e il coperchio elle la parie priueip.:!: i
sacerdozio, ;i cui accede la parte addiscenle clic e il laicato ».
1 Più oltre ci si presenterà un leggio di faccia, col libro apeno dei vai
geli postovi sopra. Vedi libro II, e. Ili, § 4.
* Le Blant, Inscr, chrèt,, II, n, 509, p, 241.
'■ Le BlaNT, Caule, tav. IV, j, p. ig. Lo pubblicò per primo, ma inesatti
incute. M\kiii:\v, Ih'rtioimaire, 719, donde Kraus, RnilcHtyclopadie, II, 82
inservibile, per i particolari, e anche la copia del GARRUCCI, tav. 343, ;
p. 69.
. XXXI,
superstiti che raccomandano defunti, per offrire un soggetto
applicabile a qualsiasi compratore. In tal guisa le due scene
non sono altro che un ampliamento delle solite figure di ado-
ranti che s'incontrano ai piedi di Cristo: marito, come qui,
a sinistra, e moglie, a destra. Per aumentare ii numero dei
superstiti e nello stesso tempo riempire il vano, l'artista
aggiunse nel fondo dei due ingressi, come si disse, un penu-
lato e una matrona '. Tutti questi personaggi, secondo l'in-
tenzione dell'artista, hanno ricevuto dal Signore la legge,
come Valerio Severo, cioè sono tutti battezzati.
L'iscrizione illustrativa: Domimis legem dal, ci vieta di
prendere la scena per un giudizio particolare, quale si trova
qualche volta sulle pitture cimiteriali. Ma lasciando anche da
parte l'epigrafe, non si potrebbe proporre una tale interpre-
tazione, perchè nelle scene del giudizio la sentenza si sup-
pone sempre già pronunciata, ed è, naturalmente, favore-
vole, come nelle preghiere così sulle pitture: Ì defunti sono
ammessi alla felicità eterna e pregano per i superstiti. Qui
invece siamo ancora al principio; i defunti sono soltanto
raccomandati.
Il sarcofago possiede, per buona sorte, il suo coperchio
primitivo ~, decorato anch'esso di sculture che stanno in
stretta relazione con quelle della fronte. Nel centro è incisa
una iscrizione, dalia quale ricaviamo che il sarcofago non fu
acquistato da marito e moglie, come pensava lo scultore,
bensì dalla madre di nome Blanda e dal fratello del defunto
ivi deposto. Questi si chiamava Concorditi, fu chierico fin
dalla prima gioventù e morì vescovo in età di cinquanta
anni appena. Sotto l'iscrizione è graffito il monogramma di
Cristo fra A e 0) e due colombe con ramoscelli d'ulivo.
Questo gruppo simbolico equivale all'augurio: Spiritus tuus
in pace et in Christo, fatto dai superstiti in prò del defunto,
acclamato dai due santi vicini che lo accolgono nella felicità
eterna s.
Gli altri santi del coperchio, tutti giovani senza barba,
come Ì due accanto all'iscrizione, continuano l'opera rappre-
sentata sulla fronte, leggendo, parlando, ascoltando e decla-
mando. Possiamo vedervi degli apostoli in senso più generico,
cioè discepoli. Il carattere scientifico della loro occupazione
è marcato dai quattro fascicoli di volumi posti in terra e dai
due libri sopra leggìi a forma di testa e zampe di leone, ai
' due angoli del coperchio. Del leggìo a sinistra non si vede
che la base i.
Se il nostro Concordio va identificato coll'omonimo che
sottoscrisse il primo concilio di Valence 5, celebrato nel 374,
il sarcofago dovrà datarsi dal secolo IV inoltrato, epoca che
corrisponde perfettamente allo stile delle sculture.
2. - Sarcofago di Rignieux-le-Franc.
Una replica un po' semplificata della scena descritta la
troviamo sul sarcofago proveniente da Rignieux-Ic-Franc
e acquistato dal Museo del Louvre {tav. XXXIV, 1)tì: man-
cano i due ingressi laterali del portico coi gruppi dei racco-
mandati, e l'iscrizione illustrativa nel libro aperto del Cristo.
Gli uditori, seduti, sono dodici; sette altri emergono dal
fondo. Fra Ì primi v'ha anche Paolo, al suo posto ordinario a
destra dello spettatore; egli acclamava, come anche Pietro,
il quale condivide ÌI suppedaneo con Cristo, avendovi posato
il piede destro. È difficile dire se questo particolare sia
intenzionale, ovvero cagionato dalla ristrettezza dello spazio;
nel primo caso includerebbe una attenzione onorifica per il
principe degli apostoli.
Il sarcofago fu probabilmente lavorato nella stessa offi-
cina da cui uscì quello di Concordio, ma da altre mani; le
figure sono più agili, i movimenti hanno più naturalezza,
ciò che rivela un migliore artista. Ma per la datazione ab-
biamo da scegliere, incirca, la stessa epoca, cioè la seconda
metà del secolo iv.
3. - Sarcofago di Bellegarde.
Rinvenuto a Bellegarde, questo sarcofago fu donato dal
proprietario alla Cattedrale di Nimes, dove serve d'altare
[tao, AL///, 5). « C'est une tombe de forme évasée, comme
nous en trouvons tant dans le Sud-Ouest », scrive il Le Blant:.
In ciò consiste il suo interesse speciale, offrendoci un tipo
di decorazione romano-are latina, applicato, con rara fedeltà,
ad un sarcofago lavorato in una delle officine del sud-ovest.
La sua rassomiglianza con quello di Rignieux-le-Frane è
invero sorprendente. «Le bas-relief», così lo stesso autore,
« représente un long portique à colonnes torses, devant lequel
on voìt le Christ barbu... au milieu de ses apòtres. Le Sei-
gneur sur un tróne à scabellum enseigne; il ticnt le volumen
sacre de la main gauche... Les apótres sont assis sur des siè-
ges dont les bras sont formés par des dauphins, figure très
employée par les pai'ens et les chrétiens dans l'omementa-
tion des mcubles. Au second pian se montrent les tètes de
six personnages assistant à la scène »s. Questa descrizione
vale anche, salvo qualche particolare, pel sarcofago di Ri-
gnieux-le-Frane. Cristo tiene con la sinistra un volume
mezzo svolto, invece del libro aperto.
Lo stato delle sculture è pessimo; quasi tutte le teste
dei personaggi del primo piano sono distrutte (fine del
secolo iv).
i gruppi dei due ingressi E. Li: Ulani (Ar/es, pi. IV, p. S) crede di
» des defunts prescritta à Jisus-Christ pur des saints, mi plutòt
un pére, une mère et deux enfants moria avant cu\, uu'ils offrcnt au Sei-
' Le BLANT, Caute, tav. X, 1, p. 32 seg.
1 Carrocci {tav. 343, 3, p. 70), sedotto dall'iscrizione, scrive: « questo
sarcofagi sembra bene essere stali, scolpito pel prete Concordio. non altro rap-
presi.Tit.indo la fronte e il coperchio elle la parie priueip.:!: i
sacerdozio, ;i cui accede la parte addiscenle clic e il laicato ».
1 Più oltre ci si presenterà un leggio di faccia, col libro apeno dei vai
geli postovi sopra. Vedi libro II, e. Ili, § 4.
* Le Blant, Inscr, chrèt,, II, n, 509, p, 241.
'■ Le BlaNT, Caule, tav. IV, j, p. ig. Lo pubblicò per primo, ma inesatti
incute. M\kiii:\v, Ih'rtioimaire, 719, donde Kraus, RnilcHtyclopadie, II, 82
inservibile, per i particolari, e anche la copia del GARRUCCI, tav. 343, ;
p. 69.
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