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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

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https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0115
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§ IX. - Pastori che sorvegliano il gregge

duto la loro forma primitiva. Qui è però possibile che le
mancanze fossero state supplite in pittura oggi sparita. Sol-
tanto lisciato è il busto delia defunta, una nobile fanciulla di
anni dieci incirca, nella consueta attitudine, vestita di tunica
e palla contabulata, e adorna d'una triplice- collana di perle e
pietre preziose. L'acconciatura dei capelli che coprono le
orecchie è un indizio che il sarcofago appartiene alia prima
metà del ni secolo, data con la quale vanno d'accordo le
figure dei due pastori vestiti della sola esomide e scarpe.

5. - Sarcofago della cattedrali di Osimo.

Della rappresentazione d'un solo pastore col suo gregge
abbiamo un superbo esemplare nel sarcofago della catte-
drale di Osimo '. E la prima volta che se ne pubblica una
riproduzione fotografica, eseguita per la nostra opera dal
comm. Carboni (tav. LXXX1X, 2). Lo stato di conserva-
zione lascia a desiderare. Le sculture, molto logore, furono
ritoccate quando il sarcofago ricevette la salma di « s. Ben-
venuto vescovo ». Il restauratore guastò sopra tutto la forma
delle pecore e le pieghe degli abiti del pastore, cioè la tunica
e ìl manto di pelle gettato sugli omeri e legato al collo;
anche il braccio stecchito è di restauro. Con tutto ciò l'aspetto
generale è ancora bello e rivela un discreto artista. Molto
naturale la vite che esce da due eleganti vasi, diffondendosi
su tutta la fronte e lasciando solo un piccolo spazio per il
pastore col gregge. È quindi chiaro che, secondo l'intenzione
dell'artista, la vigna deve avere un significato simbolico: essa
è, secondo ogni verosimiglianza, il noto simbolo della Chiesa,
parte della quale è affidata al pastore rappresentato in mezzo
al gregge. Lo stesso significato simbolico ha la vite ricca di
grappoli e pampini e germogliarne anch'essa da un vaso arti-
stico; è rappresentata nel mosaico obsidale d'un mausoleo
di Ancona, di cui si conosce il fondatore, mercè la seguente
iscrizione rinvenuta sul luogo: Fl(avius) Evintìus veteranus
feci sepulcrum in re mea, ubi requiescam. La significazione
poi della vite è dichiarata dall'epigrafe sottoposta dallo stesso
artista al mosaico: vinea Jacta est dilecta in comuni in loco
uberi, parole tratte dal cantico di Isaia (5, 1)s.

Il volto del pastore è tutto consunto, perciò affatto irrico-
noscìbile; si vede soltanto che è imberbe. Due pilastri scana-
lati, con capitelli corinzi, inquadrano la fronte che, a propor-
zione della lunghezza avrebbe dovuto essere un po' più alta.

Il sarcofago sembra lavorato da artisti non romani e de-
stinato fin dall'origine ad un vescovo (iv secolo).

§ X. - Il Buon Pastore carezza la pecora
nel paradiso.

Si è visto {p. 95) che sulla preziosa fronte del sarcofago
lateranense 177 il pastore a sinistra carezza una pecora,
giusto come fa ivi il Buon Pastore stesso, e come fanno

1 Garrucci, tav. 300, 2, p. 3.

* De Rossi, Cubiculo sepolcrale cristiano di diritto privato e mosaico del
suo pavimento in Bulktt. crist., 1879, tav. IX-X, p. 128 segg. L'
del veterano Flavio Evenzio e incisa in una colonnetta di
n posteriore al secolo Vi.

pastori su altri monumenti {tavv. LIV, 2 e LV, 3). Nel

libro seguente vedremo, su due o tre sculture, anche Pietro
carezzare la pecora. In tutti questi casi la pecora simbo-
leggia il fedele nella vita terrestre.

Ma il gesto di carezzare può essere applicato anche alla
pecora, come simbolo dell'anima beata nel paradiso. Questo
significato richiede una scultura, con l'illustrazione della
quale chiuderemo il presente libro.

Il gruppo del Buon Pastore e della pecora da lui carez-
zata occupava il centro della faccia posteriore d'un sarco-
fago con sculture su tutti e quattro i lati, che dalla basilica
di S. Pietro fu trasportato alla Villa Borghese. Mentre la
fronte e i due lati piccoli finirono, con la Coltection Borghése,
nel Museo del Louvre, della faccia posteriore non si sapeva
più dove fosse. Il Garrucci riprodusse pertanto la copia stam-
pata . Dopo aver fatto cercare la lastra inutilmente nei ma-
gazzini del Louvre, credetti dovere ritenerla perduta, quando
un giorno dell'aprile 1923 il prof. Mingazzini, che stava inven-
tariando per il Ministero tutti gli oggetti antichi della Villa,
mi disse aver veduto alcuni frammenti che forse avrebbero
potuto interessarmi. Andai subito con lui sul posto e vidi la
faccia ricercata, però non più ìntegra, ma segata in sette
pezzi che barbaramente erano adoperati come materiale
decorativo del così detto Teatro! * I pezzi furono fotografati,
ricomposti sopra un cartone, fotografati di nuovo e riaggiu-
stati per la tavola di quest'opera (tav. LXXXII, 4). In seguito
alla mia constatazione, il comm. Bocconi li fece staccare
dal muro e mettere al sicuro nel Museo del Campidoglio.

Le sculture sono, in sostanza, ben conservate, malgrado
che sieno state esposte per secoli alle intemperie. Hanno
poi un grande pregio, essendo sfuggite alle mani dei restau-
ratore, tranne l'aggiunta delle piccole parti mancanti del
mento e del naso, attualmente di nuovo sparite. Il marmo è
bianco, levigato e di ottima qualità; perciò mantiene ancora
in gran parte la politura primitiva. Gli abiti del Buon Pastore
sono di una conservazione perfetta: le scarpe con la pelle rivol-
tata, i calzettoni a fasce ingraticolate, la tunica manicata scen-
dente in pieghe naturalissime fino alle ginocchia e la pelle-
grina orlata coi nastri legati a fiocco nell'apertura per il collo.
Il volto è di fattezze nobili, èvbo^os tjJ rtyei 5, con fronte
bassa, occhi a mandorla, con bocca piccola, capelli lunghi
e inanellati e d'una fattura ammirabile, senza la minima trac-
cia del trapano; uno scultore di oggi non potrebbe farli
meglio. Se non mancassero il naso e il mento, il Buon Pa-
store sarebbe il più bello di tutta la serie, non eccettuata
neppure la statua lateranense più antica, deformata un po'
dal grande uso del trapano. Stringendo nella sinistra un
bastone dritto con decorazione intagliata a forma di nodi,
egli carezza con la destra abbassata una delle due pecore
che stanno ai suoi piedi e lo guardano. Nel fondo, due
alberi. Quando la lastra fu segata in sette pezzi, la parte

1 Tav. 324, 4, p. 48: « Io cavo questo riverso del sarcofago dalle stampe
del Bosio che son quelle del Bonari ».

1 Vedi fìg. 4 del mio articolo : Appunti su alcuni sarcofagi cristiani in
Rendiconti della Ponti/. Accad. rom., 1924, p. 173.

5 Vedi sopra p. 69.
 
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