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■ della più aulica rappresentasi

■altura del battesm

II simbolismo battesimale venne ulteriormente approfon-
dito, come risulta dalla controversia sulla validità del batte-
simo amministrato da eretici: « La fonte dell'acqua battesi-
male e la sua origine dalla pietra furono allora e in seguito
considerate come tipo dell'origine e dell'unità della fede, dei
sacramenti e della Chiesa » '. •■ Quo », domanda s. Cipriano,
■ quo venturus est qui sititi utrumne ad haereticos, ubi fons
et fluvius aquae vitalis omnino non est, an ad ecclesiam quac
una est et super unum qui et claves etus accepit Domini
voce fundata est? »3 II santo dichiara esplicitamente che
la fonte si trova soltanto nella Chiesa, e non presso gli ere-
tici, e lascia trasparire essere Pietro il primo e precipuo am-
ministratore della fonte e dell'acqua battesimale. Le parole:
o Et omnes in Moyse baptizati sunt », citate poc'anzi, sono
pertanto da applicare a Pietro di cui Mosè fu la figura. Con
tutta la chiarezza desiderabile il simbolismo in parola è
espresso nell'arte minuta: su due fondi d'oro e sul piatto
di Podgoritza, accanto al personaggio che percuote la pietra,
non è scritto MOSES, bensì petrvs3. I due vetri sono del
iv secolo, il piatto forse non posteriore al v.

In seguito ad uno dei vetri, quello pubblicato dal Boldetti ',
già il Bottari, a proposito della fonte miracolosa effigiata sul
sarcofago lateranense 180', si domanda: «Ora chi sa... che
parimente il Mosè scolpito in quest'arca non rappresenti
ancor qui s. Pietro, il quale fondò la Chiesa Romana, e che
fu il primo, che ai Romani mostrò l'efficacia dell'acqua del
santo battesimo? »8 Fu questo un lampo che non tornò più
a rischiarare la mente del Bottari. In tutti gli altri casi egli
non vede che il semplice miracolo nel deserto. È anzi tanto
persuaso della giustezza della sua interpretazione, da pren-
dere per segno distintivo degli Ebrei il berretto rotondo por-
tato spesso da coloro che avidamente bevono l'acqua della
fonte. Errore madornale: il copricapo militare, il pileus pan-
nonicus, sulla testa d'un Giudeo che, sì noti bene, aveva il
suo costume proprio, come lo aveva pure il soldato, ambe-
due perciò riconoscibili anche da lontano! Eppure l'opinione
sbagliata del Bottari fu accettata da tutti gli archeologi e
fece legge fino ai nostri giorni.

Ognuno sa quanto fu fatale la confusione prodotta da
questo errore nelle rappresentazioni del principe degli apo-
stoli. Infatti i personaggi col berretto ritornano in tre diffe-
renti scene che l'errore del Bottari obbligava ad applicare
a Mosè o a qualche altro personaggio del Vecchio Testa-
mento. Rimandando alle nostre pubblicazioni su tale argo-
mento", qui basterà accennare che l'incertezza nello spiegare
i rispettivi monumenti si deve unicamente al falso metodo
degli interpreti. Gli scultori antichi non avrebbero potuto
esprimersi con chiarezza maggiore; essi ci fornirono un mezzo
che esclude ogni dubbio, ogni equivoco.

§ I. - Esame della più antica rappresentazione in
scultura del battesimo di Cornelio.

Cominciamo l'esame delle sculture col più antico esempio
della fonte simbolica. Questo ci è offerto dal ben noto sar-
cofago lateranense 119, proveniente dall'antico cimitero vati-
cano, per la disposizione non comune delle rappresentazioni
chiamato dal Bottari « il più bizzarro n (tav. IX, 3)B. La
scena della fonte è già pienamente sviluppata e corrisponde
in sostanza al racconto biblico 9: « Cumque clevasset Moyses
manum, percutiens virga bis silicem, egressae sunt aquae
largissimae, ita ut populus biberet et rumenta ». Il perso-
naggio principale, vestito degli abiti sacri (la testa e l'avam-
braccio destro sono di restauro), impugna nella destra
alzata la «virga Dei"'", percuotendo con essa una roccia iso-
lata e tenendo la sinistra sotto il pallio, puntata sul fianco.
Egli ha quindi un'attitudine molto artistica. Per l'età della
scultura è di qualche importanza che il gruppo rassomiglia
ai più antichi affreschi, cioè a quelli della •> cappella greca »
della prima metà del secolo ti, e a quelli della « cripta di
S. Gennaro » e dei 0 cubicoli dei sacramenti 1 della seconda
metà, di quel secolo, dunque più o meno contemporanei.

Sotto la verga scaturisce una ricca sorgente d'acqua che
inonda la roccia. Nessun accenno al « bestiame »; invece
« il popolo » è rappresentato da tre giovani che, ginocchioni,
prendono colte mani l'acqua per dissetarsi. Seguendo cosi
l'invito espresso nell'epitafio di Pettorio, essi fruiscono del-
Yimmortalis fons aquarum divinìttis manantmm: si fanno bat-
tezzare.

I tre giovani vestono, oltre le scarpe, una tunica con
alta cintura, senza maniche, e una corta penula raccolta
sulle spalle, per lasciare libere le mani. Questo abito li carat-
terizza per soldati romani, il che è di importanza decisiva
per la spiegazione della scena. Invero, avendo rappresentato
alla fonte soldati romani, l'artista volle escludere il popolo
ebreo, che sulle sculture cristiane porta sempre gli stessi
abiti, e cioè tunica lunga e discinta e, come manto (per adulti)
un'ampia penula, o (per ragazzi) la pellegrina, alicula. Cosi
vediamo gli ebrei sopra tutto nel passaggio del Mar Rosso
e nell'ingresso di Gesù in Gerusalemme. Così si presenta
un ebreo anche sul nostro sarcofago 119, nella risurrezione
di Lazzaro: è l'uomo a destra dell'apostolo, dal restauratore
ignaro cambiato in una donna. Restando dunque dalla
nostra scena esclusi gli ebrei, essa non può rappresentare il
semplice miracolo della fonte nel deserto, e il personaggio
che percuote la roccia non è, per conseguenza, Mosè, bensì
Pietro, come attestano, oltre Ì tre vetri che ne portano il
nome tutti i numerosi monumenti che gli danno i tratti
caratteristici del principe degli apostoli.

1 De Rossi, Roma toturr,, II, 331.

1 Ep. 73, li; Haktel, 78f>.

1 Garbucci, III, wv. 179, 8 e 9; VI, t

' Ossem., lav. 5, p. 200.

'" Gahhucci, tav. 372, 2.

■ Roma sollerr.. Ili, 27.

~ M'olire itati (tthrltr .ìtislt-^iiìig tler altchristlichen Sarkophagskidplur
Zeitsclir. /. kalh. Theologie, 1922, 1-19 e 177-211; S. Pietro sulle più co
ciiiiìtrriiili tmùrhr. in Stinti romani, 1922, 14-34.

' Roma sollerr., I, tav. XLII, p. 186.

" Xam., 20, II.
" Ex., 4, 20.
 
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