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Capo IV. - Pietro pastore

alcuna pecora ai suoi piedi. Siccome quella che porta è
pesante, egli s'è fermato per riposarsi un poco.

È degno di osservazione che Pietro ha su tutte le due
sculture il tipo di vecchio meno frequente. L'autore della
composizione l'avrà preferito a quello più comune, per rile-
vare maggiormente nell'apostolo le sue lunghe fatiche nel
cercare e portare la pecora? Questo è possibile, forse anche
probabile; ma non possiamo affermarlo, avendo incontrato
il medesimo tipo anche in scene in cui non si accenna in
modo cosi evidente a una grande fatica.

3. - Età delle sculture.

Come molti monumenti dì Pisa, così anche il sarcofago
vi è stato importato. Ma non siamo in grado di stabilirne
la provenienza con assoluta certezza. Possiamo dire però
che con molta probabilità proviene da Roma o da Ostia,
donde, secondo il Lanciani (Storia degli scavi, I, p. 18),
furono asportati « infiniti marmi » per la cattedrale di Pisa.
Il lavoro è prettamente romano, romano pure il simbolismo
geniale espressovi, romana la forma data alle scene di Giona,
romana infine la scultura del Museo delle Terme, il che
è di qualche momento, trattandosi d'una rappresentazione
finora quasi unica.

Abbiamo notato che il sarcofago serviva di sepoltura
ad un vescovo. Non possiamo assolutamente escludere un

papa, benché le tombe della cripta dei papi nel cimitero di
S. Callisto siano di prevalenza semplici loculi; ma non pos-
siamo indicare alcun nome. Nel cimitero medioevale il sar-
cofago venne forse adoperato per la sepoltura di qualche
abbate, come opina Lucio Mariani. Le sculture suppongono
un valente artista: la relazione armonica fra l'altezza e la
lunghezza della fronte e fra i singoli campi, il disegno giusto
delle figure, il modo come è trattata la lana delle pecore con
quelle pieghe parallele al collo, il tipo antico dei pastori e
le scene pastorizie come tali, la composizione maestrevole
dei gruppi e la loro distribuzione sulla fronte e sulle testate,
la finezza del lavoro, l'uso limitatissimo del trapano, sono
tutti indizi di somma antichità, ai quali non si può opporre
altro che la larga parte concessa all'elemento decorativo, che,
generalmente parlando, è un indizio piuttosto di tarda età.
Però, siccome le parti decorative erano affidate ad artisti spe-
ciali, ed una ricca ornamentazione non è affatto incompati-
bile con la valentìa dell'artista che eseguiva le rappresen-
tazioni, non sarà troppo ardito di assegnare al sarcofago la
prima metà del secolo in.

Più difficile, a causa dei ritocchi, è la datazione del fram-
mento, la cui scultura perdette alquanto del suo carattere
primitivo sotto la mano del restauratore. Ciò non di meno
preferiamo senza esitazione il secolo in al iv, visto che l'abito
si riduce alla sola tunica con mezze maniche.

APPENDICE II.
SIGNIFICATO SIMBOLICO DEL PALLIO SACRO.

Quando pubblicammo lo studio sul pallio sacro ', il
sarcofago di Pisa stava ancora interrato; esso ci obbliga a
ritornare sull'argomento, essendo le sue sculture d'impor-
tanza capitale per il simbolismo di questa somma insegna
ecclesiastica. I Greci molto acconciamente la chiamano àpo-
ij>ópioy, perchè portata sopra tutto dalle spalle, 3/k», I! primo
autore a proporne una significazione simbolica, è sant'Isi-
• doro dì Pelusium (f circa 440). Egli la mette in relazione
col linteum, òtìóVij. dei diaconi, l'odierna stola diaconale, che gli
ricorda l'umiltà di Nostro Signore quando sì abbassò fino
a lavare i piedi agli apostoli. 0 E Vomophorion dei vescovi ,
prosale il Santo, « che è di lana, non di lino, designa la
pelle della pecorella smarrita che il Signore cercò e, trovatala,
riportò sulle spalle. Il vescovo che rappresenta il Cristo com-
pie l'opera dì luì e mostra per mezzo di questo abito di essere
imitatore del buono e grande pastore, il quale ha voluto
accollarsi le infermità del gregge ... Il Santo aggiunge ancora
che venuto, nella messa, il momento di leggere l'adorando

vangelo, parola dì Dìo, il vescovo s'alza e depone l'abito
dell'imitazione, cioè Vomophorion, il pallio, manifestando
così essere presente il principe dei pastori, Iddio e Signore .
Quanto ingegnosa è l'aggiunta, altrettanto strana appare
ora la prima parte della spiegazione simbolica, secondo la
quale Vomophorion designerebbe « la pelle della pecorella
smarrita e dal Signore riportata ». Il Santo dovrebbe aver
pensato più alla lana che alla pelle perchè se tale fosse la
sorte del Trpóffarov irXanjOéy. della « ovis perdita 0, nessuna
si lascerebbe trovare e riportare. Che differenza nel sim-
bolismo rivelatoci dai due monumenti che abbiamo illustrato!
h'omophorion significa, è vero, una pelle di pecora, ^daiotij.
« pallium '», ma la pelle d'una pecora qualunque, una pelle che
serve di manto al pastore. Con questo manto trovammo
congiunto un sublime significato simbolico, che è appunto
la causa dell'epiteto sacrtim datogli, simbolismo che, natu-
ralmente, passa anche al manto del vestiario apostolico, al
pallio nel senso proprio della parola.

1 L'Arte, di Adolfo Venturi, 1898 e 1S99.

■ Ep. I. 136: MrGNE, P. C, 78, 271. L'ultima parie è più lardi ripetuta

imeon Thessal., De div. tempio, 69: MlGNE, P. C, 155, 723.

m Evangeli uni Icgitur, poniife.v pallium deponit, scrvitutem suam erga

num demonstrans. Quoniam cium ille per Evangelium loqui cogncsci-
t tamqusm praesens est. ipsc tunc symbolum incarnationis eius gestire
udet, sed ab humeris sublatum diacono traditi.. Più oltre (90, eoi. 739)
sso arcivescovo dilania il pallio ■■ puuiilicis pnaripuiiiti ìndia meni 11 ni ».
 
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