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Capo Vili. - Gli ultimi avvenimenti della vita di Pietro

CAPO Vili.

GLI ULTIMI AVVENIMENTI DELLA VITA DI PIETRO.

Fra gli ultimi avvenimenti della vita del principe degli
apostoli non possiamo, s'intende, aspettarci la rappresenta-
zione del martìrio. Questo era, a causa della sua violenza e
brutalità, diametralmente opposto all'indole serena dell'arte
antica. Ma se il martìrio fu "escluso, gli scultori avevano
ancora un tema nobilissimo: essi potevano, anzi dovevano
mostrare la costanza invitta dell'apostolo nella confessione
della divinità di Cristo, come ne hanno mostrato la debolezza,
ripetendo cosi spesso l'annunzio della negazione e, una volta,
la negazione stessa. A tal uopo composero anzitutto, quale
scena propria, l'ultima cattura.

§ I. - L'ultima cattura dì Pietro.

Tre sono i sarcofagi romani che ci mostrano Pietro pri-
gioniero fra due soldati: quello di Giunio Basso, il latera-
nense 164 ' e uno ridotto in pezzi che tornarono alla luce
pochi anni addietro 2, negli scavi del piccolo camposanto
presso S. Sebastiano {taw. XIII; CXXXXII, 2 e 3). Potei
ricomporlo coll'aiuto del laterancnse 164, essendo, per il con-
tenuto delle scene, ambedue uguali, sebbene stilisticamente
diversi: vi vediamo il sacrifizio di Caino e Abele, l'ultima
cattura dì Pietro, VAnastasìs, la decolìatio Paulìti Giobbe con
la moglie e con uno degli amici. Ambedue i sarcofagi si
rassomigliano anche in quanto che non sono monoliti: nel
lateranense il taglio attraversa la figura della moglie di
Giobbe, nell'altro passa fra l'albero e il soldato della cattura.
La scena dell'ultima cattura è identica su tutti e tre i
monumenti, e sul sarcofago di Giunio Basso è un vero capo-
lavoro. I,'apostolo è una figura imponente: l'attitudine obliqua
della sua persona, l'incrociamento delle mani abbassate,
lo sguardo fisso, tutto ciò esprime una tranquillità maestosa,
, sovrana. I due soldati eseguiscono il loro triste ufficio con
molto riguardo, quasi scusandosi con l'apostolo. È vero che
in tutte le sculture del sarcofago regna simile tranquillità clas-
sica; nella nostra scena però essa ha una ragione speciale.
Quale differenza fra questo arresto e quello, p. e., del sar-
cofago 119, dove l'apostolo cerca di liberarsi dalla stretta dei
soldati che lo afferrano! È facile indovinarne la ragione: ivi
abbiamo la prima cattura, ordinata a Gerusalemme da Erode
Agrippa, poco tempo dopo la conversione ed il battesimo di
Cornelio. Pietro aveva allora appena cominciato la sua opera
missionaria fra i pagani, quando si vide arrestato dai militi
della polizia e minacciato di morte sicura. Perciò egli si
dibatte e cerca di fuggire, di salvarsi.-Qui invece è arrivato alla

fine della sua missione, giusto come il suo grande compagno,
l'apostolo delle genti, la cui decolìatio si presenta nell'ultima
nìcchia della zona inferiore, e sui due altri sarcofagi di contro,
come pendant. « Cursum consummavi, fìdem servavi », potè
dire anch'egli. Ecco perchè è così rassegnato. Si tratta
insomma dell'ultima cattura avvenuta in Roma e che finì
col martirio.

Il sarcofago lateranense 164 proviene dalla basilica dì
S. Paolo. E integro, come si disse, per la conservazione,
ma molto inferiore per l'arte, e dovrà ascriversi alla seconda
metà del secolo iv, mentre quello ricostruito appartiene alla
rifioritura dell'arte sotto Costantino il Grande *. Nel centro
della loro fronte trionfa la croce sormontata dal monogramma
di Cristo dentro la corona d'alloro, per indicarne la vittoria
sulla morte.

D'un quarto sarcofago romano con l'ultima cattura non
rimane che ìl piccolo frammento della figura dell'apostolo e
del centurione col bastone; d'un quinto, forse un frammento
del pendant, cioè del soldato che è in procinto di sguainare
la spada per decapitare Paolo. Dico « forse » perchè la decol-
latiti l'oidi può corrispondere anche alla scena di Pietro av-
viato al luogo del martirio. I due frammenti furono rinve-
nuti nel 1927, e di entrambi diamo la ricostruzione a
tao. CXXXVII, 2 e 3.

E molto naturale, del resto, di trovare monumenti con
rappresentazioni dei principi degli apostoli presso le tombe
apostoliche e presso la Basilica Apostolorinn, dove furono
provvisoriamente deposti i loro corpi. Chi sa quanti frammenti
nasconde ancora il piccolo camposanto, installato per intiero
nella zona dei mausolei che facevano corona alla basilica.

Anche la Gallia ebbe del sarcofago lateranense 164 una
replica che se ne differenziava in un solo punto: le scene
erano separate da colonne, non da alberi. Un grande fram-
mento ne trovai nel Museo di Valence (nella Provenza);
esso contiene la decolìatio l'auli quasi intiera e la metà della
Anastasis,

Questo era un buon principio per la ricostruzione del
sarcofago. Altri pezzi mi fece sospettare la « Communication
de M. Héron de Villi/fosse - sui frammenti di sarcofagi cri-
stiani pubblicata dal Le Blant '. Il più grande numero di
tali frammenti era riunito nella « Collection d'antiquités du
docteur Long », appartenente ai signori de Fontgalland.
Il Le Blant ebbe la "comunicazione» senza le fotografie e
« au dernicr moment ». In essa si menziona « un homme
portant une brebis entre ses bras: c'est probablement Abel

1 Prtsiu incontreremo nitri fi
' Caule, p. 24 scg.
 
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