Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 1,1): Testo — Rom, 1929

DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.1341#0183
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
Ultima cattura dì Pietro e Paolo

sopra una cattedra di vimini. Benché della sua testa sia rima-
sto il solo contorno con un po' di ba(ba e di capelli nella
nuca, dobbiamo riconoscerlo, e come dottore, perchè seduto
in cathedra. Egli non fa però il gesto solenne di praelegere,
stringendo con ambedue le mani il volume spiegato, ma lo ha
chiuso nella sinistra appoggiata sul ginocchio, mentre tiene
la destra alzata fino al mento in atto dì sorpresa, giusto come
in molte scene dell'annunzio della negazione e sul sarcofago
di S. Valentino, di cui si parlerà fra poco (tav. CXXXXVI, i).
Va da sé che la sorpresa richiede una ragione, e questa
dev'essere, a parer mio, l'intimazione dell'arresto fatta dal
soldato, oggi non più esistente, rimpetto a quello in agguato.

Pietro non é solo. Dietro la sua testa è incisa la spalliera
d'una seconda cattedra, e accanto alla sua sinistra col rotolo
chiuso v'ha una seconda sinistra con un simile rotolo posato
parimente sul ginocchio. Questo secondo personaggio non
può essere che il grande compagno di Pietro, l'apostolo delle
genti. Dunque i due principi degli apostoli erano rappresen-
tati nella loro dignità di dottori, seduti unanimamente l'uno
accanto all'altro. L'intimazione dell'arresto, per conseguenza,
era diretta a tutti e due, e perciò anche Paolo faceva il
gesto di sorpresa. Su questa base solida potei eseguire la rico-
struzione del frammento che a prima vista sembra tanto
enigmatico. La cattedra dì vimini l'abbiamo trovata sul sar-
cofago di Narbona (tav. CXXII, 2), e per il gesto del soldato
distrutto mi valsi di due sculture, l'una rappresentante la
cattura di Pietro dottore, murata nel paiazzetto Corsetti,
l'altra la cattura di Pietro battezzante il centurione Cor-
nelio, sulla testata destra d'un sarcofago nel Museo dì Arles
(taw. CLV, 3; XI, 3).

All'artista del frammento era quindi noto che i due apo-
stoli furono arrestati insieme. La sua scultura conferma per-
tanto la tradizione della contemporaneità del loro martirio.
Ma con ciò non è detto che il martìrio sia accaduto proprio
nello stesso giorno; le esecuzioni possono aver avuto luogo
a distanza di qualche tempo l'una dall'altra, come insinua,
p. e., s. Dionisio vescovo di Corinto (circa il 170), il quale
parlando del martirio dei due apostoli adopera, invece dì
ìifépa, la parola xaipS, che può significare tutta la per-
secuzione neroniana, immane sì, ma di breve durata '. Ad
ogni modo si tratta pure qui dell'ultima cattura, seguita dal
martirio. Cosi si spiega fa grande tranquillità della scena,
che ne è la nota caratteristica.

Il rilievo è lavorato con cura. Però lo stile duro ci rinvia,
per l'epoca, nel pieno secolo iv. Per la questione secolare
sul posto d'onore dei due principi degli apostoli è degno di
osservazione che Paolo siede alla destra; ma la sua cattedra
è soltanto incisa e la sua figura a metà coperta dalla figura
di Pietro: questi è dunque il personaggio principale, ad onta
della destra tenuta da Paolo. Per l'artista il posto d'onore
era evidentemente quello a destra dello spettatore, come in
due altri casi3.

Qui sorge una domanda: la cattura dei due apostoli era
sul sarcofago isolata ovvero accompagnata da altre scene di

Pietro o di ambedue gli apostoli? Una risposta definitiva
ci può esser data soltanto dal piccone. Ma non è escluso
che vi sia stata effigiata una scena nota da poco tempo: la
comparsa dei principi degli apostoli davanti a Nerone. A
questa dobbiamo ora dedicare qualche parola.

§ III.-Pietro e Paolo davanti a Nerone.

Da due anni soltanto conosciamo una scena che rappre-
senta la continuazione immediata dell' ultima cattura di
Pietro e Paolo, cioè la loro comparsa davanti a Nerone. La
scena occupa l'angolo destro della fronte d'un sarcofago
trovato a Berja in Spagna (Almeria). Questo appartiene alla
classe di quei numerosi sarcofagi che nel centro mostrano
la defunta orante fra due santi, in un angolo la risurrezione
di Lazzaro con la mummia femminile, nell'altro un soggetto
tratto dalla vita di Pietro, ordinariamente il battesimo di
Cornelio (tav. CU, 2).

La scena è molto chiara, indizio, questo, della sua orìgine
romana. Sei figure la compongono: gli apostoli che subiscono
l'interrogatorio fra Ì due soldati che hanno eseguito l'ar-
resto, poi Nerone ed una guardia del corpo. L'imperatore
siede su una sella curaììs, vestito di tunica cinta e paludamento.
Egli ha barba e lunga chioma adorna del diadema che, legato
dietro la nuca, finisce in due svolazzi. Con la sinistra (distrutta)
impugnava lo scettro, in parte ancora visibile; con la destra
(pure distrutta) faceva il gesto che l'interrogatorio richiede,
cioè il gesto di parlare. Gli apostoli fissano l'imperatore,
portando, come nella loro cattura sul frammento di Prete-
stato, un volume chiuso, Paolo alquanto in giù per lasciare
lo spazio alla mano del soldato vicino. Pietro, personaggio
principale, apparisce sul primo piano. Egli ha il tipo più
antico, con barba lunga, ed è condotto dal milite che gli ha
afferrato il braccio; la sua destra era abbassata e inerte.
Paolo, dalla fronte calva, sta più indietro. Tra lui e l'impe-
ratore si stacca dal fondo il secondo soldato, con un po' di
barba. Delle sue mani soltanto la sinistra esce dalla clamide
sollevata, stringendo la cintura della tunica. Egli fissa la
guardia del corpo dietro Nerone, che si sporge curiosa di
vedere i due prigionieri. Di armi nessuna traccia. Tutte le
figure sono quindi caratterizzate dal costume, gli apostoti
anche dai loro tipi; tutte sono necessarie, nessuna superflua,
di modo che la scultura si distingue per una mirabile
chiarezza.

Ma come possiamo noi riconoscere Nerone nell'impera-
tore seduto, il cui tipo, barbato e quasi orientale, differisce
da quello senza barba, che si conosce sopra tutto dalle innu-
merevoli monete?

Non è forse necessario supporre che l'artista abbia
veduto uno dei pochi monumenti di Nerone barbato. La
risposta ci sembra più semplice. Il Nerone della nostra scul-
tura rassomiglia più o meno ad Erode davanti ai Magi;
Erode poi rassomiglia al Faraone il quale, inseguendo gli
Israeliti, viene inghiottito dalle onde del Mar Rosso; e Fa-

' EllSEB., ;/. fi.,

. 23: MlGNB, P. G.. 2

' Vedi sopra p. 39.
 
Annotationen