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§ 4- - Caperrhia proveniente dalla via Ostiense

Mercè la sua popolarità, la pesca è non di rado esegui-
la da putti e riempie, come semplice ornamento, il piccolo
spazio sotto l'immagine clipeata del defunto o defunta; a tav,
LLI.XXXXVl, i e ./, ne diamo due esempi. Però sulla nostra
scultura si tratta di marinai, non putti, e la scena ha uno
scopo eminentemente simbolico, cioè quello battesimale, dei
..piscatores hominuuT (F.p.iti). Perciò essa figura molto be-
ne accanto alla guarigione del cicco poiché allude alla luce
spirituale che si comunica nel battesimo, fmmMif. Sarà que-
sta anche una delle ragioni d'essere stato scelto s. Pietro per
raccomandare il cieco al Signore, avendo egli per primo
battezzato pagani.

La metà sinistra è riservata alla più grandiosa rappre-
sentazione che fino ad oggi si conosca della uccisione del
serperne babilonese. Nell'angolo sta il tempio, solidamente
costruito, con un tetto a spiovente e munito, all' ingresso,
d'una colonna con capitello corinzio, sorreggente l'arco. La

alla scena dell'uccisione del tirai" magmi\ dei babilonesi, cioè
ili'abolizione del culto pagano, cui succedette quello cristia-
no. Tulio è, dunque, espresso con una rara chiarezza.

Lo stato delle sculture è, come si rilevò, pessimo in bas-
so, dove il marmo è sgretolato, corroso. Secondo il giudizio
del più grande esperto in materia, sig. Romolo Bcdini, la
causa della corrosione è dovuta al Fatto che il blocco dal
quale fu ricavato, successivamente II cornicione e poi il co-
perchio, nella parte superiore era di qualità scadente e fria-
bile perchè troppo superficiale; perciò si è cosi rovinato, men-
tre quello che era più interno, cioè la parte superiore delle
sculture, si è mantenuto perchè di grana più dura. Questa
sola è la causa del danno, dovendosi assolutamente esclude-
re l'azione dell'acqua ed altri coefficienti.

Un caso identico l'offre un sarcofago della stessa pro-
venienza, che nel Museo è posto accanto al nostro coperchio
(Ani. CCLXXXXVI, .j): il busto, finito, del defunto è ben

seconda colonna venne soppressa, alfin di poter mostrare
meglio la forma e l'avidità del rettile. Questo, a metà fuori
del tempio, s'è addrizzato. per prendere la focaccia che gli
porge Daniele. Accanto v'ha l'altare col fuoco.

Il serpente è in fonilo quello autieri, seduttore dei pro-
toparenti nel paradiso; entrambi sono perciò avvicinati, l'u-
no all'altro, sull'importante coperchio laterancnse 136 {!»:■
CLXXXXVII, 4). Ma ciò che alla nostra scena dà un valore
eccezionale, sono le due figure che vengono appresso: Cri-
sto e il Re (Ciro). Quello assiste Daniele, mettendogli la
destra sulla spalla, giusto come su un sarcofago egli assiste
s. Pietro nel battesimo simbolico del centurione Cornelio
(lav. LXXXXII. 1); colla sinistra sttinge il rotolo, come nella
guarigione di contro, il che, colla perfetta somiglianza delle
teste, accerta l'identità delle due figure. 11 Re cinto il ca-
po del diadema, ha la mano sinistta sotto II paludamento;
la destra, invece, è alzata ed aperta, come per accompagnare
una esclamazione, gesto prezioso, che ci lascia indovinare il
pensiero dell'artista nell'ava introdotto II Cristo e il Re in
una scena alla quale non hanno assistito in realtà. Sentiamo
dunque cosa ci racconta la Storia sacra, quando il Re trovò,
nel settimo giorno, Daniele illeso Ira i leoni e quando vide
che gli avversari di lui furono subito divorati dalle fiere, al-
lora esclamò: Paveant omnes habitantes in universa terra
Deum Danieli^ quia ipse est Salvator, jacirm tigna, ti mirabi-
lia in lena quia liberavi! Danielem de lacu leonum" '). Que-
ste parole profetiche trovarono qui una espressione addirit-
tura letterale; abbiamo il Sahialore che da un lato assiste e
salva Daniele, dall'altro la il miracolo della guarigione del
cieco; abbiamo il Re, Il quale pronuncia le parole proleti-
che. Cosi in questo senso elevato e con quella libertà che
gli è concessa, l'artista ha fatto assistere il Re e il Cristo

conservato, mentre la scena rappresentata sotto II busto, cioè
Il combattimento di due galli coi rispettivi putti, è in gran
parte distrutta, come sono distrutti anche gli strigili e il pi-
lastro in basso nella metà destra.

Fortunatamente le parti principali delle nostre sculture
si sono conservate, di guisa che i guasti poterono essere ri-
mediati. Per un coperchio che di solito è negletto, le scultu-
re sono di Iattura ottima. 1 visi hanno un po' del carattere
gentile delle miniature. Una particolarità la mostra la capi-
gliatura che sembra artificialmente ondulata. Con questa uni-
formila va d'accordo quella delle pieghe, che conferisce alle
rappresentazioni qualcosa di arcaico, aggradevole all'occhio.
Nei pescatori simbolici poi abbiamo un criterio cronologico
di antichità, essendo tutti, finora noti, precostantiniaui, seb-
bene il simbolismo stesso si sia mantenuto anche nel tempi
posteriori, come prova, p. e., il grande conoscitore dell'arte
sacra, s. Paolino di Nola (/. p. ib). D'altra parte l'afferma/io-
ne cosi esplicita, cosi solenne dell'abolizione del culto paga-
no ci sembra supporre il fatto della vittoria completa ilei

la di Costantino su Massenzio presso il Ponte Milvio, dove
le sotti Furono dense. Su questo (orlilo storico si capisce me-
glio l'ardire dell'artista, o piuttosto del dottore ecclesiastico
che lo ispirò, l'ardire, diciamo, di essersi servito delle parole
del Re per illustrare la scena dell'uccisione del drago babi-
lonese. IÌ il pensiero corre spontaneo alla pio antica rappre-
sentazione del passaggio del Mar Rosso (lav. CCIX, 1), dove
venne annientato Faraone col suo esercito, dove Maria sorel-
la di Mosè, intonò l'inno di ringraziamento per la dislalia
del nemico ilei popolo eletto. Qui, le parti sono invertite: il
nemico stesso è costretto di .dare latidem Deo" ■ e di pro-
nunciar! le parole profetiche.
 
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