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Briefe zu den Herkulanischen Entdeckungen • Text
con altri pezzi simili su una corda; poi vi si scuopre il ritocco collo stecchetto per rifinire quello
ehe cavandolo foori del suo cavo ö forma, era rimasto ruvido e senza vivezza de’contorni; e si pud
dire finito all’ultimo segno. La conghiettura dell’uso suo vierte appoggiata da due grau Bassorilievi
simili in Villa Negroni, giä Montalto, dell’istessissima idea. [fol.2r]
Nell’ultima mia notizia antiquaria diedi qualche cenno d’una scoperta insigne tenuta in gran
segretezza, a segno ehe ne anche giunsi a sapere di quäl spezie ella fosse figurandomi, come era
probabile, qualche bellissima Statua o Bassorilievo. Non potei darmi ne pace ne riposo prima d’a-
verne il sufficiente lume, ed io seppi ehe la Scoperta era Pittura antica, al pregio della quäle non
arrivasse niuna ehe sia mai comparsa alla luce, e finalmente ebbi la sorte di vederla.
Io non rimasi piü sorpreso all’aspetto della bellezza ideale e sovrumana dell’Apollo di
Belvedere, ne all’espressione, alla scienza, ed alla finezza d’arte ehe rendono inimitabile il
Laoconte, di quanto mi sentj quasi tratto fuor di me stesso da quella Pittura. Tutte le Pitture
d’Ercolano non mi focero tanto senso quanto questa, ed io restai un pezzo tra la sorpresa ehe
mi mosse una cosa una cosa si poco aspettata, e tra’l dubbio, non potendo quasi persuadere me
stesso di quello ehe toccai colle mani.
Vi e rappresentato in figure grandi al naturale Giove ehe bacia Ganimede nell’atto ehe que-
sti gli porge la tazza colla destra, e nella sinistra calata tiene il vaso di cui versa l’Ambrosia. Giove
e ignudo dal mezzo in su ed e coperto dal mezzo in giü di un panno bianco: i piedi li tiene ap-
poggiati sopra uno sgabello, a piedi della sedia, su cui sta seduto. E coronato di lauro, il quäle
era consagrato a Giove come albero immune di folmini, al dire degl’antichi. La Statua di Giove
in Elide era coronata anch’essa di Lauro, e di lauro cinta la chioma comparisce in qualche intaglio;
ciö ehe e stato notato da me nella Descrizione degl’Intagli Stoschiani pag. 37.
Ganimede sta in piedi ed e tutto ignudo, e voltato di fianco mostra la schiena, <in> i capelli
sono cinti di un diadema bianco. Non presumo di voler descrivere la bellezza di questa figura di
un giovanetto di sedici anni, ma di alta e compita statura, di vita sciolta e di membra agili; vi vor-
rebbe il sublime pennello e la magia del colorito del Raffaelle di tempi nostri, del Pittor di bel-
lezza, del nostro Mengs, il quäle e uno delle quattro persone ehe sono a parte di questo segreto.
La testa di Ganimede mi resterä fissa nella mente, s’io avessi a campare gli anni Nestorei. Si
vede di profilo, il quäle scende con armoniosa dolcezza, e tutto il contorno del viso e elegante
e grandiose. Le labbra sono tumidette e semiaperte, per cogliere, e rendere baci, le guance tinte
d’un vermiglio vergognoso, il quäle con sfumatezza suave si stende in sul volto. Ma nell’occhio
sta il colmo dell’arte e dell’artefice: Fisso sugli squardi amorosi ed annelanti di Giove par ehe
non respiri ehe voluttä, e ehe tutta la sua vita altro non fosse ehe un bacio. [fol.2v]
Se non temessi d’infastidire VE. entrerei a ragionar della maniera di operare dell’Artefice
per supplire in ciö la manchevolezza degl’Accademici Napoletani i quali vanno affogando il let-
tore in un diluvio d’inutili parole dette giä e ridette senza toccare le finezze del disegno ed il
maneggio del penello. Mi ristringo in questo luogo in poche osservazioni su questi punti.
31 con über der Zeile eingefügt.
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Briefe zu den Herkulanischen Entdeckungen • Text
con altri pezzi simili su una corda; poi vi si scuopre il ritocco collo stecchetto per rifinire quello
ehe cavandolo foori del suo cavo ö forma, era rimasto ruvido e senza vivezza de’contorni; e si pud
dire finito all’ultimo segno. La conghiettura dell’uso suo vierte appoggiata da due grau Bassorilievi
simili in Villa Negroni, giä Montalto, dell’istessissima idea. [fol.2r]
Nell’ultima mia notizia antiquaria diedi qualche cenno d’una scoperta insigne tenuta in gran
segretezza, a segno ehe ne anche giunsi a sapere di quäl spezie ella fosse figurandomi, come era
probabile, qualche bellissima Statua o Bassorilievo. Non potei darmi ne pace ne riposo prima d’a-
verne il sufficiente lume, ed io seppi ehe la Scoperta era Pittura antica, al pregio della quäle non
arrivasse niuna ehe sia mai comparsa alla luce, e finalmente ebbi la sorte di vederla.
Io non rimasi piü sorpreso all’aspetto della bellezza ideale e sovrumana dell’Apollo di
Belvedere, ne all’espressione, alla scienza, ed alla finezza d’arte ehe rendono inimitabile il
Laoconte, di quanto mi sentj quasi tratto fuor di me stesso da quella Pittura. Tutte le Pitture
d’Ercolano non mi focero tanto senso quanto questa, ed io restai un pezzo tra la sorpresa ehe
mi mosse una cosa una cosa si poco aspettata, e tra’l dubbio, non potendo quasi persuadere me
stesso di quello ehe toccai colle mani.
Vi e rappresentato in figure grandi al naturale Giove ehe bacia Ganimede nell’atto ehe que-
sti gli porge la tazza colla destra, e nella sinistra calata tiene il vaso di cui versa l’Ambrosia. Giove
e ignudo dal mezzo in su ed e coperto dal mezzo in giü di un panno bianco: i piedi li tiene ap-
poggiati sopra uno sgabello, a piedi della sedia, su cui sta seduto. E coronato di lauro, il quäle
era consagrato a Giove come albero immune di folmini, al dire degl’antichi. La Statua di Giove
in Elide era coronata anch’essa di Lauro, e di lauro cinta la chioma comparisce in qualche intaglio;
ciö ehe e stato notato da me nella Descrizione degl’Intagli Stoschiani pag. 37.
Ganimede sta in piedi ed e tutto ignudo, e voltato di fianco mostra la schiena, <in> i capelli
sono cinti di un diadema bianco. Non presumo di voler descrivere la bellezza di questa figura di
un giovanetto di sedici anni, ma di alta e compita statura, di vita sciolta e di membra agili; vi vor-
rebbe il sublime pennello e la magia del colorito del Raffaelle di tempi nostri, del Pittor di bel-
lezza, del nostro Mengs, il quäle e uno delle quattro persone ehe sono a parte di questo segreto.
La testa di Ganimede mi resterä fissa nella mente, s’io avessi a campare gli anni Nestorei. Si
vede di profilo, il quäle scende con armoniosa dolcezza, e tutto il contorno del viso e elegante
e grandiose. Le labbra sono tumidette e semiaperte, per cogliere, e rendere baci, le guance tinte
d’un vermiglio vergognoso, il quäle con sfumatezza suave si stende in sul volto. Ma nell’occhio
sta il colmo dell’arte e dell’artefice: Fisso sugli squardi amorosi ed annelanti di Giove par ehe
non respiri ehe voluttä, e ehe tutta la sua vita altro non fosse ehe un bacio. [fol.2v]
Se non temessi d’infastidire VE. entrerei a ragionar della maniera di operare dell’Artefice
per supplire in ciö la manchevolezza degl’Accademici Napoletani i quali vanno affogando il let-
tore in un diluvio d’inutili parole dette giä e ridette senza toccare le finezze del disegno ed il
maneggio del penello. Mi ristringo in questo luogo in poche osservazioni su questi punti.
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