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Tasso, Torquato
La Gerusalemme liberata — Venedig, 1745

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https://doi.org/10.11588/diglit.5052#0069
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SECONDO.

XXII.
Cosi al pubblico fato il capo altero
Offerse , e '1 volse in se sola raccorre .
Magnanima menzogna, or quando è il vero
Si bello , che li polla a te preporre ?
Riman sospeso, e non sì torto il fero
Tiranno all' ira , come suol, trascorre .
Poi la richiede : Io vuo' che tu mi scopra,
Chi die consiglio , e chi fu insieme all' opra.
XXIII.
Non volsi far della mia gloria altrui
Nè pur minima parte , ella gli dice,
Sol di me stelsa io consapevol fui,
Sol consiggerà, e sola esecutrice.
Dunque in te sola, ripigliò colui,
Caderà l'ira mia vendicatrice .
Dilse ella: Ev giudo j elser a me conviene,
Se fui sola all'onor, sola alle pene.
XXIV.
Qui comincia il Tiranno a risdegnarsi}
Pur le dimanda : Ov' hai l'irnmago ascosa ?
Non la nascosi, a lui risponde , io Farli}
E l'arderla (limai laudabil cosa.
Così almen non potrà più violarli
Per man di miscredenti ingiuriosa.
Signore, o chiedi il furto, o'I ladro chiedi ;
Quel non vedrai in eterno, e quello il vedi.
XXV.
Benché nè furto è il mio, nè ladra io sono;
Giulio è ritor ciò eh' a gran torto è tolto.
Or quello udendo , in minaccevol suono
Freme il Tiranno ; e'1 fren dell'ira è sciolto.
Non speri più di ritrovar perdono
Cor pudico, alta mente, o nobil volto:
E indarno Amor contra lo sdegno crudo
Di sua vaga bellezza a lei fa seudo.
( 17 )
 
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