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Tasso, Torquato
La Gerusalemme liberata — Venedig, 1745

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https://doi.org/10.11588/diglit.5052#0410
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C iÀ N T 0
LXXIV.
Un fonte sorge in lei, che vaghe e monde
Ha Tacque sì che i riguardanti asseta^
Ma dentro ai freddi suoi crislalli asconde
Di tosco estran malvagità secreta.
Ch'un picciol sorso di sue lucide onde
Inebbria l'alma torto, e la fa lieta:
Indi a rider uom move, e tanto il riso
S'avanza alfin, ch'ei ne rimane ucciso.
LXXV.
Lunge la bocca disdegnosa e schiva
Torcete voi dall'acque empie omicide.
Ne le vivande porte in verde riva
V'allettin poi, nè le donzelle infide:
Che voce avran piacevole e lasciva,
E dolce aspetto, che lusinga e ride.
Ma voi gli sguardi, e le parole accorte
Sprezzando, entrate pur nelle alte porte.
LXXVI.
Dentro è di muri inertricabil cinto,
Che mille torce in se confusi giri :
Ma in breve foglio io ve'l darò distinto
Sì che nelTun error fia che v'aggiri.
Siede in mezzo un giardin del labirinto,
Che par che da ogni fronde amore spiri.
Quivi in grembo alla verde erba novella
Giacerà il cavaliero, e la donzella.
LXXVII.
Ma come essa, lasciando il caro amante,
In altra parte il piede avrà rivolto ;
Vuò eh'a lui vi seopriate, e d'adamante
Un seudo, ch'io darò , gli alziate al volto ;
Sicch'egli vi si specchi, e'1 suo sembiante
Veggia, e l'abito molle onde fu involto :
Ch' a tal virta potrà vergogna e sdegno
Scacciar dal petto suo l'amore indegno.
 
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