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Tasso, Torquato
La Gerusalemme liberata — Venedig, 1745

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https://doi.org/10.11588/diglit.5052#0487
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e c imott avo.

vi.
Cosi ne va sino al suo albergo -y e siede
In cerchio quivi ai cari amici accanto :.
E molto lor risponde , e molto chiede
Or della guerra.^ or del sìlvestre incanto.
Ma quando ogn' un partendo agio lor diede,
Cosi gli disse l'Eremita santo:
Ben gran co sé, sìgnore, e lungo corso
( Mirabil peregrino ) errando hai scorso.
vii.
Quanto devi al gran Re che 9\ mondo regge.
Tratto egli t'ha dalle incantate soglie:
Ei te smarrito agnel fra le sue gregge
Or riconduce, e nel suo ovile accoglie:
E per la voce del Buglion t'elegge
Secondo esecutor delle sue voglie.
Ma non con vi en li già, eh'ancor profano
Nei suoi gran ministerj armi la mano.
Vili.
Che sei della caligine del mondo,
E della carne tu di modo asperso j
Che'l Nilo, o'1 Gange, o i' Ocean profondo
Non ti potrebbe far candido e terso.
Sol la grazia del Ciel quanto hai d'immondo
Può render puro j al Ciel dunque converso
Riverente perdon richiedi, e spiega
Le tue tacite colpe, e piangi, e prega.
ix.
Cosi gli disse ; ed ei prima in se slessb
Pianse i superbi sdegni, e i folli amori :
Poi chinato a' suoi pie metto e dimesso
Tutti scoprigli i giovanili errori.
Il ministro del Ciel, dopo il concesso
Perdono, a lui dicea : co' novi albori
Ad orar te n'andrai là su quel monte,
Ch'ai raggio mattutin volge la fronte.
c 206 )
 
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