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II.
A lui ch'umil gli s'inchinò, le braccia
Stese al collo Goffredo, e gli rispose:
Ogni trilla memoria ornai si taccia ,
E pongansi in obblio le andate cose.
E per emenda io vorrò sol che faccia,
Qiiai per uso fare Ili, opre fa moie :
Che 'n danno de' nemici , e 'n prò de' nostri
Vincer convienti della selva i mostri.
ni.
L' antichissima selva, onde fu avanti
De' nostri ordigni la materia tratta,
( Qual che sia la cagione) ora è d'incanti
Secreta Manza e formidabil fatta :
Né v'è chi legno indi troncar si vanti:
Ne vuol ragion che la Città si batta
Senza tali instrumenti : or colà dove
Paventali gli altri, il tuo valor si prove.
IV.
Così disse egli : e '1 cavalier s offerse
Con brevi detti al rischio e alla fatica:
Ma negli atti magnanimi si scerse
Ch' assai farà, benché non molto ci dica.
E verso gli altri poi lieto converse
La delira, e'1 volto all'accoglienza amica.
Qui Guelfo, qui Tancredi, e qui già tutti
S'eran dell'osle i Principi ridutti.
v.
Poi che le dimoslranze onesle e care
Con que' soprani egli iterò più volte ;
Placido affabilmente e popolare
L'altre genti minori ebbe raccolte.
Ne saria già più allegro il militare
Grido, o le turbe intorno a lui più folte 5
Se vinto l'Oriente e'1 Mezzogiorno,
Trionfante ei n'andasse in carro adorno.