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C *A N T 0
X.
Quinci al bosco t'invia, dove cotanti
Son fantasmi ingannevoli e bugiardi.
Vincerai (quello so ) rnoslri e giganti ;
Purch'altro folle error non ti ritardi.
Deh nè voce, che dolce o pianga , o canti ,
Nè beltà, che soave o rida, o guardi,
Con tenere lusinghe il cor ti pieghi :
Ma sprezza i finti aspetti, ci finti preghi.
XI.
Così il consiglia j e'1 Cavalier s{ appresla
Desiando, e sperando all' alta impresa .
Passa pensoso il di, pensosa e meda
La notte: e pria ch'in ciel sia l'alba accesa,
Le belle arme si cinge e sopravvesta
Nova, ed eslrania di color s'ha presa :
E tutto solo, e tacito, e pedone
Lascia i compagni, e lascia il padiglione .
XII.
Era nella slagion, eh' anco non cede
Libero ogni confiti la notte al giorno,
Ma 1' Oriente rosseggiar si vede : I
Ed anco è il ciel d'alcuna slella adorno}
Quando ei drizzò ver l'Oliveto il piede,
Con gli occhi alzati contemplando intorno
Quinci notturne, e quindi mattutine
Bellezze incorruttibili, e divine.
XIII.
Fra se stessb pensava : o quante belle
Luci il tempio celeste in se raguna !
Ha il suo gran carro il dì : s aurate (Ielle
Spiega la notte, e l'argentata Luna ;
Ma non è chi vagheggi o quella o quelle:
E miriam noi torbida luce e bruna,
Ch'un girar d'occhi, un balenar di riso
Scopre in breve confili di fragil viso.