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Tasso, Torquato
La Gerusalemme liberata — Venedig, 1745

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https://doi.org/10.11588/diglit.5052#0519
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DEC IMO NONO.
XIV.
Mentre il Latin di sottentrar ritenta,
Sviando il ferro, che si vede opporre j
Vibra Argante la spada, e gli appresenta
La punta agli occhi : egli al riparo accorre -,
Ma lei sì pretta allor, sì violenta
Cala il Pagan, che '1 difensor precorre :
E '1 fere al fianco , e villo il fianco infermo
Grida: lo schermitor vinto è di schermo.
xv.
Fra lo sdegno Tancredi e la vergogna
Si rode, e lascia i soliti riguardi:
E in cotal guisa la vendetta agogna,
Che sua perdita stima il vincer tardi.
Sol risponde col ferro alla rampogna,
E'1 drizza all'elmo, ove apre il passo ai guardi.
Ribatte Argante il colpo, e risoluto
Tancredi a mezza spada è già venuto.
xvi.
Passa veloce allor col pie sinestro,
E con la manca al dritto braccio il prende $
E con la delira intanto il lato deliro
Di punte mortalissime gli offende.
Quella, diceva, al vincitor maeslro
Il vinto schermidor rispolla rende.
Freme il Circaiso , e si contorce, e scuote,
Ma il braccio prigionier ritrar non puote.
XVII.
Alfin lasciò la spada alla catena
Pendente, e sotto al buon Latin si, spinse.
Fè l'istesso Tancredi, e con gran lena
L'un calcò l'altro, e l'un l'altro ricinse.
Nè con più forza dall' adulla arena
Sospese Alcide il gran Gigante, e (Irinse,
Di quella onde facean tenaci nodi
Le nerborute braccia in varj modi,
( )
 
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