I MARMI SCRITTI
DI TORINO E SUBURBIO
DAI BASSI TEMPI ALLA METÀ DEL SECOLO XVIII
Continuazione, vedi Vol. IV, pag. 318-342.
XVII
S. DOMENICO
Illustre per care reminiscenze patrie è questa chiesa, ove
parecchi anni riposarono le spoglie del grande Emanuele
Filiberto, e che il Cibrario erroneamente accennò fondata
verso l'anno 1260 (1) laddove le sue memorie salgono al
1214, e all'anno seguente quelle del suo convento. Fu intorno
all'epoca citata dal lodato autore che l'ordine dei domeni-
cani si ebbe da fra Giovanni torinese, di quella Congre-
gazione una biblioteca, per quei di rara e pregevole.
La chiesa fu rifatta nel secolo xiv, in cui aveva quattro
navate ad archi ogivali. Il Peruzzi nella sua visita ci rag-
guaglia che S- Domenico ai suoi dì (1584) era satis pulchrum,
ampio, e a tre navate, che l'aitar maggiore era bellino, che
in questo sotto la confessione o cappella mortuaria deposi-
timi est corpus serenissimi olim ducis Emanuelis Philiberti.
Egli aveva trovata bellissima l'icona della cappella del Ro-
sario, ove fioriva una società valde numerosa, e di cui allora
era priore il duca Carlo Emanuele I, ma dice indecenti le
(1) Storia di Torino, II, a56.
DI TORINO E SUBURBIO
DAI BASSI TEMPI ALLA METÀ DEL SECOLO XVIII
Continuazione, vedi Vol. IV, pag. 318-342.
XVII
S. DOMENICO
Illustre per care reminiscenze patrie è questa chiesa, ove
parecchi anni riposarono le spoglie del grande Emanuele
Filiberto, e che il Cibrario erroneamente accennò fondata
verso l'anno 1260 (1) laddove le sue memorie salgono al
1214, e all'anno seguente quelle del suo convento. Fu intorno
all'epoca citata dal lodato autore che l'ordine dei domeni-
cani si ebbe da fra Giovanni torinese, di quella Congre-
gazione una biblioteca, per quei di rara e pregevole.
La chiesa fu rifatta nel secolo xiv, in cui aveva quattro
navate ad archi ogivali. Il Peruzzi nella sua visita ci rag-
guaglia che S- Domenico ai suoi dì (1584) era satis pulchrum,
ampio, e a tre navate, che l'aitar maggiore era bellino, che
in questo sotto la confessione o cappella mortuaria deposi-
timi est corpus serenissimi olim ducis Emanuelis Philiberti.
Egli aveva trovata bellissima l'icona della cappella del Ro-
sario, ove fioriva una società valde numerosa, e di cui allora
era priore il duca Carlo Emanuele I, ma dice indecenti le
(1) Storia di Torino, II, a56.