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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0070
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il lembo
:o di stupore, di

Nella nicchia dell'angolo opposta Daniele sta accanto ad
un'ara, alla cui base piace il serpenti1, visibile in tutta la lun-
ghezza, ina senza alani segno di vita. I.a l'i scaccia avvelenata
ha prodotto il suo elleno: l'oggetto principale del cullo e
annientato.

L'artista lasciò una parie della focaccia sull'ara per porre
in rilievo il carattere funesto dei sacrifizi pagani. Sulla copia
del Carnicci, per errore del copista, appare il fuoco '. Da-
niele, giovane come sempre, stringe con
del pallio ed ha la destra alzata ed aperta
riverenza; lo sguardo è rivolto verso il centro.

Ambedue i culli, giudaico e pacano, sono ormai aboliti
da quello del Nuovo Testamento, che è condensato ne! sacri-
fizio incruento dell'altare, nel sacrifizio eucaristico. Di questo
si vede nelle tre nicchie centrali il simbolo più solenne, cioè
la moltiplicazione miracolosa dei pani e dei pesci, accennata
nei due giovani apostoli, l'uno dei quali reca un canestro
coi pani, l'altro un piatto coi pesci. Il miracolo si suppone
già accaduto: i due apostoli hanno le mani velate per rispetto,
e Cristo non sta benedicendo, ma fa lo stesso gesto di rive-
renza, come Abramo e Daniele.

Nei due personaggi sacri delle nicchie susseguenti il Le
Blant vorrebbe riconoscere des prophetes 011 des patriarches
acclamant Io fils de Dicu '.Il Carnicci va più oltre e osa per-
fino identificarli: in quello della seconda nicchia egli vede « il
profeta Isaia, lo storico dell'incarnazione e passione di Gesù >■;
l'altro gli « sembra il profeta Ceremia »; e il motivo sarebbe
perchè questi « non si Suole scompagnare da Isaia, passando
ambedue per profeti dell 'incarna /ione e passione del Verbo »'.

Queste interpretazioni dei due personaggi, a mio av-

viso, pendono in uria. Avendoli effigiati s;ms attributs -, è
chiaro che l'artista volle in essi rappresentare personaggi
noti, che sogliono accompagnare il miracolo della moltipli-
cazione, cioè apostoli. Vedendo poi che entrambi hanno
nelìa sinistra un volume mezzo aperto, al pari del Cristo
stesso, come non pensare al ■■ durus senno ■■ eucaristico, che
fece allontanare molti discepoli dal divino Maestro? » Ex hoc
multi discipulorum cius abicrunt retro, et iam non cum ilio
amhulabant... afferma l'Evangelista '. Osi si spiega ne! modo
più semplice perchè l'apostolo della sesta nicchia fa il gesto
di riflessione: egli è s. Pietro che alla domanda dal Signore
diretta ai dodici: « Numquid et vos vultis abire? » dette la
bella risposta: » Domine, ad quem ibimus? verba vitae aeter-
nae habes. Et nos credidimus, quia tu es Christus Filius
Dei ■ '. I.'altro apostolo sembra essere Giacomo Minore, i]
«fratello del Signore ». La sua destra è distrutta. Ma non
v'ha dubbio che facesse il gesto oratorio, per domandare
spiegazione sul difficile tema che Cristo sta insegnando e che
per sua natura supera l'intelletto umano.

Così l'artista ha contrapposto in un quadro, con una pre-
cisione meravigliosa, il culto cristiano ai culti giudaico e
pagano da esso aboliti.

Negli interstizi degli archi sono ripetute sei comune
hmniscatae con la pietra frontale, allusione al premio''; ai
due angoli stanno due cesti ricolmi di frutta che uccelli bec-
cano, altro simbolo della eterna felicità, come appare dalla
rappresentazione del passaggio del Mar Mosso sul sarcofago
lateranense tu {tati. CCIX, 3).

Il sarcofago, finora unico, è una delle glorie principali
della scultura arelattnse.



CAPO V.

SCENE DI BENEDIZIONI.

§ I. - Benedizione d'Isacco.

l'aolo ricorda, nel!.! sua lettera agli Ebrei (10, 20 seg.),
due benedizioni di patriarchi del Vecchio Testamento: quella
data da Isacco a Esaù e Giacobbe, e quella da Giacobbe
impartita >■ ai singoli figli di Giuseppe». L'apostolo le pro-
pone come tipi della fede nelle promesse di Dio, e le
propone, si noti, senza verun accenno alle circostanze che
le accompagnarono. Ecco come si esprime a proposito della
primi, cioè di quella di Isacco: » Fide et futuris benedixit
Isaac Iacob et K&ati •. A ehi legge questo passo, deve sem-
brare che ia benedizione sia stata data contemporaneamente
a tutti e due i figli. Perciò non dobbiamo meravigliarci di
trovare un artista romano clic usò lo stesso modo di espri-
mersi; anzi, non è impossibile che egli si sia ispirato ap-
punto alle citate parole di s. Paolo: è l'artista del sarcofago

vaticano clic si conserva nel Museo del Louvre, riprodotto a
tav. CXV1, 1.

La scena non ha del fatto storico che le tre figure e il
gesto della benedizione. Questa si svolge in un modo del
tutto differente dal come è raccontata nella sacra Scrittura:
Isacco, invece di sedere sul letto, sta in piedi ed impone le
mani sulla testa dei due tigli collocati dall'una e dall'altra
parte. Egli e barbato, i figli som., s'intende, giovani imberbi,
per distinguerli dal padre. Tutti e tre portano gli abiti sacri,
come figure bibliche, Dal fondo emergono due personaggi
ugualmente vestili, l'uno barbato, l'altro imberbe. È pro-
babile che siano ligure ili riempimento, introdotte dall'artista
per accordare la scena con le altre quattro della fronte.

La composizione non potrebbe quindi essere più libera;
e se siamo riusciti .1 darne la giusta interpretazione, lo dob-
biamo soltanto al testo di s. Paolo. Difatti il Garriteci ne
 
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