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INTRODUZIONE GENERALE

rcofagi, trovati nelle
■ì di Priscilla, Do-

pimi, avanzi di scene sii caccia, di stagioni, stridili, ecco
i soggetti principali clic li decorano. Siimi sarcofagi liscili
da officine pagane. I' ciò e naturali.', poiché liti primi tempi
della Chiesa non esistevano scoltori cristiani. A giudicare

loro officine, senza esporsi alla necessità di scolpire statue di
dèi. Aggregandosi alla corporazione dei fossori, trovavano
no privi di ogni sufficiente lavoro per vivere. Le loro officine saranno state
ni, mostri marini, nelle vicinanze dei principali cimiteri, come anche oggi la

strada che conduce al camposanto è premi la di officine e
botteghe di marmorari e di oggetti che si riferiscono alla
res funebris. Da un'officina prossima ai cimiteri della Salaria

:i piuttosto

dall'esempio dell'argentiere Demetrio', gli ;
genere, specie gli statuari;, devono essere
ostili alla nuova religione, vedendosi da es

eressi. D'altra parte l'arte statuaria
isa a priori, essendo anzitutto desti-
li fabbricare » idoli », per non dir nulla della corruzione
ia regnante nelle officine degli scultori, nude Seneca non
voleva annoverare fra le arti liberali ne la pittura né la scul-
i, tacciando gli unisti di limitine ministro! '. Non meno
:ro è il giudizio di s. Giustino martire, specialmente a
sa delle donne che posavano piT modello'. Onde le
istruzioni severe e Categoriche d Ha Apostatica traditi» d'Ip-
polito circa l'ammissione fra i catecumeni di coloro che con-
i fare idoli: "Si quis sculptor vel pictor est,
erudiantur ne idola faciant; aut desinant, aut rciciantur a *.
Tertulliano, niontaiiista. parla perfino di chierici fabbri-
atori di idoli, che non vollero rinunciare al Ioni mestiere
disonesto, sacrilego '". Ma ognuno sa quanto egli fosse pro-
penso ad esagerare.



I. - Prime

IHISTIAM.

Il campo dello sculptor, aiarmorarius, è vasto. Conosciamo
■listi che si limitarono ai soli rilievi funerari''. Incapaci di
re statue, tali artisti potevano lavorare tranquillamente nelle

nensc 119 (con la sua copia) e quello di Saturnino e Mina,
per citare gli esempi del secolo II.

L'officina più importante dovrebbe essere stata la vati-
cana, presso la tomba di s. Pietro. Anzi è probabile che ve
ne fosse più d'una. Ad esse si debbono, nel tempo della
pace, i sarcofagi di Umilio Basso, di Probo, il lateranense
174 ecc. Uno dei più notevoli, qui: Ilo dei il ne fratelli, si deve
ad una delle officine della via Ostiense, che lavoravano per il
cimitero di Lucina presso !a tomba dell'Apostolo delle
genti.

(Srande importanza avevano altresì le officine situate sulla
regina 1 lanini, a causa della temporanea dimora dei corpi dei
due principi degli apostoli in calarunibei e delle tombe pon-
tificie nel cimitero di S. Callisto. Ad una delle officine della
via Appia dobbiamo \\ coperchio contenente l'applicazione
ingegnosa del mito di Ulisse colle Sirene all'insegnamento
eretico. Dalla stessa, o da un'altra, usd il sarcofago di lusso,
di cui il Museo di S. CU.sto conserva al,uni frammenti
(fig. 1'), menzionati di sopra (e, 250) e provenienti da una
fronte con la rappresentazione del passaggio del Mar Rosso,
in più ornata sull'orlo e sulla base. Questo è un segno che
il sarcofago era lavorato almeno su tre lati, probabilmente
come quello di Ais {tur. IXXXXVIl). Inoltre molti sar-
cofagi intieri e frammentari ci furono restituiti dai cimiteri

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