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Wilpert, Joseph
I sarcofagi Cristiani Antichi (Band 2,1): Testo — Rom, 1932

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https://doi.org/10.11588/diglit.2081#0011
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introduzione generai*

di Domitilla sulla vìa Ardcalìna. e ili Marcii e Marccllia
l'Appia e l'Ardeatina.

Dopo i principi ilctili apostoli il santo più \
Roma è s. Lorenzo; indi la gara dei fedeli bramosi di essere
seppelliti presso la tomba ilei martire, e il grande numero di
avanzi di sarcofagi, e anelli.1 qualche sarcofago intiero; questi
sono però di tarda età: nessuno è preciistaMiniano. Ma la
mésse più ricca si raccolse nel cimitero di I Yeti-statii, sebbene
in massima parte pagana, proveniente da sarcofagi monu-
mentali. Per fortuna si salvarono anelli- molti avanzi di sar-
cofagi cristiani, fra ì quali un caposaldo di primo ordine
((ito. CCVJI, -■)■ Infine scoperte isolate di gruppi di sarco-
fagi hanno rivelalo l'esistenza di cimiteri o mausolei privati,
che non si conoscevano. L'ipogeo più considerevole è situato
sulla via Tiburtina, a poca distanza dalla basilica di s. Lo-
renzo. Ha un cubicolo con quattro sarcofagi in ritti, vicino
al sepolcro d'un martire .Xwtiziuun, accertato dall'iscrizione
dipinta iti lettere del in secolo: NOVATIANO BEATISSIMO |
MARTVRI GAVDENTIVS DIAC ».

Del resto le officine non si distinguevano fra loro nò
quanto allo siile, né quanto al contenuto della decorazione
del sarcofagi Tutte possedevano, ciane è naturale, i modelli
almeno delle principali rappresentazioni, e queste solevano
ripetersi, in varie combinazioni, a seconda delle richieste,
giusto come si ripetevano sempre le stesse preghiere per i
defunti Non s: può, dunque, parlare di specialità « di alcune

officine. La parentela promiscua sì manifesta perfino in dit-
tagli secondari: p. es., la maniera di tirare con la sinistra
il lemho del pai io verticalmente in su, che trovai su due
frammenti del Museo di S. Callisto (tav. CCLXY1, 6 e 8),
la trovo anche sul » sarcofago dogmatico della via Ostiense
(tur. LXXXXVt), su due sarcofagi di provenienza ignota,
che si conserva no nel palazzo Spada e nello scalone della
canonica di S. Maria Maggiore (lav. CCLXII, 3 e j), e su
uno murato a S. Felice in Tarragona (tav. CLVIII, 3). Un
altro particolare, quello cioè di stringere con ta sinistra la
lacinia del pallio tirata sul petto, che s'incontra spesso su
sarcofagi vaticani, ritorna anche nel sarcofago dei due fra-
telli, sul più antico dilla Salaria, su quello pagano collocato
dinanzi al nuovo palazzo della Propaganda (tav. CCLX11I, 5)
e non meno di sei volle su quello di Verona (lav. CL, 2).
Lo stesso si dica delle sculture eseguite su un fondo grezzo.
Credetti, infine, di cogliere un segno distintivo nelle perle
aggiunte alle strigili, avendole da principio constatate su
cinque sculture del Museo di S. Sebastiano; ma più tardi
no vidi un esempio sopra un sarcofago delle Grolle di
S. Pietro (tao. XXXii, 3), a non parlare di due, di Viterbo
e di Campii (1aoe.XLI,2,cCVI,3). Data, dunque, la somi-
glianza fra loro dei sarcofagi delle diverse officine, tutt'al più
possiamo dire che in alenile solevano preferirsi certi sog-
getti: cosi nella piccola zona del cimitero dei Ss. Marco e
Marcelliano, che feci scavare, si trovarono tre coperchi con
scene di Giona e col busto del defunto {lav. XLIV, 3;
CXXVIII, 1; CXXIX, l). Le officine vaticane poi erano le

meglio fornite, perchè di lì uscirono, nell'età della pace, i
noti sarcofagi di lusso. Dalle officine romane i modelli si

trasmettevano alle ufficine provinciali, dove furono riprodotti
con grandi' fedeltà, sebbene qua e là euri qualche provin-
cialismo », Onde non è necessario supporre dappertutto una
importazione digli 'tessi sarcofagi, in osmi caso poco comoda,
trattandosi di pesi enormi: possiamo anzi affermare in mas-
sima che, non i sarcofagi viaggiavano, ma i modelli.

IL - CoN-mzrONE déoli scultori.

I sarcofagi non ci forniscono ì nomi di quelli che li
hanno scolpiti. Secondo le usanze di quei tempi non uno,
ma più artisti lavoravano, conlcinpnraneamentc, attorno ad
un sarcofago, e in una società l'individuo scompare. Perciò
anche nelle iscrizioni, a parte quella ili Tcrtullus (p. 71), mai
un accenno ai loro autori. Soltanto la celebre lapide delsec. UT,
troiata nel cimitero ad duas Latiros, ci dà il nome di uno
scultore cristiano, Eutrofia '.La lapide è preziosissima, essendo
la sua iscrizione accompagnara dalla immagine gradita ili
Eutropo il quale, seduto su di un'alta seggiola a gradini e
aiutato da un giovane, probabilmente suo figlio, è inicnto
a dare, per mezzo del trapano, le ultime perfezioni alle scul-
ture d'un sarcofago collocato sopra due fulcri. Li accanto
si vede il coperchio, col nome eYTPOIlOC, iscritto nella
tabella fra quattro delfini nuotanti, e a terra giacciono un
mazzuolo, due scalpelli, uno grande ed uno piccolo, nonché
un astuccio donde sporge un terzo scalpello. Di contro è
ripetuto Eutropo, vestito, come al lavoro, di semplice tunica
che per maggior comodo porta discinta. Questo modesto
abito corrisponde al suo Stato.

Nella tariffa massimale di Diocleziano, dell'anno 301, gli
scultori sono equiparati ai mosaicisti; oltre il vitto ricevevano
giornalmente sessanta sesterzi, vale a dire quindici sesterzi
meno dei pittori decoratori, e dieci più dei facocebi, fabbri
ferrai e fornari. Erano, insomma, artisti nel senso più largo
della parola. Perciò Luciano si figura la personificazione
dell'arte scultoria Come una donna vigorosa, rude, dalla
chioma incolta e dalle mani callose, mentre alla Retorica egli
dà le sembianze d'una bella signora, elegantemente vestita '.
Attesa la modesta cultura spirituale degli scultori, questi,
per ìa rappresentazione dei soggetti saeri, naturalmente, ave-
vano bisogno di essere illuminali e guidati da dottori eccle-
siastici. Insistiamo su questo fatto che l'interprete deve
tener d'occhio quando si trova di fronte a cicli di profondo
valore dogmatico. Essendo il sarcofago un oggetto di lusso,
si capisce perchè il figlio di Eutropo non abbia potuto pre-
pararne al padre mio vero e SÌ sia dovuto contentare di
dedicargliene uno graffito.

Affine dì attirare all'arte allievi del ceto degli ingenui e dei
nobili ed alzarne il prestigio, l'imperatore Costantino, colla
lettera del 2 agosto 337 indirizzala a Massimo, prefetto del
Pretorio, concesse agii artisti domiciliali in città grandi privi-
legi, come rimiraimla dagli oneri comunali, per aver l'agio dì
 
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