4
Scoperte archeologiche
I primi cavi per la fondazione del braccio anteriore del
palazzo furono aperti in sul principio del 1881 nell'angolo N-O;
ed a circa un metro di profondità dal piano stradale, apparve
il suolo vergine spesso circa 10 metri e formato di vari strati
di cappellaccio, di tufo e di pozzolana, sovrapposti ad un più
profondo strato di argilla [Notizie degli scavi 1881 p. 167). Il
sottosuolo si rinvenne intersecato da una rete complicatissima
di cunicoli dei quali è offerta in parte l'icnografìa iu colore
rosso nella tav. I-II: e dico in parte, perchè vuoi per l'essersi
trovate le gallerie in vari punti ostruite da antiche frane, vuoi
per la imminente minaccia di nuove,-non fu possibile comple-
tarne il rilievo. Alcuni pozzi di forma circolare, altri rettan-
golari, muniti tutti di pedarole e segnati in pianta con le let-
tere rosse a, b, comunicavano con i detti cunicoli a diverse
profondità. Altre gallerie pertinenti allo stesso sistema di dre-
naggio e scoperte verso l'angolo N-E sono designate nella pianta
(lettera rossa c). Le punteggiate, distinte pure in rosso, dimo-
strano l'indirizzo di un'abbondantissima vena di acqua che corre
ad un livello di poco inferiore a quello delle gallerie.
Delle reliquie di antiche fabbriche tornate in luce, pro-
seguendosi la costruzione del palazzo, non fu possibile conser-
varne alcuna: che, per le necessità emergenti dal lavoro, i muri
non appena scoperti dovevano essere demoliti. Dai rilievi però
eseguiti dalla guardia degli scavi, inviata alla sorveglianza degli
sterri dalla Direzione delle Antichità, da molti altri appunti
tolti accuratamente sul luogo dal prelodato Lanciani e dallo
stesso gentilmente comunicatimi, e finalmente da qualche altro
rilievo da me fatto, mi è stato possibile ricomporre la icno-
grafia dei diversi edifici che presento nella tav. MI.
Di tali fabbriche nelle quali noi possiamo riconoscere la
casa urbana dei Nummii Albini, quella di Q. Valerio Vegeto,
quella di Vulcacio Rufino, e forse alcuni horrea, tratterò ora
in particolare.
Scoperte archeologiche
I primi cavi per la fondazione del braccio anteriore del
palazzo furono aperti in sul principio del 1881 nell'angolo N-O;
ed a circa un metro di profondità dal piano stradale, apparve
il suolo vergine spesso circa 10 metri e formato di vari strati
di cappellaccio, di tufo e di pozzolana, sovrapposti ad un più
profondo strato di argilla [Notizie degli scavi 1881 p. 167). Il
sottosuolo si rinvenne intersecato da una rete complicatissima
di cunicoli dei quali è offerta in parte l'icnografìa iu colore
rosso nella tav. I-II: e dico in parte, perchè vuoi per l'essersi
trovate le gallerie in vari punti ostruite da antiche frane, vuoi
per la imminente minaccia di nuove,-non fu possibile comple-
tarne il rilievo. Alcuni pozzi di forma circolare, altri rettan-
golari, muniti tutti di pedarole e segnati in pianta con le let-
tere rosse a, b, comunicavano con i detti cunicoli a diverse
profondità. Altre gallerie pertinenti allo stesso sistema di dre-
naggio e scoperte verso l'angolo N-E sono designate nella pianta
(lettera rossa c). Le punteggiate, distinte pure in rosso, dimo-
strano l'indirizzo di un'abbondantissima vena di acqua che corre
ad un livello di poco inferiore a quello delle gallerie.
Delle reliquie di antiche fabbriche tornate in luce, pro-
seguendosi la costruzione del palazzo, non fu possibile conser-
varne alcuna: che, per le necessità emergenti dal lavoro, i muri
non appena scoperti dovevano essere demoliti. Dai rilievi però
eseguiti dalla guardia degli scavi, inviata alla sorveglianza degli
sterri dalla Direzione delle Antichità, da molti altri appunti
tolti accuratamente sul luogo dal prelodato Lanciani e dallo
stesso gentilmente comunicatimi, e finalmente da qualche altro
rilievo da me fatto, mi è stato possibile ricomporre la icno-
grafia dei diversi edifici che presento nella tav. MI.
Di tali fabbriche nelle quali noi possiamo riconoscere la
casa urbana dei Nummii Albini, quella di Q. Valerio Vegeto,
quella di Vulcacio Rufino, e forse alcuni horrea, tratterò ora
in particolare.