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Bulletin du Musée National de Varsovie — 37.1996

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Nr. 1-2
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Miziołek, Jerzy: Meleagro, Diana e Atteone su un cassone fiorentino nel Museo Nazionale di Varsavia
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https://doi.org/10.11588/diglit.18945#0023
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importanza per gli studiosi dei cassoni - delle opere di un anonimo pittore
fiorentino detto in origine Maestro di Cracovia, quindi Maestro della Presa di
Taranto, oggi Maestro di Ladislao d’Angiò Durazzo o Maestro di Carlo
Durazzo, operante a cavallo del XIV e del XV secolo8. Altri, laconici
accenni, che poche novità hanno apportato, sono venuti da Michel Laciotte9,
Paul F. Watson10 e, ultimamente, da Patritia Simons11.

s Nella Collezione Czartoryski di Cracovia si trovano due cassoni dello stesso autore anonimo
(purtroppo, al pari di quello di Varsavia, fortemente rimaneggiati), raffiguranti, rispettivamente,
episodi tratti dal secondo libro delle Metamorfosi di Ovidio e la Storia di Lucrezia,. La prima
denominazione, Maestro di Cracovia, è di M. Boskovits, che nel 1968 compilò il primo elenco delle
sue pitture. L’elenco, con le aggiunte apportate da Everett Fahy nel 1983, è pervenuto, tra gli altri,
a Jan Bialostocki e ringrazio Maria Skubiszewska per avermi dato la possibilità di studiarlo nel 1994.
Già negli anni Settanta l’elenco e il nome attribuito all’autore erano citati da alcuni studiosi, cfr.
F. Zeri, E. E. Gardner, Italian paintings. A catalogue of the Collection of the Metropolitan Museum
of Art: Florentine school, New York 1971, p. 61; C. Lloyd, A catalogue of the earlier Italian paintings
in the Ashmolean Museum, Oxford 1977, p. 133. La seconda denominazione è di F. Bologna, Ipittori
alla corte Angioina di Napoli 1266-1414, Roma 1969, pp. 343M6; idem. Il sofitto della Sala magna
allo Steri di Palermo, Palermo 1975, p. 123; si veda anche J. Pope-Hennessy e K. Christiansen,
“Secular painting in 15th-century Tuscany: birth trays, cassone panels, and portraits”, The
Metropolitan Museum of Art Bulletin, XXXVIII, 1, 1980, pp. 13 e 20 sgg.; E Leone de Castris, Arte
di corte nella Napoli Angioina, Firenze 1986, p. 83. La terza denominazione è di nuovo del
Boskovits “Il Maestro di Incisa Scapaccino e alcuni problemi di pittura tardogotica in Italia”,
Paragone, 501, 1991, uscito nel 1994, pp. 35-53, in particolare le pp. 38 e 46-48). A formulare
la quarta denominazione è stato E. Fahy, Florence and Naples: a cassone panel in the Metropolitan
Museum of Art, in: Hommage à Michel Laclote. Etudes sur la peinture du Moyen Age et de la
Renaissance, Milano 1994, pp. 231M3). Nell’articolo lo studioso suggerisce che il nostro potrebbe
essere identificato con Francesco di Michele, nel contempo identificato con il cosidetto Maestro
di San Martino a Mensola; quindi sia il ben noto altare nella chiesa di San Martino a Mensola, sia
un reliquiario ivi conservato con i resti di San’Andrea di Scozia (o d’Irlanda) sarebbero attribuibili
alla stessa mano. Noi, però, riteniamo che quest’opere siano state eseguite dai due pittori distinti.
Riteniamo inoltre che il nostro anonimo dovrebbe essere chiamato Maestro della presa di Napoli
perché il name piece del gruppo dei cassoni a lui attribuito, che si trova presso il Metropolitan
Museum of Art di New York raffigura senza dubbio la presa di Napoli nel 1381; cfr. J. Miziolek,
Soggetti classici sui cassoni fiorentini alla vigilia del Rinascimento, Warszawa, 1996, pp. 25-44 e,
particolarmente, 35-37; idem “Fiorentina libertas: La storia di Lucrezia romana e la cacciata del

2. Caccia di Diana, fronte del
cassone, collezione di
Mr. e Mrs. Louis C. Baker,
Greenwich, Conn.,

(Foto: Frick Art Reference
Library, no. 349/4)

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