8 CAP. 1. DELLE STATVE,
il racconto non ci riferiice quali esse si fossero: chi la che
non si dolesie dell'Artefice , perchel'hauesse imprigio-
nata in quella cassi dentro di vna pouera cella ; mentre^
per lanouità dell'Arte, meritaua in vri pubblico nobilis-
simo Teatro di vederli esposta a gli applausi dell' Vniuer-
so ? Se non volessimo dire (per consarci più facilmente^
alla pietà dell'Artefice) che secondo quel Tuo modo di sà-
uellare , salutasse il nome della Reina de' Cieli, ringra-
tiandola che si fbsse compiaciuta di darle quel diuotissi-
mo Maertro : o vero le si douesse prestar sède a (imiglià-
te racconto; mi giouerebbe il credere, che da quella car-
cere angussa, meglio, e più sicuramente che da quella di
Socrate, harebbe chiamato a ri/ponderc a chiunque l'm-
terrogaua , il Tuo grand' Oracolo , che dalla sua celiai ,
non come dall'Areopago di Atene j ma bensì come dal
portico di Salomone , le dottrine dell'eterna Verità, al
Mondo tutto compartiua . Ma che disgratia ? portò il
caso che vno Scolare valenthuomo per altro , ignorante
però del teioro racchiuso, aprisse la cassa , e in vdendo
a parlare la Statua, atterrito come da vn moiìro ; la per-
cosse 3 e leinsransè la testa. Ognvn s'immagini la doglia
estrema dell'Artefice, che vidde guaita in vn tratto quell*
opra, che meritò la fatica di molti anni. Ma del grand'
Alberto la pietà mi persuade a credere, ch*ei si fossegià
auuezzo a viuere disamorato affatto delle cote più caro
di'questo Mondo, offerendole con generosità di cuoro
a Dio, come fece il Profeta Re dell' acqua sospirata dal-
la cistema di Bettelem, allhorache libauit eam Domi-
no . Hor vedete findouegiunsero gli huomini coli* arte
infin' a imitare il Diuino Facitore ? con dare alle Statue
il moui-
il racconto non ci riferiice quali esse si fossero: chi la che
non si dolesie dell'Artefice , perchel'hauesse imprigio-
nata in quella cassi dentro di vna pouera cella ; mentre^
per lanouità dell'Arte, meritaua in vri pubblico nobilis-
simo Teatro di vederli esposta a gli applausi dell' Vniuer-
so ? Se non volessimo dire (per consarci più facilmente^
alla pietà dell'Artefice) che secondo quel Tuo modo di sà-
uellare , salutasse il nome della Reina de' Cieli, ringra-
tiandola che si fbsse compiaciuta di darle quel diuotissi-
mo Maertro : o vero le si douesse prestar sède a (imiglià-
te racconto; mi giouerebbe il credere, che da quella car-
cere angussa, meglio, e più sicuramente che da quella di
Socrate, harebbe chiamato a ri/ponderc a chiunque l'm-
terrogaua , il Tuo grand' Oracolo , che dalla sua celiai ,
non come dall'Areopago di Atene j ma bensì come dal
portico di Salomone , le dottrine dell'eterna Verità, al
Mondo tutto compartiua . Ma che disgratia ? portò il
caso che vno Scolare valenthuomo per altro , ignorante
però del teioro racchiuso, aprisse la cassa , e in vdendo
a parlare la Statua, atterrito come da vn moiìro ; la per-
cosse 3 e leinsransè la testa. Ognvn s'immagini la doglia
estrema dell'Artefice, che vidde guaita in vn tratto quell*
opra, che meritò la fatica di molti anni. Ma del grand'
Alberto la pietà mi persuade a credere, ch*ei si fossegià
auuezzo a viuere disamorato affatto delle cote più caro
di'questo Mondo, offerendole con generosità di cuoro
a Dio, come fece il Profeta Re dell' acqua sospirata dal-
la cistema di Bettelem, allhorache libauit eam Domi-
no . Hor vedete findouegiunsero gli huomini coli* arte
infin' a imitare il Diuino Facitore ? con dare alle Statue
il moui-