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Borboni, Giovanni Andrea
Delle statue — 1661

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https://doi.org/10.11588/diglit.9653#0056
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CAPÌTOLO QVARTo!
Di alcune Statue pretto li Antichi,
più celebrate.
AVOLEGGIA Euripide, cho
Ercole tenzonando con la Morto ,
le inuolòla belhssima Alceite , ma
l'huomo virtuoso le inuola Y Im-
mortalità del Tuo nome; Impercio-
chc se latromba d'oro della Fama-,
* prende fiato, o se somministra lo
sue penne ai più eruditi> e rinomati Scrittori , o final-
mente se riempie le cento bocche del Poeta Latino de'
pretiosi liquori d* Elicona ; dice pu re che qualche gcne-
rosa imprela,o qualche notitia peregrina di sèienze, tra-
mandata ai Polteri,per ammaestrarli, o insomma qual-
che Opra cccelsa dell'Arte n1 è fiata la cagione. Trala-
seio per adesso di dire delle altre Arci, e solamente mi
sermo a quella della Scoltura, A ere si riducono le ragioni,
per le quali, li Artefici illustri lasciano scolpita a forza di
{carpelli, nelle Statue, l'Immortalità del suo nome : per
la ricchezza della materia, ma più di tutte per l'ecceliéza
del lauono, e finalmente perla smisurata grandezza di
qualche Colosso. Riguardeuole dunque si renderà ogni
Statua , che in rappresèntando le fattezze altrui, vedras
si impattata della Terra gloriosa di Tertulliano,come ap» Deidoioiat,
ponto ei chiama Toro, aurum^ terra feilieet piane glorio-
sort perche lasciando nel fuoco le sue squammeseab-
biosè,
 
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