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Bossi, Giuseppe
Del cenacolo di Leonardo da Vinci: libri quattro — Milano, 1810 [Cicognara, 3373]

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https://doi.org/10.11588/diglit.23792#0200
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non amava già ciecamente le cose delle arti : al contrario, per testimonio del
Paciolo, del Vasari e d' altri, ei n era intendentissimo : quindi non è probabile
eh' egli esigesse prontamente eseguita un opera di tanta importanza e difficoltà,
come questa del Cenacolo ; e tanto meno è da credere eh' ei fosse per affrettare
un artefice qual era Leonardo, cui egli aveva d' altra parte affidate tante e di-
verse considerabili opere d' ogni genere, e sopra tutto il gran colosso equestre
del duca Francesco, suo padre. Se a ciò si aggiunge il lento metodo dell'autore,
la grandezza notabile dell'opera, la ricchezza e finitezza di ogni menoma parte,
e la insaziabilità di Leonardo in rinnovar ricerche ed investigar sempre nuove
perfezioni, è facile il congetturare che il Cenacolo fosse fatica di molti anni.

Il Vasari asserisce apertamente che il cavallo colossale fu dal Vinci proposto
al duca, mentre già stava lavorando al Cenacolo ; e al modo con cai parla di
tal opera, prova egli stesso di quanto sbagliasse (se pure non isbagliò l'impres-
sore) assegnando la venuta del Vinci in Milano nel 1494. Sedici anni d'altron-
de ci assicura il Sabbà da Castiglione essere stati impiegati da Leonardo in
condurre quel celebre ed infelice modello il quale all' arrivo di Lodovico XII
fu , come vedemmo , bersaglio alle balestre de' Guasconi, ed andò in polvere.
In qual tempo tal modello fosse condotto al suo fine, non è noto con preci-
sione , ma è certo che fu fatto due volte. In una lettera di Platino Piatto, scritta
da Garlasco nel 1489 (»), leggesi che questo oratore e poeta fu richiesto da Leo-
nardo di un epigramma da porre sotto la statua equestre di Francesco. Dalla
stessa lettera si deduce che a molti altri letterati era stata fatta la medesima
domanda. Dunque se Leonardo già chiedeva epigrammi ed iscrizioni pel suo
monumento , è chiaro che il monumento era condotto a segno da potersi mo-
strare, e che come modello era assolutamente finito. Sembra anche che sia stato
pubblicamente esposto in quello stesso anno 1489 in occasione delle nozze di
Giovanni Galeazzo (»), che furon ricche e grandi, e per le quali fu dal Vinci
eseguita la macchina cui chiamò Paradiso, fatta ad imitazione di quelle che
facevansi a Firenze, delle quali si legge nelle Vite del Cecca e d'altri. Ma poco
dopo, fosse effetto di qualche sinistro accidente non raro alle grandi opere di
rilievo, fosse rovina cagionata dalla trasportazione che se ne dovette fare per
la indicata festa, fosse in fine mala soddisfazione dell'autore, questo primo
modello disparve, e Leonardo stesso nel codice De lamine et umbra scrisse di
suo pugno: A dì 23 d'aprile 1490 cominciai questo libro e ricominciai il cavallo V).
Il Paciolo poi circa otto anni dopo ne parla di nuovo come di cosa perfetta,
e dice che la sua enea massa era di 200,000 libbre, con che fe' credere che
fosse già gettato in bronzo (4). Intorno dunque al finir del secolo dee porsi
finito il secondo modello, e i sedici anni devono comprendere ambedue le
fatture. Da ciò parrebbe che questo colosso fosse stato cominciato tra il 1482
e il 1484, e se il Cenacolo era già prima intrapreso, come vediamo dal Vasari,
 
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