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Gli Egizj pria, imitati poi dagl’invidiosi Greci, ebbero
per loro nobile istinto vestire e velare tutte le verità iste-
riche, morali e dottrinali, con qualche allegorica e poe-
tica narrazione; anzicchè i Greci più degli altri fra tutte
le nazioni dediti ad intessere delle favole , attribuivansi
per fondatori numi ed eroi immaginarli. Loro industria era
quella di nascondere con ogni sforzo l’origine troppo bassa
de’ loro eroi. Se non che le loro favole stesse ( mesco-
lanza bizzarra delle loro rimembranze e delle stranezze
della loro immaginazione ) divennero altrettanti monu-
menti a favor della verità. •— Il nome d’un Dio , quello
di un savio fin allora sconosciuto, e che fu d’uopo indi-
care con una parola presa da lingua estranea , sono le
tracce che la verità lascia dietro di se, e che tutti gli
sforzi dell’amor proprio non possono cancellare; per la
qual cosa la loro storia non comincia a meritar qualche
credenza se non all’epoca delle Olimpiadi.— Se poi parlar
volessimo de’Romani, osserveremmo che ancor questi quan-
do crebbero in tanto fasto, superiorità e grandezza , siffatte
ampollose origini non disprezzarono; nulladimeno, sebbene
più temperati de’Greci, non cessarono di coltivare mille idee
bizzarre per quella lor Troja a cui avendo dato maggior
peso la tromba di Virgilio a forza di figurarsi un origine
più d’ogni altra eccelsa, si lasciarono lusingare da mille
vane credenze. Diversamente mostrossi la nostra sacro-
santa Scrittura, la quale sola seppe conservare monumenti
sicuri sulla vera antichità.
L’origine di Amalfi quasi si perde come quella della
maggior parte delle altre città delle nostre regioni, nel-
l’oscurità de’tempi; ma la favola, che supplì ai manca-
menti delle storiche conoscenze delle antiche città etru-
sche, greche e latine, ha saputo rimediare ad una tal per-
dila , somministrando sopra di essa invenzioni invece di
veridici ragguagli. Ecco la ninfa Amalfi che cotanto gi-
Gli Egizj pria, imitati poi dagl’invidiosi Greci, ebbero
per loro nobile istinto vestire e velare tutte le verità iste-
riche, morali e dottrinali, con qualche allegorica e poe-
tica narrazione; anzicchè i Greci più degli altri fra tutte
le nazioni dediti ad intessere delle favole , attribuivansi
per fondatori numi ed eroi immaginarli. Loro industria era
quella di nascondere con ogni sforzo l’origine troppo bassa
de’ loro eroi. Se non che le loro favole stesse ( mesco-
lanza bizzarra delle loro rimembranze e delle stranezze
della loro immaginazione ) divennero altrettanti monu-
menti a favor della verità. •— Il nome d’un Dio , quello
di un savio fin allora sconosciuto, e che fu d’uopo indi-
care con una parola presa da lingua estranea , sono le
tracce che la verità lascia dietro di se, e che tutti gli
sforzi dell’amor proprio non possono cancellare; per la
qual cosa la loro storia non comincia a meritar qualche
credenza se non all’epoca delle Olimpiadi.— Se poi parlar
volessimo de’Romani, osserveremmo che ancor questi quan-
do crebbero in tanto fasto, superiorità e grandezza , siffatte
ampollose origini non disprezzarono; nulladimeno, sebbene
più temperati de’Greci, non cessarono di coltivare mille idee
bizzarre per quella lor Troja a cui avendo dato maggior
peso la tromba di Virgilio a forza di figurarsi un origine
più d’ogni altra eccelsa, si lasciarono lusingare da mille
vane credenze. Diversamente mostrossi la nostra sacro-
santa Scrittura, la quale sola seppe conservare monumenti
sicuri sulla vera antichità.
L’origine di Amalfi quasi si perde come quella della
maggior parte delle altre città delle nostre regioni, nel-
l’oscurità de’tempi; ma la favola, che supplì ai manca-
menti delle storiche conoscenze delle antiche città etru-
sche, greche e latine, ha saputo rimediare ad una tal per-
dila , somministrando sopra di essa invenzioni invece di
veridici ragguagli. Ecco la ninfa Amalfi che cotanto gi-