36 , VITA DI BENVENUTO
pagno, l'aspettai e lo misi in groppa; e
dicendogli: chè domin direbbero i nostri
amici di noi , che partitici per andare a
Roma, non ci fussi bastato la vista di pas-
sar Siena ? allora il buon Tasso disse, che
io diceva il vero; e per esser persona lie-
ta, cominciò a ridere e cantare: e così
sempre cantando e ridendo ci conducemmo
a Roma. Questa era l'età mia di dicianno-
ve anni insieme col millesimo . Giunti che
noi fummo a Roma , subito mi messi a bot-
tega con un maestro , che si dimandava il
Firenzuola di Lombardia , ed era valentis-
simo uomo di lavorare vasellami e cose
grosse . Avendogli mostro un poco di quel
modello di quel serrarne che io avevo fat-
to a Firenze col Salimbeni , gli piacque
maravigliosamente, e disse queste parole a
un garzone ch'e' teneva, il quale era fio-
rentino e si dimandava Giannotto Giannot-
ti, ed era stato seco parecchi anni ; disse
cosi: questo è di quei Fiorentini che san-
no, e tu sei di quei che non sanno. Al-
lora io riconosciuto quel Giannotto gli vol-
si far motto ; perchè, innanzi che egli an-
dasse a Roma , spesso andavamo a disegna-
re insieme ed eravamo stati molti anni do-
mestici compagnuzzi. Prese tanto dispiacere
di quelle parole che gli aveva detto il suo
maestro , che egli disse non mi conoscere ,
nè sapere chi io mi fossi ; onde io sdegna-
to a cotali parole gli dissi: o Giannotto
già' mio amico domestico, che ci siamo
pagno, l'aspettai e lo misi in groppa; e
dicendogli: chè domin direbbero i nostri
amici di noi , che partitici per andare a
Roma, non ci fussi bastato la vista di pas-
sar Siena ? allora il buon Tasso disse, che
io diceva il vero; e per esser persona lie-
ta, cominciò a ridere e cantare: e così
sempre cantando e ridendo ci conducemmo
a Roma. Questa era l'età mia di dicianno-
ve anni insieme col millesimo . Giunti che
noi fummo a Roma , subito mi messi a bot-
tega con un maestro , che si dimandava il
Firenzuola di Lombardia , ed era valentis-
simo uomo di lavorare vasellami e cose
grosse . Avendogli mostro un poco di quel
modello di quel serrarne che io avevo fat-
to a Firenze col Salimbeni , gli piacque
maravigliosamente, e disse queste parole a
un garzone ch'e' teneva, il quale era fio-
rentino e si dimandava Giannotto Giannot-
ti, ed era stato seco parecchi anni ; disse
cosi: questo è di quei Fiorentini che san-
no, e tu sei di quei che non sanno. Al-
lora io riconosciuto quel Giannotto gli vol-
si far motto ; perchè, innanzi che egli an-
dasse a Roma , spesso andavamo a disegna-
re insieme ed eravamo stati molti anni do-
mestici compagnuzzi. Prese tanto dispiacere
di quelle parole che gli aveva detto il suo
maestro , che egli disse non mi conoscere ,
nè sapere chi io mi fossi ; onde io sdegna-
to a cotali parole gli dissi: o Giannotto
già' mio amico domestico, che ci siamo