CELLINO 79
valentuomo io portavo una onesta invidia:
sebbene quest' arte è molto appartata dal-
F altre arti , che s'intervengono all' orefice-
ria ; perchè questo Lautizio, facendo que-
st'arte de' suggelli, non sapeva far altro.
Messomi a studiare ancora in essa arte,
sebbene difficilissima io la trovavo , non
mai stanco per fatica che quella mi dessi ,
di continuo attendevo a guadagnare e a
imparare. Ancora era in Roma un altro
eccellentissimo valentuomo, il quale era
milanese e si domandava per nome Messer
Caradosso (i). Quest'uomo lavorava solamen-
(i) Quest' uomo veramente eccellentissimo in tutte le
parti dell' oreficeria ( professione in que' tempi assai no-
bile e che abbracciava molte arti ingegnosissime che
presso di noi non sono più esercitate dagli orafi ) chia-
mavasi propriamente Ambrogio Foppa; ma essendo egli
per l'estrema sua diligenza lentissimo ne' lavori, ac-
cadde una volta che un Signore spagnuolo montò con-
tro lui in tanta collera, che rimproverandolo aere-
mente di questo, chiamollo Cara d'Osso , cioè faccia
d'orso , alludendo alla sua fisonomia non molto gentile.
Il Foppa che era persona buona e piacevo?0, non in-
tendendo lo spagnuolo, rise assai d'esser così chiamato
e divulgò la cosa in modo che, anche suo malgrado
dopo averne saputo il significato, fu sempre chiamata
Caradosso . Quando Bramante Lazzari pochi anni pri-
ma del i5oo. fabbricò in Milano il bellissimo ottagono,
che sta presso la sagrestia di S. Satiro , il nostro Foppa
ne eseguì l'ornato interiore modellando in terra cotta
abbronzata un magnifico fregio di teste gigantesche e
di puttini, il quale tuttavia intatto può riguardarsi come
un capo d'opera in plastica. Nel pontificato di Giulio II.
il Foppa andò a Roma, e per esso come per Leon X-
coniò le monete, che dal Vasari son chiamate impareg-
giabili . Fra le medaglie da lui fatte se ne conoscono
poche , e sono quella di Bramante , quella del Magno
valentuomo io portavo una onesta invidia:
sebbene quest' arte è molto appartata dal-
F altre arti , che s'intervengono all' orefice-
ria ; perchè questo Lautizio, facendo que-
st'arte de' suggelli, non sapeva far altro.
Messomi a studiare ancora in essa arte,
sebbene difficilissima io la trovavo , non
mai stanco per fatica che quella mi dessi ,
di continuo attendevo a guadagnare e a
imparare. Ancora era in Roma un altro
eccellentissimo valentuomo, il quale era
milanese e si domandava per nome Messer
Caradosso (i). Quest'uomo lavorava solamen-
(i) Quest' uomo veramente eccellentissimo in tutte le
parti dell' oreficeria ( professione in que' tempi assai no-
bile e che abbracciava molte arti ingegnosissime che
presso di noi non sono più esercitate dagli orafi ) chia-
mavasi propriamente Ambrogio Foppa; ma essendo egli
per l'estrema sua diligenza lentissimo ne' lavori, ac-
cadde una volta che un Signore spagnuolo montò con-
tro lui in tanta collera, che rimproverandolo aere-
mente di questo, chiamollo Cara d'Osso , cioè faccia
d'orso , alludendo alla sua fisonomia non molto gentile.
Il Foppa che era persona buona e piacevo?0, non in-
tendendo lo spagnuolo, rise assai d'esser così chiamato
e divulgò la cosa in modo che, anche suo malgrado
dopo averne saputo il significato, fu sempre chiamata
Caradosso . Quando Bramante Lazzari pochi anni pri-
ma del i5oo. fabbricò in Milano il bellissimo ottagono,
che sta presso la sagrestia di S. Satiro , il nostro Foppa
ne eseguì l'ornato interiore modellando in terra cotta
abbronzata un magnifico fregio di teste gigantesche e
di puttini, il quale tuttavia intatto può riguardarsi come
un capo d'opera in plastica. Nel pontificato di Giulio II.
il Foppa andò a Roma, e per esso come per Leon X-
coniò le monete, che dal Vasari son chiamate impareg-
giabili . Fra le medaglie da lui fatte se ne conoscono
poche , e sono quella di Bramante , quella del Magno