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— 84 —

nizioni posero la seguente: et quod MAXIMVM EST, corpora martyrwn aut caete-
rorum si non sepeliantur, grande periculum imminet eis, quibus incumbit hoc opus (1).
Sappiamo altresì, che il danaro raccolto nell'arca della chiesa dalle spontanee lar-
gizioni de'fedeli era erogato a sovvenire in vita i poveri, le vedove, i pupilli, e a
dar loro dopo la morte conveniente sepoltura (2). E così religioso e sacrosanto era
riputato quest' uso de' tesori della chiesa, che nel secolo quarto s. Ambrogio in-
segnò : liumandis fideliiim reliquiis.... vasa ecclesiae etiam initiata confringere, con-
flare, vendere licei (3). Basterebbero queste poche nozioni irrepugnabili de'prischi
riti e delle prische leggi cristiane, per intendere, quando anche l'antichità mede-
sima non ce lo testificasse, che i sepolcri de'fedeli dovettero essere diversi e se-
parati dalle tombe de'gentili ; tenuti in conto di cosa santa, massime quelli de'mar-
tiri; e affidati alla cura ed alla tutela de'sacri ministri e deliberali e pii benefattori
della chiesa. La storia è piena di fatti, di documenti, di memorie monumentali,
che provano essere veramente stato così.

Non ripeterò le notissime allegazioni intorno al rispetto de'cristiani per i ca-
daveri, alla cura di lavarli, d'ungerli con balsami preziosi e di non sovrapporne
uno sull'altro; laonde abborrivano dal bruciarli secondo il costume dalla massima
parte dei gentili usitato, e dal profanarli con riti, che avessero colore di pagana
superstizione, quale sarebbe stato il coronarli. Nec mortuos coronamus, rispondeva
Ottavio al gentile Cecilio, nos exequias adornamus eadem tranquillitate, qua vivimus;
nec adnectimus arescentem coronam, sed a Deo aeternis floribus vividam sustinemus (4).
E tanta era negli animi de'primi fedeli la riverenza verso i cadaveri de'loro fra-
telli, e così radicata l'opinione dover essi essere deposti interi ed incontaminati a
giacere in vergine luogo, che ai giorni di Tertulliano fra loro aveva voga la cre-
denza, essersi una volta da se discostato un cadavere per dar luogo ad un secon-
do, che nella medesima tomba si voleva collocare: est relatio apud nostros in eoe-
meterio corpus corpori juxta collocando spatium recessu communicasse (5). Queste cure
e questo quasi culto della spoglia mortale, venivano, come tutti sanno, e gli an-
tichi lo dicono a chiare note , dalla fede nella risurrezione beata. La qual fidu-
cia essendo vincolo di speranza commune a tutta la fratellanza cristiana, ed i
sepolcri de'martiri essendo più che gli altri centro di fervide preghiere, di adu-
nanze, di celebrazione de'santi misteri, dovea naturalmente avvenire, che le tombe
de'fedeli a poco a poco le une alle altre si aggruppassero segnatamente attorno a
quelle degli eroi della fede. Così benché non sembri avere esistito legge veruna
obbligante i fedeli a seppellirsi in commune con i loro fratelli, anzi benché sia
certo la sepoltura in monumenti o in luoghi di diritto privato e gentilizio, pur-
ché fosse senza mistura di sepolcri pagani, essere stata ai cristiani permessa, pure
e i communi cemeteri troviamo generalmente dalla chiesa adottati da immemo-
rabile età, e la massima parte de'famigliari od ereditarli sepolcreti furono poi am-
pliati all'uso d'ogni ceto di fedéli od allacciati colle maggiori cristiane necropoli.

(1) V. S. Cypriani opp. ed. Balnt. episl. il, (aliis III et Vili).

(2) V. Tertull. Apotoget. e. 39.

(3) De officiti Ub. II § Hi, ed. Venel. T. Ili p. 124.

(4) Minucii Felici?, Octavius edit. Ouzelii p. 43.

(5) Tertullian. Apolog. e. 37.
 
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