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È noto, che di cemeteri communi a tutta la cristiana famiglia, luoghi non solo
di sepoltura, ma anche di orazione e di sacre adunanze, fanno ricordo coloro me-
desimi, i quali vissero ne' secoli delle persecuzioni, come d'un possesso proprio e
costante della società de'fedeli. Tertulliano ne è testimonio per l'Africa; l'autore
de'Filosofumeni, la vita di papa Fabiano (che poi accennerò essere dettato d'un
contemporaneo), e le lettere di Cipriano fanno menzione de'cemeteri di Roma; Dio-
nisio Alessandrino di quelli d'Alessandria, Eusebio di quelli di tutto l'Oriente, il
concilio Illiberitano di quelli della Spagna (1). Gl'imperatori medesimi per tutto
l'impero nei loro editti talvolta interdicono ai cristiani l'ingresso ai luoghi,
ch'essi appellavano cemeteri tk ?« **Xevftóya xojpjrvj^a slamai, talvolta loro li restituisco-
no (2). Dal qual complesso di testimonianze sincrone è manifesto, che l'esistenza
di cemeteri communi, assoluta ed esclusiva proprietà de' fedeli e luoghi de' loro
sacri convegni, era nel secolo terzo un fatto universale, conosciuto dalla stessa pub-
blica autorità, e da essa quando tollerato, quando vietato. L'universalità del qual
fatto e la sua intima affinità collo spirito, colle leggi, coi riti del cristianesimo
primitivo dimostrano, ch'esso non cominciò col secolo terzo. Laonde le memorie,
che le singole chiese, e massime la romana, conservano dei cemeteri dell'età dei
martiri e de'nomi de'loro fondatori, taluni de'quali coevi e discepoli degli apostoli,
hanno un fondamento nella più autentica istoria de'primi tre secoli. Il seguito del
ragionamento porrà in sempre maggior luce questa prima fondamentale nozione.

Il nome wtfwfrfytm cemetero, era per consenso anche dei pagani appellazione
speciale de'sepolcreti cristiani. Egli è inutile, ch'io m'accinga a spiegare, come co-
testa parola significante dormitorio e tutto il linguaggio della cristiana epigrafia.
dormit, somnum pacis, depositio, dejmsitus alludono alla fede, che abbiamo veduto
presiedere alla sepoltura cristiana , la fede nella risurrezzione. Sono dottrine le
cento volte già dichiarate, e che nella raccolta delle iscrizioni hanno il proprio
loro luogo. Dirò soltanto, che coemeterium in Roma e generalmente nell' uso latino
di quella voce designò l'intero sepolcreto; in Grecia e nelle greche iscrizioni anche
ogni tomba fu singolarmente denominata ffl&pilpisy (3). Ed ecco perchè nell' iscrizio-
ne citata dall' Aringhi (4) un semplice sarcofago usurpa il nome di KOIMHTHPION :
quell'iscrizione è greca e posta alla moglie da un cotal Laudicio (AAYAKIC), il quale
col nome medesimo ci ricorda una delle molte Laodicee, ondegli era probabilmente
originario. In Africa trovo un singolare esempio della voce C0EMETER1A in iscri-
zione latina incisa in una cartella in mezzo a due ascie collocata in cima d'una
porta e indicante i sepolcri d'un monumento gentilizio ed ereditario: COEMETERIA
fi MEMORIAE GENTIS LEPIDIORUM fi L fi LEPIDI NAMPULI ET STENNIAE P0-
TITAE ET HEREDYM HEREDVMYE EORVM VIVVNT IN DIEM SVVM $ ISTANTIVS
fi FEC fi (5). Della quale iscrizione io non ardisco definire, se sia d'una gente

(1) Tertull. 11. ce. e Ad Scap. e. 3; Philosophumena ed. Cruice IX, 11 p. 441j Catal. Buclier. in Fubiano; Cyprian. epist. 82; Dioriys.
Alex. ap. Euseb. Hist. eccl. VII, 11; Euseb. I. e. IX, 2; Condì. Illib. can. 34, 35.

(2) V. Eusebii, Hist. eccl. VII, 11, 13, IX, 2: cf. Acta martyrii s. Cypriani ap. Ruiiiart p. 216,

(3) V. Corpus inscr. Gr. n. 9298, 9304-6, 9310-16, 9439-40, 9450; Bullet. dell' lst. di corrisp. areb. 1860 p.95 n. 6, 7. Ed in un' iscri-
zione bilingue (greca e latina) di Narbona posta nell' anno 527, la tomba nel greco è chiamata KTMETEPION.

(4) Roma subt. T. I p. 5.

(5) V. Renier, Inter, de l'Algerie n. 2031.
 
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