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PREFAZIONE

Lie sotterranee necropoli, alla cui descrizione ed istoria quest'opera è dedicata, non sono
soltanto la sede dei monumenti della chiesa primitiva, ma esse stesse e la loro escavazione
sono uno spettacoloso monumento dell'arte antica e della cristianità. Perciò separando lo studio
del sotterraneo da quello delle monumentali memorie, che esso contiene, è facile intendere
come quello studio si riduce a due capi: esame geologico, ed esame architettonico. La geologia
dichiarerà le qualità e la scelta delle rocce e dei luoghi escavati; l'architettura, l'arte e le forme
dell'escavazione. Coteste nozioni sembreranno forse a prima vista assai aride ed infeconde. Pure
il fatto ha già mostrato, e meglio mostrerà in avvenire, che la scienza monumentale non solo
riceve molto lume dall'analisi geologica ed architettonica; ma può anche essere arricchita di
scoperte novelle, cui essa sola non giungerebbe.

Fra i cultori delle sacre antichità niuno prima del P. Giuseppe Marchi tolse ad obbietto
di studio speciale l'escavazione della sotterranea necropoli cristiana. Ciò nulla ostante, poiché
il principale elemento di questo studio è fornito dalle icnografie e dalle ortografie dei sotter-
ranei, e di queste furono talvolta corredate le opere dei nostri maggiori, è mio debito esami-
nare in prima lo scopo e il pregio di quei lavori già da lunga età preparati ai nostri usi.
Lo scopo dei disegni architettonici delineati prima del Marchi fu unicamente quello d'indicare
i luoghi dei monumenti e rappresentarne l'aspetto per via di scenografie. Così il Winghio ed
il Beneventano (1) furono i primi a porre in carta due icnografie di cemeteri cristiani; l'una
delle quali ritraente le catacombe di s. Sebastiano non giunse fino a noi, l'altra del cemetero
di Priscilla, che fu pubblicata nell'opera del Bosio, è incredibilmente difforme dal luogo, che
in essa si volle delineare. È evidente questa pianta essere stata fatta per mostrare le vie, che
mettevano ad alcune stanze dipinte anche oggi accessibili; ma è altresì evidentissimo, quella
icnografia essere stata tracciata a memoria da chi aveva dimenticato l'andamento del sotter-
raneo. Di queste piante del Winghio fé uso il Bosio, il quale certamente le tolse a chiusi
occhi senza verificarne l'esattezza. Di lui arreca grande meraviglia, che essendo sì profondo
conoscitore della Roma sotterranea, lungi dall'applicarsi ad analisi architettoniche, non abbia
neppure toccato la trita questione dell'origine dei cemeteri cristiani. Possiamo supporre che
questa trattazione egli abbia voluto riserbare per un discorso preliminare, o per alcun' altra
parte della grande opera, che lasciò incompleta. Ebbe egli però il proposito di tracciar le
piante delle sotterranee sue scoperte, che volea far servire soltanto ad indicare i siti dei mo-
numenti. Se quel grand'uomo fosse giunto a vedere delineato in carta il vasto campo da lui
esplorato, sarebbegli forse sorto neh' animo il pensiero d'esaminare la necropoli sotterranea
cristiana in sé medesima e nella sua escavazione. Ma quell' impresa era in pratica la più
ardua parte della grande opera ; perciò rimase l'ultima ad essere eseguita. Morì il Bosio

(1) Cotesto Beneventano talvolta nell'opera del Bosio è chiamato Breventano; sotto ambedue questi nomi ne ho cercato qualche memoria,
ma senza frutto. V. Bosio p. 176, 185. 11 .Macario, Hagioglypla p. 63 cita un'iscrizione esistente apud Angelum Breventanum.
 
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