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prima che questo lavoro fosse pur cominciato; di guisa che il card. Barberini, il quale pro-
curò la pubblicazione della Roma Sotterranea, dovè provvedere alla parte icnografica del mo-
numentale lavoro. Gaspare Berti (1) e Francesco Contini, matematico l'uno, architetto l'altro
assai distinti del loro tempo, furono incaricati di tracciar le piante delle catacombe. Sei sol-
tanto essi ne pubblicarono, neanco complete, benché assai estese ; le altre furono promesse
e non fatte. Coteste piante del Berti e del Contini sono, come poi dichiarerò, un lavoro ma-
raviglioso ; ma rispondono unicamente allo scopo prefisso dal Bosio, cioè all' indicazione dei
luoghi. Imperocché nei cenni ed indici richiamati dalla serie dei numeri non ve n'ha veruno,
che miri ad alcuna osservazione scientifica, capace di dichiarare l'escavazione del sotterraneo:
ne l'estensione data a quelle icnografie è punto diretta a mostrar limiti, livelli, profondità ed
altri dati, che giovino allo studio architettonico e geologico. Pure i lavori del Contini e del
Berti formano l'unico corpo di piante di qualche valore, che la nostra scienza possiede.

I seguaci del Bosio si tennero anch'essi ben lungi dall'analizzare sistematicamente l'esca-
vazione delle catacombe. Nella parte icnografica non lasciarono lavori, i quali reggano al con-
fronto di quelli, che videro la luce nel volume della Roma Sotterranea. Le quattro nuove
piante divulgate dall'Aringhi e tracciate a spese del card. Barberini presentano piuttosto linee
e frammenti senza sistema, che l'ossatura di qualsivoglia sotterranea regione (2). Il Boldetti
delineò alcuni piccoli cemeteri, situati fuori della cerchia di quelli del sistema propriamente
romano (3), e dentro questa cerchia altri due piccolissimi (4), ed uno assai esteso, il quale
disegno egli dà come saggio e campione, che valga per tutti i rimanenti (5). Or questo cam-
pione è tale, che anche senza discender nel sotterraneo e confrontarlo con esso, come io ho
fatto, chi ha alcuna conoscenza delle forme cemeteriali, ne avverte a prima vista la strana
inesattezza (6). Le icnografie date dal Bottari sono una ristampa delle tavole incise per l'edi-
zione del Bosio. Al cader dello scorso secolo il D'Agincourt riprodusse, ma ridotte a propor-
zione minore, alcune di quelle tavole, ed una ne aggiunse del suo ritraente una piccola parte
del cemelero chiamato di s. Saturnino nella via Salaria; la quale, per la minima proporzione
e la poca area rappresentata, non può esser di molto uso all'esame scientifico (7). Questo
medesimo autore fu il primo a divulgare un campione d'ortografia (8), che ritrae l'ingresso
e i quattro piani del cemetero predetto. Con la quale ortografìa egli credè erroneamente di
produrre l'esempio della maggiore profondità delle catacombe romane.

Questi sono i materiali, che prepararono i nostri maggiori all'analisi architettonica, alla
quale essi non posero mente. Yergine adunque poteva dirsi il campo delle ricerche architet-
toniche e geologiche nella Roma sotterranea, quando a' giorni nostri il P. Giuseppe Marchi
imprese a scrivere delle arti primitive cristiane. Scese egli nella sede dei monumenti di co-
teste arti, e non tardò ad avvedersi, che il loro studio dovea prender le mosse da quello dei
sotterranei medesimi. Così le sue prime ricerche divennero tosto architettoniche e geologiche;
e ad esse consacrò quasi tutto il primo, che sventuratamente fu l'unico, volume della sua
opera. Fin dalle prime pagine il Marchi, dietro la scorta della geologia , osò contradlre alla
opinione radicatissima, che i sepolcreti cristiani sieno dentro caverne più antiche del cristia-

(1) Il Severano nell'edizione del Bosio talvolta lo chiama Alberti; ma nelle catacombe, ove spesso ho veduto il suo nome scritto sulle pareti^
l'ho trovato costantemente nominato Berti. V. Bosio p. 176, 185.

(2) Aringhi, Roma Subterranea novissima T. II, pag. 417, 419, 421, 423.

(3) Boldetti, p. 558, 564, 566.

(4) Boldetti, p. 562, 567.

(5) Boldetti, p. 2, 3.

(6) La pianta del cemetero di Commodilla data dal Boldetti non corrisponde alta configurazione del sotterraneo, riè nella larghezza degli
ambulacri, né negli angoli da questi formati, neanco nella orientazione: onde a ragione può dirsi di nessun valore.

(7) D'Agincourt, Histoire de l'Art, Architetture T. II, pi. IX, num. 17.

(8) D'Agincourt, 1. e. num. 18.
 
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